Lo scorso 3 ottobre sono ricorsi i trent’anni dalla riunificazione tedesca. La celebrazione, molto sobria per via delle restrizioni dovute alla pandemia, è stata officiata dal Presidente federale Frank Walter Steinmeier, che ha evidenziato come quella odierna sia «la migliore Germania di sempre». Sebbene ci sia ancora molto da fare, l’enorme divario economico tra le due Germanie si è fortemente ridotto, così come la massiccia emigrazione da Est a Ovest. «Non siamo avanti come dovremmo essere, ma lo siamo molto più di quanto pensiamo», ha concluso Steinmeier.
Ma i cittadini la pensano davvero così? La filiale tedesca di YouGov ha realizzato un sondaggio a riguardo, con risultati interessanti.
Il 64% degli intervistati ritiene infatti che la riunificazione del Paese sia ancora incompleta, con un picco dell’83% nei Länder dell’ex DDR. Tuttavia, in generale le percezioni sono positive, con il 60% che definisce la Wiedervereinigung «una storia di successo» e il 63% che la ritiene il maggiore evento del Novecento tedesco. Il 70% della popolazione si dice orgogliosa di essere tedesca, con una percentuale maggiore a Est (75%) che a Ovest (69%). Meno consenso si ritrova nella domanda «Quale parte ha beneficiato maggiormente dalla riunificazione?»: il 47% dei cittadini orientali risponde la ex Germania Ovest, mentre il 65% dei tedeschi occidentali risponde la ex Germania Est. Il bilancio è infatti in chiaroscuro e merita una riflessione più approfondita.
Dopo la caduta del Muro di Berlino il 9 novembre 1989, il governo della DDR tentò di salvare il salvabile aprendo alla competizione democratica. Le prime (e ultime) elezioni libere della storia del Paese si tennero il 18 marzo del 1990 e videro la schiacciante vittoria dei cristiano-democratici della CDU, il cui obiettivo dichiarato era la riunificazione con la Germania Ovest. Ci si aspettava un processo graduale, ma le cose andarono decisamente più veloci del previsto: la popolazione orientale, che aveva ritrovato la possibilità di viaggiare a Occidente, non accettava più di dover sottostare a un’economia fallimentare e si organizzò in oceaniche manifestazioni di piazza per chiedere una rapida riunificazione. Essa avvenne il 3 ottobre dello stesso anno e più che di una riunificazione si trattò di una vera e propria annessione, dal momento che formalmente la Repubblica Federale allargò i propri confini ai Länder orientali.
I due Paesi vivevano però situazioni completamente diverse. Il Pil pro capite della DDR era meno della metà di quello occidentale e la produttività oraria del lavoro inferiore a un terzo. Il Cancelliere Helmut Kohl decise un innaturale cambio 1 a 1 delle rispettive monete, per evitare di sfavorire i cittadini orientali. Inoltre, il suo governo iniziò un massiccio processo di investimenti a Est. A trent’anni di distanza, tale processo non è ancora concluso e secondo alcune stime il suo costo si aggira intorno ai 2mila miliardi di euro. Non sorprende dunque che la maggior parte dei cittadini della ex Germania Occidentale ritenga che l’Est abbia beneficiato maggiormente di una riunificazione pagata in larga parte con i propri soldi. Ciononostante, alcuni cittadini orientali sono rimasti disorientati e talora delusi dagli effetti della Wiedervereinigung. I salari nell’ex DDR valgono oggi l’85% rispetto a quelli della controparte occidentale, il tasso di disoccupazione è maggiore e la quasi totalità delle maggiori aziende del Paese sono rimaste a Ovest, fatto che ha causato una fortissima emigrazione di giovani da una parte all’altra della Germania. Inoltre, una parte dei cittadini orientali rimpiange uno Stato sì più povero e liberticida, ma che forniva a tutti un lavoro e i servizi di base. È il fenomeno della cosiddetta Ostalgie, la nostalgia della Germania dell’Est, che è minoritaria ma esiste, specialmente nella generazione più anziana.
La divisione tra le due Germanie si esemplifica anche a livello politico. Nei Länder orientali è forte il seguito dei partiti più radicali, la sinistra della Linke e soprattutto la destra di Alternative für Deutschland, che in molte aree è il partito più popolare. Come avvenuto in molti Paesi dopo la caduta dei regimi comunisti, la popolazione della Germania Orientale tende a rifiutare una visione post-nazionale e multiculturale, ricalcando invece il ruolo dello Stato-Nazione e dell’identità nazionale.
La riunificazione tedesca è stata una storia di successo. Tuttavia, non mancano le criticità, e la differenza tra Est e Ovest è ancora tangibile a livello economico, sociale e politico. Le città delle due parti sono ancora visibilmente diverse e così lo è Berlino nelle sue due anime. Si può dire che, nonostante i grandi progressi compiuti, gli ultimi trent’anni non siano ancora riusciti a cancellare i precedenti quaranta.
Rodolfo Fabbri
Nato a Milano nel 1996, ha studiato Scienze politiche e delle Relazioni Internazionali presso l'Università di Pavia e International Relations and European Politics presso la University of Bath, in Inghilterra. Si occupa principalmente di politica europea, in particolare della Spagna.
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