Georgia
Asia Centrale
Aggiornata al Maggio 2017 - All’arrivo dell’Armata Rossa nel febbraio del 1921, il governo georgiano fugge e oltre 50mila persone vengono incarcerate e poi uccise. Un massacro cui seguirà, nel 1936, l’incorporazione della Georgia nella filorussa Repubblica Socialista Sovietica Georgiana, dopo un rapido passaggio nella Repubblica Transcaucasica insieme ad Azerbaijan e Armenia. Sotto Kruscev, la Georgia è tra le repubbliche sovietiche più ricche e articolate da un punto di vista sia economico che politico. Al crollo dell’URSS diventa la Repubblica di Georgia (Mosca riconoscerà l’indipendenza soltanto un anno dopo) e le prime elezioni democratiche incoronano Presidente Zviad Gamsakhurdia. Dimostratosi dispotico e autoritario, il 22 dicembre 1991 Gamsakhurdia è costretto a fuggire in Cecenia in seguito a un colpo di stato. Viene sostituito da Eduard Shevardnadze il quale ricopre il ruolo di Presidente. Gli anni Novanta sono caratterizzati dalla ripresa delle spinte autonomistiche soprattutto nelle regioni di Abkhazia (oltre 14mila persone moriranno negli scontri), Ossezia del Sud (il prezzo della pacificazione è di 100mila rifugiati in Ossezia del Nord), le cui spinte secessioniste sono sostenute da Mosca. Nel 2008 ha portato alla dichiarazione dello stato di guerra da parte di Tblisi. A oggi la situazione non è completamente risolta con lo stazionamento di truppe russe nelle suddette regioni. A seguito della “Rivoluzione delle Rose”, il 4 gennaio 2004 Mikheil Saakašvili viene eletto Presidente con il 96% dei voti, riconfermato anche nel 2008. Le elezioni presidenziali dell’ottobre 2013 vedono invece affermarsi Giorgi Margvelashvili, candidato del partito "Sogno Georgiano", attualmente in carica, che già alle parlamentari del 2012 si era aggiudicato la maggioranza con il 54% dei voti. L’obiettivo primario della coalizione di Margvelashvili è la firma di un accordo di associazione con l’Unione Europea, che porterebbe nel lungo periodo a un aumento del PIL e dell’import/export.
A causa dell’instabilità politica interna, delle spinte secessioniste delle province dell’Abkhazia e dell’Ossezia Meridionale e dell’arrivo di oltre 200 mila profughi georgiani provenienti da queste zone, dal 1994 la produzione industriale della Georgia è vertiginosamente crollata. Nel 2016 il primo ministro georgiano ha varato una riforma economica per favorire la ripresa del paese, al fine di ridurre la pressione fiscale paralizzante per l’economia georgiana. Il Paese ha puntato principalmente sull’estrazione del petrolio, con la costruzione degli oleodotti per il trasporto del greggio dalle riserve caucasiche all’Occidente: lungo la direttrice Shah-Deniz e lungo la tratta Baku-Tbilisi-Ceyhan, dove in Georgia ricopre una posizione cruciale per le rotte energetiche asiatiche. Nel 2006 infatti viene diviene operativo, su finanziamento della British Petroleum, un imponente oleodotto, il Baku-Tbilisi-Ceyhan, in grado di trasportare migliaia di barili di petrolio al giorno dall’Azerbaijan alla Turchia. La sua costruzione apre una delle sfide energetiche più importanti degli ultimi anni, che vedrà contrapporsi l’occidente con l’oleodotto Baku-Tbilisi e la Russia minacciata nei suoi interessi energetici ma storicamente egemone in quell’area grazie all’oleodotto Baku-Novorossijsk. Il sottosuolo è ben sfruttato e ricco di numerosi altri minerali: il manganese viene estratto dal giacimento di Čiat'ura (tra i più ricchi del mondo), il carbone a Tkvarčeli e Tkibuli ed esistono anche buoni quantitativi di barite, piombo, zinco, bentonite, rame e lignite. Lo sviluppo delle industrie (siderurgiche, chimiche, petrolchimiche, alimentari, del legno, meccaniche) è stato favorito dalla disponibilità di energia idroelettrica. Le aree industriali sono ubicate nella capitale e nelle città di Kutaisi, Zestafoni, Chinvali, Poti, Rust'avi e Bat’umi. In crescita anche le industrie legate all’imbottigliamento delle acque minerali, favorite dalla presenza di oltre 2mila sorgenti naturali. Tra le principali colture, oltre a quelle cerealicole, si segnalano la vite e il tabacco, prodotto nelle coste dell’Abkhazia. I principali partner commerciali sono Turchia, Russia, Azerbaijan, Turkmenistan, Gran Bretagna e Germania.
