Pakistan
Asia del sud
Aggiornata al Marzo 2017 - Nato nel 1947 dalla partizione dell’India al momento dell’indipendenza dall’Impero britannico, la storia del Pakistan è disseminata di frequenti crisi politiche che hanno portato alla presa del potere da parte dei militari in più occasioni. L’assassinio dell’ex premier Benazir Bhutto nel dicembre 2007 e le accuse di violazione della Costituzione portarono alla caduta del regime militare di Musharraf nel 2008, all’insediamento di un governo civile e all’elezione del presidente Asif Ali Zardari, del Partito di maggioranza PPP (Pakistan People’s Party) nonché marito della Bhutto. Il Paese attualmente attraversa una fase delicata in cui le lotte tra poteri istituzionali, in particolare tra governo e magistratura, aggravano i problemi economici e quelli legati alla sicurezza. Questi ultimi si ripercuotono anche sul piano internazionale, specialmente nei rapporti con gli Stati Uniti, di cui il Pakistan è dal 2001 alleato nella lotta al terrorismo. Le accuse di supportare i gruppi talebani sul proprio territorio hanno messo più volte in difficoltà il Paese, che al momento dipende fortemente dagli aiuti stranieri. Una delle questioni irrisolte del Pakistan riguarda la spartizione del territorio del Kashmir, dove da decenni si consumano scontri armati e attentati tra le truppe di Nuova Delhi e i gruppi terroristici controllati da Islambad. Dopo un periodo di apparente pacificazione, la regione del Kashmir è stata di nuovo teatro di un vero e proprio conflitto tra le due potenze nell'autunno del 2016, che ha provocato decine di morti e feriti e incrinato ulteriormente le relazioni tra i due Stati. I mesi precedenti le elezioni parlamentari di maggio 2013 sono stati segnati da un aumento delle tensioni interne - legate principalmente alla minaccia talebana e al rientro in patria di Musharraf - e macchiati da attentati, omicidi, atti di intimazione, violenze e sequestri di persona. In tale occasione, ha riconquistato la scena politica dopo anni di assenza Nawaz Sharif (Lega Nazionale del Pakistan, PML-N), già due volte primo ministro e personaggio politicamente vicino al nuovo presidente, Mamnoon Hussain, eletto nel luglio 2013. Entrambi sono attualmente in carica.
L’economia pakistana è povera e arretrata, fondata prevalentemente sull’agricoltura che rappresenta oltre un quinto della produzione e impiega i due quinti della forza lavoro. Il tessile è il maggiore settore di esportazione che, però, in mancanza di una politica delle esportazioni per altri prodotti, rende il Paese vulnerabile ai cambiamenti della domanda sul mercato mondiale. Il calo del prezzo del petrolio ha alleviato il peso sulla bilancia commerciale del paese, che risente della debolezza delle esportazioni, mentre il sostegno pubblico ai prezzi dei carburanti contribuisce al deficit di bilancio.Nel complesso, la crescita economica è troppo lenta per garantire l’occupazione della popolazione, in costante aumento. Nel corso degli anni il Pakistan si è largamente appoggiato ad aiuti dall’estero. Decenni di lotte politiche interne e mancanza di investimenti stranieri hanno causato crescita lenta e sottosviluppo. Nel novembre 2008 il governo ha ottenuto dal Fondo Monetario Internazionale un prestito di 7,6 miliardi di dollari per far fronte alla grave crisi della bilancia dei pagamenti. Ciò nonostante, i capitali stranieri non sono rientrati a causa delle preoccupazioni degli investitori per i problemi di governance, di energia, di sicurezza e anche a causa di una recessione generale a livello mondiale. Le condizioni di povertà si sono inoltre acuite in seguito alle devastanti alluvioni del 2010.
