Brunei
Asia sud-est
Stato musulmano a partire dal XIV secolo, dopo aver raggiunto i fasti dal XV al XVII secolo il sultanato del Brunei si avviò verso un lento declino, a causa delle lotte interne per il potere, l’imperversare della pirateria e l’espansionismo coloniale. Nel 1888 divenne un protettorato dell’impero britannico da cui si rese indipendente nel 1984. Il Brunei è uno dei Paesi più ricchi del Sud Est asiatico, e la famiglia regnante ha tenuto le redini del potere per oltre sei secoli. Il Paese è retto da una monarchia assoluta. Il sultano è sia capo di Stato che di governo e detiene le funzioni di ministro della Difesa e delle Finanze. I membri del Consiglio Legislativo sono nominati dal sultano, ma nel 2004 sono stati apportati degli emendamenti costituzionali che prevedono che in futuro venga parzialmente eletto. Nel Brunei è ancora in vigore lo stato di emergenza proclamato nel 1962 in seguito a una fallita rivolta interna.
Grazie alle sue enormi riserve di gas e petrolio, il piccolo sultanato del Brunei ha uno degli standard più alti di vita, ma al di fuori della capitale il Paese è sottosviluppato. Lo sfruttamento delle riserve di gas e petrolio rappresentano più della metà del PIL e costituiscono il 90% delle esportazioni. La quasi totale dipendenza dalle entrate di queste due risorse energetiche e la crisi finanziaria che ha colpito l’Asia alla fine degli anni Novanta hanno convinto il Brunei a cercare di diversificare la propria economia negli ultimi anni, cercando dei punti di riferimento nei settori dell’eco-turismo, della produzione di metano e nel settore della finanza islamica. Per la presenza minima di tassazione, il Brunei è stato per lungo tempo incluso nella lista nera dei paradisi fiscali, dalla quale è uscito nel 2010 dopo aver stipulato degli accordi che rispettano gli standard fissati dall’OCSE. Il Brunei ha istituito un sistema sanitario e scolastico completamente gratuito.
Le violazioni dei diritti umani sono da decenni al centro dell’attenzione internazionale. Al di là dell’assenza di libertà Il Brunei non presenta criticità particolari, essendo uno Stato stabile sia dal punto di vista politico che economico. Anche dal punto di vista della sicurezza nel Paese c’è un basso tasso di criminalità e non si registrano attività che possano essere ricondotte a terrorismo interno o internazionale. Un punto debole sembra essere rappresentato dall’eccessiva dipendenza dell’economia dal petrolio e dal gas, le cui riserve si stima abbiano una durata rispettiva di 25 e 40 anni circa. Da questo punto di vista, la crescita più o meno elevata del PIL dipende dalle variazioni della domanda del mercato mondiale di queste due risorse, mentre le politiche governative per diversificare l’economia hanno avuto un limitato successo.
Capitale: Bandar Seri Bagawan
Ordinamento: Monarchia islamica assoluta
Superficie: 5.765 km²
Popolazione: 408.786
Religioni: islamica (67%), buddista (13%)
Lingue: malese, inglese
Moneta: dollaro del Brunei (BND)
PIL: 50.500 USD
Livello di criticità: Basso
Stato musulmano a partire dal XIV secolo, dopo aver raggiunto i fasti dal XV al XVII secolo il sultanato del Brunei si avviò verso un lento declino, a causa delle lotte interne per il potere, l’imperversare della pirateria e l’espansionismo coloniale. Nel 1888 divenne un protettorato dell’impero britannico da cui si rese indipendente nel 1984. Il Brunei è uno dei Paesi più ricchi del Sud Est asiatico, e la famiglia regnante ha tenuto le redini del potere per oltre sei secoli. Il Paese è retto da una monarchia assoluta. Il sultano è sia capo di Stato che di governo e detiene le funzioni di ministro della Difesa e delle Finanze. I membri del Consiglio Legislativo sono nominati dal sultano, ma nel 2004 sono stati apportati degli emendamenti costituzionali che prevedono che in futuro venga parzialmente eletto. Nel Brunei è ancora in vigore lo stato di emergenza proclamato nel 1962 in seguito a una fallita rivolta interna.
Grazie alle sue enormi riserve di gas e petrolio, il piccolo sultanato del Brunei ha uno degli standard più alti di vita, ma al di fuori della capitale il Paese è sottosviluppato. Lo sfruttamento delle riserve di gas e petrolio rappresentano più della metà del PIL e costituiscono il 90% delle esportazioni. La quasi totale dipendenza dalle entrate di queste due risorse energetiche e la crisi finanziaria che ha colpito l’Asia alla fine degli anni Novanta hanno convinto il Brunei a cercare di diversificare la propria economia negli ultimi anni, cercando dei punti di riferimento nei settori dell’eco-turismo, della produzione di metano e nel settore della finanza islamica. Per la presenza minima di tassazione, il Brunei è stato per lungo tempo incluso nella lista nera dei paradisi fiscali, dalla quale è uscito nel 2010 dopo aver stipulato degli accordi che rispettano gli standard fissati dall’OCSE. Il Brunei ha istituito un sistema sanitario e scolastico completamente gratuito.
Le violazioni dei diritti umani sono da decenni al centro dell’attenzione internazionale. Al di là dell’assenza di libertà Il Brunei non presenta criticità particolari, essendo uno Stato stabile sia dal punto di vista politico che economico. Anche dal punto di vista della sicurezza nel Paese c’è un basso tasso di criminalità e non si registrano attività che possano essere ricondotte a terrorismo interno o internazionale. Un punto debole sembra essere rappresentato dall’eccessiva dipendenza dell’economia dal petrolio e dal gas, le cui riserve si stima abbiano una durata rispettiva di 25 e 40 anni circa. Da questo punto di vista, la crescita più o meno elevata del PIL dipende dalle variazioni della domanda del mercato mondiale di queste due risorse, mentre le politiche governative per diversificare l’economia hanno avuto un limitato successo.