La mattina dell’11 settembre 2001 15 terroristi sauditi, 2 degli Emirati Arabi Uniti, 1 egiziano e 1 cittadino libanese riuscirono prendere il controllo di quattro aerei di linea in viaggio verso la California. A New York i terroristi-kamikaze fecero schiantare due Boeing 767, il volo “American Airlines 11” e il volo “United Airlines 175” contro le torri Nord e sud del World Trade Center. Un altro commando fece in modo che il volo “American Airlines 77” precipitasse contro il Pentagono. Non riuscÌ invece, l’azione preparata con il volo “United Airlines 93” che nei piani doveva annientare la Casa Bianca o il palazzo del Campidoglio (Washington) perché cadde a Shanksville (Pennsylvania).
Solo l’attentato alle Torri Gemelle provocò 2.753 morti e a 19 anni di distanza, sono solo 1.500 le vittime identificate. Quasi impossibile stimare il numero globale delle vittime uccise dagli attacchi terroristici del 2001, le stime ufficiali contano 2.974 morti ai quali vanno aggiunti i 19 terroristi. Una vera ecatombe alla quale si aggiunsero nel tempo, le oltre 1.100 persone decedute (21 pompieri) a causa delle le polveri respirate in quei giorni che è provato siano state all’origine di tumori alla prostata, alla tiroide, allo stomaco e a diverse forme di leucemia. Chi ordinò gli attacchi agli USA e le modalità operative utilizzate, sono state analizzate migliaia di volte e la ricostruzione dei fatti oggi è chiara anche se l’11.09.01 fu il trampolino di lancio per i complottisti di ogni angolo della terra. Costoro da decenni, hanno costruito le più disparate versioni di quanto accadde attraverso libri, film e pseudo-documentari che si basano essenzialmente su l’opinione che la nazione più potente del mondo non può essere stata messa in ginocchio da 19 kamikaze ispirati da Osama Bin Laden che se ne stava rintanato in una caverna dell’Afghanistan. Per i complottisti è inaccettabile ad esempio, che la CIA, l’FBI e l’NSA invece di collaborare per proteggere il popolo americano, si nascondessero le informazioni. È provato che l’attentato fosse atteso perché i segnali andavano in questa direzione e per questo uomini e donne cercarono disperatamente dei collegamenti con la Malesia, lo Yemen e l’Arabia Saudita dalla quale arrivarono 15 dei 19 attentatori dell’11 Settembre 2001.
Ci sono prove inoppugnabili che per i 17 mesi precedenti agli attacchi del 2001 quasi tutti i profili degli attentatori rimasero in un cassetto per volontà della CIA che non voleva cedere il passo all’FBI che aveva scoperto persino la pista del denaro utile a finanziare l’operazione. Chi crede al complotto non arretra davanti a documenti ufficiali e nemmeno all’ammissione dei responsabili di questo sfacelo. Troppo facile riconoscere che alla base di una delle più grandi tragedie della storia ci siano state le invidie e i rancori personali, l’incapacità di gestire il flusso delle informazioni e la disorganizzazione delle forze di sicurezza americane che sono infallibili solo negli studios di Hollywood. Inutile entrare nelle folli ricostruzioni degli apprendisti stregoni che si inventano ingegneri sul web per discutere se un Boeing 747 possa far crollare una torre, oppure se al posto dell’aereo caduto sul Pentagono ci fosse stato un missile.
È tutto inutile, i complotti per alcuni sono meglio della realtà perchè con le ricostruzioni false puoi dire tutto e il contrario di tutto diventando in un colpo solo ingnegnere, pilota di aerei civili , esperto di esplosivi e balistica, senza contare che puoi incolpare chiunque.
Purtroppo, oggi sappiamo cosa accadde dopo quella data, ricordiamo come gli americani abboccarono alla trappola «dello sceicco del terrore» che li voleva attrarre in Afghanistan a combattere e sappiamo come si mossero di conseguenza, le placche tettoniche della storia che erano già in movimento. Siamo stati testimoni di come come da quel momento i conflitti tra l’Occidente e il mondo arabo-musulmano siano sempre stati piu’ marcati (e forse insanabili) ma nonostante questo, dopo le scellerate guerre afgane e irachene, è stata la volta della Libia destabilizzata senza avere un progetto sul dopo Gheddafi. L’onda d’urto provocata dall’invasione sovietica dell’Afghanistan del 1979 ha generato conflitti nei Balcani, nel Caucaso e in tutto il Medio Oriente, poi ha attraversato la cosidette «primavere arabe» passando per la destabilizzazione della Libia fino arrivare alla nascita dello Stato islamico che si formò prima che in Siria e Iraq, nelle terribili carceri irachene. Ora mentre il giudice titolare del processo ai cinque attentatori detenuti sull’isola di Guantanamo per la strage alle Twin Tower del 2001 ha annunciato le dimissioni facendo si che il loro processo riparta da capo, ci si chiede ancora se l’11 settembre 2001 sarebbe potuto mai accadere senza Bin Laden al comando di Al Qaeda.
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Sicuramente no, fino al suo arrivo i gruppi islamisti erano solo concentrati su degli obiettivi nazionali e fu grazie alla visione di Bin Laden che nacque “l’internazionale jihadista”. Solo lui fu capace di unire gruppi e personalità diverse passando attraverso l’esilio, le sconfitte e la perdita di ogni risorsa economica (in Sudan il saudita arrivo’ milionario per andarsene senza un soldo) ma fu lui a mostrare la strada dell’assassinio globale. Ma la fiamma della rivolta salafita internazionale non si sarebbe mai potuta accendere senza i testi avvelenati dell’ideologo della Fratellanza musulmana, l’egiziano Sayyid Qutb impiccato nel 1966 dai suoi connazionali. A chi continua a pensare che le colpe siano sempre e solo nostre è bene ricordare che senza di lui Al-Qaeda e lo Stato islamico probabilmente, non sarebbero mai esistite.
Stefano Piazza
Giornalista, attivo nel settore della sicurezza, collaboratore di Panorama e Libero Quotidiano. Autore di numerosi saggi. Esperto di Medio Oriente e terrorismo. Cura il blog personale Confessioni elvetiche.
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