Dal 2008, con il sostegno offerto da Mosca alle regioni separatiste dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia, la tensione tra Georgia e Russia ha raggiunto nuovamente i massimi livelli. All’interno di questi territori vige la legge del 23 ottobre 2008, secondo la quale l’ingresso al loro interno è consentito attraverso la città di Zugdidi, nel caso di Abkhazia, e Gori, nel caso nell’Ossezia del Sud. Entrare passando per altri valichi è punito dal Codice Penale della Georgia, tranne nei casi in cui sia espressamente consentito. La suddetta legge si applica inoltre ai territori di Azhara, Kurta, Eredvi e della città di Akhalgori, al momento sotto il controllo dei regimi separatisti. Il 3 novembre 2011 l’Organizzazione Halo Trust ha dichiarato il territorio dell’Abkhazia libero da mine, ma potrebbero essercene ancora molte inesplose lungo la frontiera (Administrative Boundary Line, ABL). Si registra anche il rischio rapimenti e sequestri nel distretto di Gali. Così come pericolose sono anche le aree di confine con la Cecenia (in particolare in prossimità delle città di Shatili e Omalo e nelle vicinanze dell’area della Gola di Pankisi). Nella regione della Svanetia è alto il tasso di criminalità, a danno degli stranieri. Il rischio terrorismo, sempre vivo in Georgia, si è recentemente inasprito: nella Gola del Pankisi, tra le montagne del Caucaso, vivono 8000 musulmani sunniti, appartenenti al gruppo etnico Kist. Fino gli inizi degli anni ’90, la regione è stata un esempio di convivenza pacifica tra le religioni, ma le cose sono cambiate quando i separatisti ceceni hanno dichiarato l’indipendenza. Dopo il crollo dell’URSS la Gola del Pankisi è diventata una terra di nessuno, utilizzata come zona di transito per guerriglieri ceceni e per il traffico di stupefacenti diretti verso i mercati europei. In quegli anni incomincia a diffondersi il wahhabismo, fino a quel momento corrente del tutto estranea alla regione del Caucaso, al punto che nonostante le smentite del governo centrale, a oggi si sospetta che questa regione venga utilizzata come centro di addestramento oltre che di reclutamento per i miliziani dello Stato Islamico. A riprova di ciò Abu Omar al Shishani, uno dei più popolari leader dello stato Islamico, era originario proprio della Gola del Pankisi.
Capitale: Tbilisi
Ordinamento: Rep. semipresidenziale
Superficie: 69.700 km²
Popolazione: 4.555.911
Religioni: ortodossa (84%), islamica (9%)
Lingue: georgiano (ufficiale), russo, armeno
Moneta: lari georgiano (GEL)
PIL: 6.000 USD
Livello di criticità: Medio
Aggiornata al Maggio 2017 - All’arrivo dell’Armata Rossa nel febbraio del 1921, il governo georgiano fugge e oltre 50mila persone vengono incarcerate e poi uccise. Un massacro cui seguirà, nel 1936, l’incorporazione della Georgia nella filorussa Repubblica Socialista Sovietica Georgiana, dopo un rapido passaggio nella Repubblica Transcaucasica insieme ad Azerbaijan e Armenia. Sotto Kruscev, la Georgia è tra le repubbliche sovietiche più ricche e articolate da un punto di vista sia economico che politico. Al crollo dell’URSS diventa la Repubblica di Georgia (Mosca riconoscerà l’indipendenza soltanto un anno dopo) e le prime elezioni democratiche incoronano Presidente Zviad Gamsakhurdia. Dimostratosi dispotico e autoritario, il 22 dicembre 1991 Gamsakhurdia è costretto a fuggire in Cecenia in seguito a un colpo di stato. Viene sostituito da Eduard Shevardnadze il quale ricopre il ruolo di Presidente. Gli anni Novanta sono caratterizzati dalla ripresa delle spinte autonomistiche soprattutto nelle regioni di Abkhazia (oltre 14mila persone moriranno negli scontri), Ossezia del Sud (il prezzo della pacificazione è di 100mila rifugiati in Ossezia del Nord), le cui spinte secessioniste sono sostenute da Mosca. Nel 2008 ha portato alla dichiarazione dello stato di guerra da parte di Tblisi. A oggi la situazione non è completamente risolta con lo stazionamento di truppe russe nelle suddette regioni. A seguito della “Rivoluzione delle Rose”, il 4 gennaio 2004 Mikheil Saakašvili viene eletto Presidente con il 96% dei voti, riconfermato anche nel 2008. Le elezioni presidenziali dell’ottobre 2013 vedono invece affermarsi Giorgi Margvelashvili, candidato del partito "Sogno Georgiano", attualmente in carica, che già alle parlamentari del 2012 si era aggiudicato la maggioranza con il 54% dei voti. L’obiettivo primario della coalizione di Margvelashvili è la firma di un accordo di associazione con l’Unione Europea, che porterebbe nel lungo periodo a un aumento del PIL e dell’import/export.