Instabilità politica, corruzione e radicalismi religiosi ed etnici espongono il Pakistan a persistenti conflitti interni che aumentano l’insicurezza e impediscono l’attuazione di un piano strutturale di riforme di cui il Paese avrebbe invece bisogno per la stabilizzazione e la ripresa. Una popolazione per il 95% musulmana, insieme a una forte presenza di gruppi talebani al nord, rendono il Pakistan vulnerabile alle questioni legate all’Islam. Inoltre, il presunto legame dei militari e dell’intelligence pakistana con alcune reti terroristiche allontana la possibilità di un ristabilimento di condizioni accettabili di sicurezza e di libertà di movimento lungo le vie di comunicazione principale, impedendo al contempo gli investimenti di capitali provenienti dall’estero. Negli ultimi anni si è assistito a un'escalation di attacchi terroristici ad opera di alcuni gruppi ben radicalizzati nel Paese: Tehrik-i-Taliban, meglio conosciuti come Talebani pakistani che mirano a destabilizzare il governo pakistano, la Rete Haqqani anti-indiana, il gruppo Jamaat-ul-Ahrar alleatosi con lo Stato Islamico dopo aver rotto l'alleanza con i talebani pakistani e la falange internazionalista di Al-Qaeda, che ha come punto centrale il Jihad internazionale e la destabilizzazione delle truppe NATO e straniere. Il paese è oggetto di attacchi terroristici quasi quotidianamente (nel solo 2013, 1900 attacchi e 2300 vittime) come la strage alla Scuola Pubblica Militare di Peshawar nel 2014 che ha provocato centinaia di morti e feriti. Alto è anche il rischio di attentati e sequestri per gli stranieri, soprattutto occidentali. Gli appuntamenti elettorali del 2013 hanno rappresentato un forte elemento di criticità per l'inasprirsi di attentati e violenze, ma l'elezione del presidente Mamnoon Hussain politicamente vicino al Primo Ministro Sharif è il segno evidente dell'intenzione del Pakistan di proseguire sul cammino già intrapreso per il consolidamento del processo democratico e della stabilizzazione interna. Pesano su tutto le rivendicazioni territoriali delle tribù locali, che non riconoscono il potere centrale e vorrebbero rendersi autonome.
Capitale: Islamabad
Ordinamento: Repubblica federale
Superficie: 796.095 km²
Popolazione: 193.238.868
Religioni: islamica (95%), cristiana
Lingue: punjabi (ufficiale), altre
Moneta: rupia pachistana (PKR)
PIL: 2.900 USD
Livello di criticità: Alto
Aggiornata al Marzo 2017 - Nato nel 1947 dalla partizione dell’India al momento dell’indipendenza dall’Impero britannico, la storia del Pakistan è disseminata di frequenti crisi politiche che hanno portato alla presa del potere da parte dei militari in più occasioni. L’assassinio dell’ex premier Benazir Bhutto nel dicembre 2007 e le accuse di violazione della Costituzione portarono alla caduta del regime militare di Musharraf nel 2008, all’insediamento di un governo civile e all’elezione del presidente Asif Ali Zardari, del Partito di maggioranza PPP (Pakistan People’s Party) nonché marito della Bhutto. Il Paese attualmente attraversa una fase delicata in cui le lotte tra poteri istituzionali, in particolare tra governo e magistratura, aggravano i problemi economici e quelli legati alla sicurezza. Questi ultimi si ripercuotono anche sul piano internazionale, specialmente nei rapporti con gli Stati Uniti, di cui il Pakistan è dal 2001 alleato nella lotta al terrorismo. Le accuse di supportare i gruppi talebani sul proprio territorio hanno messo più volte in difficoltà il Paese, che al momento dipende fortemente dagli aiuti stranieri. Una delle questioni irrisolte del Pakistan riguarda la spartizione del territorio del Kashmir, dove da decenni si consumano scontri armati e attentati tra le truppe di Nuova Delhi e i gruppi terroristici controllati da Islambad. Dopo un periodo di apparente pacificazione, la regione del Kashmir è stata di nuovo teatro di un vero e proprio conflitto tra le due potenze nell'autunno del 2016, che ha provocato decine di morti e feriti e incrinato ulteriormente le relazioni tra i due Stati. I mesi precedenti le elezioni parlamentari di maggio 2013 sono stati segnati da un aumento delle tensioni interne - legate principalmente alla minaccia talebana e al rientro in patria di Musharraf - e macchiati da attentati, omicidi, atti di intimazione, violenze e sequestri di persona. In tale occasione, ha riconquistato la scena politica dopo anni di assenza Nawaz Sharif (Lega Nazionale del Pakistan, PML-N), già due volte primo ministro e personaggio politicamente vicino al nuovo presidente, Mamnoon Hussain, eletto nel luglio 2013. Entrambi sono attualmente in carica.
