Sudan
Africa
Indipendente dal dominio inglese a partire dal 1956, fino alla divisione del Paese il Sudan era lo Stato più grande dell’intero continente africano. La Costituzione del 2005 ne fa una Repubblica federale, con un presidente e un parlamento bicamerale. Ma la sua storia politica è caratterizzata dall’alternarsi di regimi militari, conflitti interni e guerre civili, che hanno condotto alla separazione del Sud del Paese, sancita con un referendum nel gennaio 2011 e ufficialmente proclamata il 9 luglio dello stesso anno. Attualmente, il territorio del Sudan risulta suddiviso in 15 Stati o wilayat (prima della separazione erano 26), a loro volta raggruppabili geograficamente in sei macro-regioni (Nilo Azzurro, Darfur, Kassala, Karthoum, Kordofan e Stato del Nord) che rispecchiano l’antica divisione amministrativa in province, stabilita in epoca britannica. Il Sudan è stato segnato dalla contrapposizione tra il Nord a maggioranza araba e musulmana, e il Sud a prevalenza afro-cristiana, contrapposizione che affonda le sue radici nelle rivalità di carattere economico legate al possesso della terra e al controllo delle risorse naturali. Dal 2003 un sanguinoso conflitto nella regione del Darfur ha causato la morte di almeno 300 mila persone e un bilancio di 2 milioni di sfollati e 700 mila rifugiati.
Il difficile rapporto tra il Sudan settentrionale e il Sudan meridionale comporta squilibri nello sviluppo del Paese. L’agricoltura occupa la maggioranza della popolazione ed è concentrata sulle colture cerealicole: miglio, riso, mais, frumento, pomodori, patate e manioca, cui si associa la lavorazione industriale di tali prodotti. Più rilevanti sono le piantagioni di cotone, concentrate per lo più nella regione della Gezira, che fanno del Sudan un Paese a vocazione cotoniera – anche dal punto di vista industriale – sin dai tempi della colonizzazione e rappresentano una delle principali voci dell’export insieme al petrolio. I giacimenti petroliferi sono, infatti, ingenti e costituiscono la maggiore risorsa del Paese, pur se l’estrazione del petrolio è avvenuta solo a partire dagli anni Novanta. Qui, inoltre, scorre l’oleodotto più grande dell’Africa, che va da Heglil fino al Mar Rosso. L’inflazione è al 15,8%.
Il Paese presenta livelli elevatissimi di rischio per la sicurezza personale a causa del clima di estrema instabilità e di conflittualità che interessa diverse regioni: in particolar modo, le aree del Darfur, di Abiyei, del Kordofan Meridionale e del Blue Nile. La storia del Sudan è stata violenta ancora prima dell’indipendenza avvenuta nel 1956: la guerra civile tra il Nord musulmano e il Sud afro-cristiano del Paese ebbe inizio nel 1955 e si protrasse, nella prima fase, fino al 1972 con gli Accordi di Addis Abeba per una maggiore autonomia del Sud. Dopo un decennio, nel 1983, il governo di Al Nimeiry revocò tali accordi e impose la Sharia: tale misura causò la ripresa delle ostilità da parte dei ribelli del Sud, organizzati nell'Esercito di Liberazione del Popolo Sudanese (SPLA), fino alla firma del Comprehensive Peace Agreement (CPA) del 2005. Il conseguente referendum del 2011, che decise la separazione politica della parte meridionale del Paese, tuttavia non ha messo fine alle violenze: rimane tuttora contesa tra Karthoum e Juba (capitale del nuovo Stato) l’area di Abiyei, ricchissima di giacimenti di petrolio, invasa a maggio 2011 dall’esercito sudanese e presieduta attualmente da un contingente di caschi blu dell’ONU.