A causa dell’instabilità politica interna, delle spinte secessioniste delle province dell’Abkhazia e dell’Ossezia Meridionale e dell’arrivo di oltre 200 mila profughi georgiani provenienti da queste zone, dal 1994 la produzione industriale della Georgia è vertiginosamente crollata. Nel 2016 il primo ministro georgiano ha varato una riforma economica per favorire la ripresa del paese, al fine di ridurre la pressione fiscale paralizzante per l’economia georgiana. Il Paese ha puntato principalmente sull’estrazione del petrolio, con la costruzione degli oleodotti per il trasporto del greggio dalle riserve caucasiche all’Occidente: lungo la direttrice Shah-Deniz e lungo la tratta Baku-Tbilisi-Ceyhan, dove in Georgia ricopre una posizione cruciale per le rotte energetiche asiatiche. Nel 2006 infatti viene diviene operativo, su finanziamento della British Petroleum, un imponente oleodotto, il Baku-Tbilisi-Ceyhan, in grado di trasportare migliaia di barili di petrolio al giorno dall’Azerbaijan alla Turchia. La sua costruzione apre una delle sfide energetiche più importanti degli ultimi anni, che vedrà contrapporsi l’occidente con l’oleodotto Baku-Tbilisi e la Russia minacciata nei suoi interessi energetici ma storicamente egemone in quell’area grazie all’oleodotto Baku-Novorossijsk. Il sottosuolo è ben sfruttato e ricco di numerosi altri minerali: il manganese viene estratto dal giacimento di Čiat'ura (tra i più ricchi del mondo), il carbone a Tkvarčeli e Tkibuli ed esistono anche buoni quantitativi di barite, piombo, zinco, bentonite, rame e lignite. Lo sviluppo delle industrie (siderurgiche, chimiche, petrolchimiche, alimentari, del legno, meccaniche) è stato favorito dalla disponibilità di energia idroelettrica. Le aree industriali sono ubicate nella capitale e nelle città di Kutaisi, Zestafoni, Chinvali, Poti, Rust'avi e Bat’umi. In crescita anche le industrie legate all’imbottigliamento delle acque minerali, favorite dalla presenza di oltre 2mila sorgenti naturali. Tra le principali colture, oltre a quelle cerealicole, si segnalano la vite e il tabacco, prodotto nelle coste dell’Abkhazia. I principali partner commerciali sono Turchia, Russia, Azerbaijan, Turkmenistan, Gran Bretagna e Germania.
Dal 2008, con il sostegno offerto da Mosca alle regioni separatiste dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia, la tensione tra Georgia e Russia ha raggiunto nuovamente i massimi livelli. All’interno di questi territori vige la legge del 23 ottobre 2008, secondo la quale l’ingresso al loro interno è consentito attraverso la città di Zugdidi, nel caso di Abkhazia, e Gori, nel caso nell’Ossezia del Sud. Entrare passando per altri valichi è punito dal Codice Penale della Georgia, tranne nei casi in cui sia espressamente consentito. La suddetta legge si applica inoltre ai territori di Azhara, Kurta, Eredvi e della città di Akhalgori, al momento sotto il controllo dei regimi separatisti. Il 3 novembre 2011 l’Organizzazione Halo Trust ha dichiarato il territorio dell’Abkhazia libero da mine, ma potrebbero essercene ancora molte inesplose lungo la frontiera (Administrative Boundary Line, ABL). Si registra anche il rischio rapimenti e sequestri nel distretto di Gali. Così come pericolose sono anche le aree di confine con la Cecenia (in particolare in prossimità delle città di Shatili e Omalo e nelle vicinanze dell’area della Gola di Pankisi). Nella regione della Svanetia è alto il tasso di criminalità, a danno degli stranieri. Il rischio terrorismo, sempre vivo in Georgia, si è recentemente inasprito: nella Gola del Pankisi, tra le montagne del Caucaso, vivono 8000 musulmani sunniti, appartenenti al gruppo etnico Kist. Fino gli inizi degli anni ’90, la regione è stata un esempio di convivenza pacifica tra le religioni, ma le cose sono cambiate quando i separatisti ceceni hanno dichiarato l’indipendenza. Dopo il crollo dell’URSS la Gola del Pankisi è diventata una terra di nessuno, utilizzata come zona di transito per guerriglieri ceceni e per il traffico di stupefacenti diretti verso i mercati europei. In quegli anni incomincia a diffondersi il wahhabismo, fino a quel momento corrente del tutto estranea alla regione del Caucaso, al punto che nonostante le smentite del governo centrale, a oggi si sospetta che questa regione venga utilizzata come centro di addestramento oltre che di reclutamento per i miliziani dello Stato Islamico. A riprova di ciò Abu Omar al Shishani, uno dei più popolari leader dello stato Islamico, era originario proprio della Gola del Pankisi.