L’economia pakistana è povera e arretrata, fondata prevalentemente sull’agricoltura che rappresenta oltre un quinto della produzione e impiega i due quinti della forza lavoro. Il tessile è il maggiore settore di esportazione che, però, in mancanza di una politica delle esportazioni per altri prodotti, rende il Paese vulnerabile ai cambiamenti della domanda sul mercato mondiale. Il calo del prezzo del petrolio ha alleviato il peso sulla bilancia commerciale del paese, che risente della debolezza delle esportazioni, mentre il sostegno pubblico ai prezzi dei carburanti contribuisce al deficit di bilancio.Nel complesso, la crescita economica è troppo lenta per garantire l’occupazione della popolazione, in costante aumento. Nel corso degli anni il Pakistan si è largamente appoggiato ad aiuti dall’estero. Decenni di lotte politiche interne e mancanza di investimenti stranieri hanno causato crescita lenta e sottosviluppo. Nel novembre 2008 il governo ha ottenuto dal Fondo Monetario Internazionale un prestito di 7,6 miliardi di dollari per far fronte alla grave crisi della bilancia dei pagamenti. Ciò nonostante, i capitali stranieri non sono rientrati a causa delle preoccupazioni degli investitori per i problemi di governance, di energia, di sicurezza e anche a causa di una recessione generale a livello mondiale. Le condizioni di povertà si sono inoltre acuite in seguito alle devastanti alluvioni del 2010.
Instabilità politica, corruzione e radicalismi religiosi ed etnici espongono il Pakistan a persistenti conflitti interni che aumentano l’insicurezza e impediscono l’attuazione di un piano strutturale di riforme di cui il Paese avrebbe invece bisogno per la stabilizzazione e la ripresa. Una popolazione per il 95% musulmana, insieme a una forte presenza di gruppi talebani al nord, rendono il Pakistan vulnerabile alle questioni legate all’Islam. Inoltre, il presunto legame dei militari e dell’intelligence pakistana con alcune reti terroristiche allontana la possibilità di un ristabilimento di condizioni accettabili di sicurezza e di libertà di movimento lungo le vie di comunicazione principale, impedendo al contempo gli investimenti di capitali provenienti dall’estero. Negli ultimi anni si è assistito a un'escalation di attacchi terroristici ad opera di alcuni gruppi ben radicalizzati nel Paese: Tehrik-i-Taliban, meglio conosciuti come Talebani pakistani che mirano a destabilizzare il governo pakistano, la Rete Haqqani anti-indiana, il gruppo Jamaat-ul-Ahrar alleatosi con lo Stato Islamico dopo aver rotto l'alleanza con i talebani pakistani e la falange internazionalista di Al-Qaeda, che ha come punto centrale il Jihad internazionale e la destabilizzazione delle truppe NATO e straniere. Il paese è oggetto di attacchi terroristici quasi quotidianamente (nel solo 2013, 1900 attacchi e 2300 vittime) come la strage alla Scuola Pubblica Militare di Peshawar nel 2014 che ha provocato centinaia di morti e feriti. Alto è anche il rischio di attentati e sequestri per gli stranieri, soprattutto occidentali. Gli appuntamenti elettorali del 2013 hanno rappresentato un forte elemento di criticità per l'inasprirsi di attentati e violenze, ma l'elezione del presidente Mamnoon Hussain politicamente vicino al Primo Ministro Sharif è il segno evidente dell'intenzione del Pakistan di proseguire sul cammino già intrapreso per il consolidamento del processo democratico e della stabilizzazione interna. Pesano su tutto le rivendicazioni territoriali delle tribù locali, che non riconoscono il potere centrale e vorrebbero rendersi autonome.