Capitale: Khartum
Ordinamento: Repubblica presidenziale
Superficie: 1.861.484 km²
Popolazione: 34.206.710
Religioni: islam sunnita
Lingue: Arabo e Inglese (lingue ufficiali)
Moneta: dinaro sudanese (DS)
PIL: 2.800 USD
Livello di criticità: Alto
Indipendente dal dominio inglese a partire dal 1956, fino alla divisione del Paese il Sudan era lo Stato più grande dell’intero continente africano. La Costituzione del 2005 ne fa una Repubblica federale, con un presidente e un parlamento bicamerale. Ma la sua storia politica è caratterizzata dall’alternarsi di regimi militari, conflitti interni e guerre civili, che hanno condotto alla separazione del Sud del Paese, sancita con un referendum nel gennaio 2011 e ufficialmente proclamata il 9 luglio dello stesso anno. Attualmente, il territorio del Sudan risulta suddiviso in 15 Stati o wilayat (prima della separazione erano 26), a loro volta raggruppabili geograficamente in sei macro-regioni (Nilo Azzurro, Darfur, Kassala, Karthoum, Kordofan e Stato del Nord) che rispecchiano l’antica divisione amministrativa in province, stabilita in epoca britannica. Il Sudan è stato segnato dalla contrapposizione tra il Nord a maggioranza araba e musulmana, e il Sud a prevalenza afro-cristiana, contrapposizione che affonda le sue radici nelle rivalità di carattere economico legate al possesso della terra e al controllo delle risorse naturali. Dal 2003 un sanguinoso conflitto nella regione del Darfur ha causato la morte di almeno 300 mila persone e un bilancio di 2 milioni di sfollati e 700 mila rifugiati.
Il difficile rapporto tra il Sudan settentrionale e il Sudan meridionale comporta squilibri nello sviluppo del Paese. L’agricoltura occupa la maggioranza della popolazione ed è concentrata sulle colture cerealicole: miglio, riso, mais, frumento, pomodori, patate e manioca, cui si associa la lavorazione industriale di tali prodotti. Più rilevanti sono le piantagioni di cotone, concentrate per lo più nella regione della Gezira, che fanno del Sudan un Paese a vocazione cotoniera – anche dal punto di vista industriale – sin dai tempi della colonizzazione e rappresentano una delle principali voci dell’export insieme al petrolio. I giacimenti petroliferi sono, infatti, ingenti e costituiscono la maggiore risorsa del Paese, pur se l’estrazione del petrolio è avvenuta solo a partire dagli anni Novanta. Qui, inoltre, scorre l’oleodotto più grande dell’Africa, che va da Heglil fino al Mar Rosso. L’inflazione è al 15,8%.
Il Paese presenta livelli elevatissimi di rischio per la sicurezza personale a causa del clima di estrema instabilità e di conflittualità che interessa diverse regioni: in particolar modo, le aree del Darfur, di Abiyei, del Kordofan Meridionale e del Blue Nile. La storia del Sudan è stata violenta ancora prima dell’indipendenza avvenuta nel 1956: la guerra civile tra il Nord musulmano e il Sud afro-cristiano del Paese ebbe inizio nel 1955 e si protrasse, nella prima fase, fino al 1972 con gli Accordi di Addis Abeba per una maggiore autonomia del Sud. Dopo un decennio, nel 1983, il governo di Al Nimeiry revocò tali accordi e impose la Sharia: tale misura causò la ripresa delle ostilità da parte dei ribelli del Sud, organizzati nell'Esercito di Liberazione del Popolo Sudanese (SPLA), fino alla firma del Comprehensive Peace Agreement (CPA) del 2005. Il conseguente referendum del 2011, che decise la separazione politica della parte meridionale del Paese, tuttavia non ha messo fine alle violenze: rimane tuttora contesa tra Karthoum e Juba (capitale del nuovo Stato) l’area di Abiyei, ricchissima di giacimenti di petrolio, invasa a maggio 2011 dall’esercito sudanese e presieduta attualmente da un contingente di caschi blu dell’ONU.