Polinesia Francese
Oceania
Composta da un centinaio di isole vulcaniche (di cui la principale e più popolosa è Tahiti) raggruppate in cinque arcipelaghi (Isole della Società, Arcipelago delle Tuamotu, Isole Gambier, Isole Marchesi e Isole Tubuai), la Polinesia, colonia francese dal 1880, ha assunto nel 1946 lo status di possedimento d'oltremare francese. Movimenti indipendentisti sono sorti nei primi anni '70 e il Paese ha ottenuto man mano sempre maggiore autonomia relativamente agli affari interni (Statuto del 1996) pur detenendo la Francia la responsabilità degli affari esteri, della difesa, della sicurezza e della giustizia. Il Capo di Stato è il Presidente francese, rappresentato localmente da un Alto Commissario eletto dall'Assemblea Territoriale della Polinesia. Una recente risoluzione ONU - votata con 193 voti favorevoli all'autodeterminazione - ha iscritto la Polinesia nella lista dei territori da decolonizzare ma il processo potrà richiedere ancora diversi anni, considerando anche il fatto che alle elezioni di maggio 2013 il partito indipendentista, che ha dominato la scena politica locale degli ultimi anni, è stato scalzato dal partito pro-autonomia.
La Polinesia francese gode di uno standard di vita piuttosto elevato, benché non equamente ripartito, e pur costituendo la quinta economia in Oceania (dopo Australia, Nuova Zelanda, Hawaii, e Nuova Caledonia) presenta un tasso di disoccupazione piuttosto elevato. Tra gli anni Sessanta e Novanta un'importante fonte d'impiego era offerta dallo stazionamento militare della Francia nell'isola ma dall'interruzione dei test nucleari il contributo economico del settore militare si è drasticamente ridotto. Il turismo rappresenta un'importante fonte di introiti contribuendo da solo a un quarto del PIL nazionale. La piccola industria manifatturiera tratta per lo più i prodotti agricoli locali da esportazione (cocco, vaniglia, caffè). Restano fondamentali, per l'economia della Polinesia, i numerosi accordi di sviluppo stipulati con la Francia per l'implementazione dei servizi e la creazione di nuove società.
Il tasso di criminalità nelle isole è molto basso - per quanto non si escludano episodi di furto e borseggio - come, del resto, anche il rischio di terrorismo. Più rilevanti sono i rischi connessi alla posizione insulare in un'area ad alta intensità sismica che riguardano essenzialmente l'esposizione a cicloni (intensi da novembre ad aprile benché l'ultimo degno di nota si sia registrato nel 2010) e a terremoti e tsunami. Si segnala dal 2000 una crescente instabilità politica dovuta alle frizioni con la Francia relativamente alla questione dell'indipendenza. Ulteriori dissapori con l'ex madrepatria risalgono alla fine degli anni '60 relativamente ai test nucleari che la Francia prese a condurre negli atolli di Moruroa e Fangataufa (l'ultimo condotto, dopo un periodo di interruzione, nel 1996) e che, si scopre oggi, hanno avuto impatto a livello ambientale almeno nelle barriere coralline circostanti.
Capitale: Papeete
Ordinamento: Possedimento d’Oltremare
Superficie: 4.167 km²
Popolazione: 277.293
Religioni: protestante (54%), cattolica (30%)
Lingue: francese, tahitiano
Moneta: franco (CFP)
PIL: 22.000 USD
Livello di criticità: Basso
Composta da un centinaio di isole vulcaniche (di cui la principale e più popolosa è Tahiti) raggruppate in cinque arcipelaghi (Isole della Società, Arcipelago delle Tuamotu, Isole Gambier, Isole Marchesi e Isole Tubuai), la Polinesia, colonia francese dal 1880, ha assunto nel 1946 lo status di possedimento d'oltremare francese. Movimenti indipendentisti sono sorti nei primi anni '70 e il Paese ha ottenuto man mano sempre maggiore autonomia relativamente agli affari interni (Statuto del 1996) pur detenendo la Francia la responsabilità degli affari esteri, della difesa, della sicurezza e della giustizia. Il Capo di Stato è il Presidente francese, rappresentato localmente da un Alto Commissario eletto dall'Assemblea Territoriale della Polinesia. Una recente risoluzione ONU - votata con 193 voti favorevoli all'autodeterminazione - ha iscritto la Polinesia nella lista dei territori da decolonizzare ma il processo potrà richiedere ancora diversi anni, considerando anche il fatto che alle elezioni di maggio 2013 il partito indipendentista, che ha dominato la scena politica locale degli ultimi anni, è stato scalzato dal partito pro-autonomia.
La Polinesia francese gode di uno standard di vita piuttosto elevato, benché non equamente ripartito, e pur costituendo la quinta economia in Oceania (dopo Australia, Nuova Zelanda, Hawaii, e Nuova Caledonia) presenta un tasso di disoccupazione piuttosto elevato. Tra gli anni Sessanta e Novanta un'importante fonte d'impiego era offerta dallo stazionamento militare della Francia nell'isola ma dall'interruzione dei test nucleari il contributo economico del settore militare si è drasticamente ridotto. Il turismo rappresenta un'importante fonte di introiti contribuendo da solo a un quarto del PIL nazionale. La piccola industria manifatturiera tratta per lo più i prodotti agricoli locali da esportazione (cocco, vaniglia, caffè). Restano fondamentali, per l'economia della Polinesia, i numerosi accordi di sviluppo stipulati con la Francia per l'implementazione dei servizi e la creazione di nuove società.
Il tasso di criminalità nelle isole è molto basso - per quanto non si escludano episodi di furto e borseggio - come, del resto, anche il rischio di terrorismo. Più rilevanti sono i rischi connessi alla posizione insulare in un'area ad alta intensità sismica che riguardano essenzialmente l'esposizione a cicloni (intensi da novembre ad aprile benché l'ultimo degno di nota si sia registrato nel 2010) e a terremoti e tsunami. Si segnala dal 2000 una crescente instabilità politica dovuta alle frizioni con la Francia relativamente alla questione dell'indipendenza. Ulteriori dissapori con l'ex madrepatria risalgono alla fine degli anni '60 relativamente ai test nucleari che la Francia prese a condurre negli atolli di Moruroa e Fangataufa (l'ultimo condotto, dopo un periodo di interruzione, nel 1996) e che, si scopre oggi, hanno avuto impatto a livello ambientale almeno nelle barriere coralline circostanti.