Da decenni la proliferazione nucleare è oggetto di aspre contese internazionali. Eppure, nonostante gli accordi svizzeri tra Iran e i Paesi del 5+1 (Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna più Germania) del luglio 2015 sono andati a buon fine, il mondo non ha ancora compiuto un passo in avanti tale da permettere alla comunità internazionale di non dover fare più i conti con la questione nucleare.
Esiste un’ampia letteratura sulla proliferazione nucleare, eredità del secolo breve, quando la fisica nucleare e Albert Einstein aprirono la strada alle prime sperimentazioni di Enrico Fermi fino alle bombe sganciate sulla popolazione (Hiroshima e Nagasaki) che misero fine alla seconda guerra mondiale e mostrarono al mondo gli indicibili orrori provocati dall’arma di distruzione di massa.
Ciò nonostante, con il nuovo ordine mondiale che scaturì dalla sconfitta del nazismo emerse la folle corsa al riarmo nucleare tra Stati Uniti e Unione Sovietica, che se da un lato offrì una cultura vasta e dettagliata sulla bomba atomica (tale da far sperare che mai più avremmo vissuto un simile pericolo), dall’altro lato ci ha lasciato in eredità una quantità di testate nucleari spaventosa.
La lista di tutti i Paesi che possiedono armi nucleari
In cima alla classifica ci sono gli Stati Uniti,che hanno condotto più test nucleari di chiunque altro, dispongono di 6.800 testate, di cui circa 2.100 attive e così distribuite: 500 testate terrestri, 1.150 assegnate ai sottomarini nucleari e 300 pronte per essere montate sugli aerei. Inoltre, nell’alveo del programma di condivisione nucleare della NATO, la CIA riferisce di altre 200 bombe termonucleari (B61 a gravità) schierate in cinque Paesi NATO: Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia.
La Russia ancora oggi dispone di 7.000 testate nucleari, di cui 1.720 attive. Gli effetti delle sperimentazioni atomiche sovietiche sono ancora oggi evidenti in molte aree dove furono condotti i test. Nell’odierno Kazakhstan, ad esempio, tra il 1949 e il 1989 il sito di Semipalatinsk fu teatro di ben 456 esplosioni termonucleari. Inutile dire che ancora oggi quell’area è estremamente radioattiva, per un raggio di almeno 80 km, tale che intere comunità e villaggi, ancorché distanti, portano addosso i segni indelebili di quegli esperimenti, che si sostanziano in deformazioni, leucemie e malattie ereditarie.
La Cina si è approcciata alle armi nucleari a partire dal 1950, dopo che gli Stati Uniti intrapresero esperimenti nucleari nel Pacifico (proprio durante la guerra tra le due Coree). Il primo test di successo con un ordigno nucleare è targato 1964, cui seguì la prima prova termonucleare due anni e mezzo più tardi (il più breve tempo tra fissione e fusione le prove di tutte le potenze nucleari). Oggi si suppone che la Cina abbia circa 140 testate terrestri e 40 assegnate per gli aerei. La CIA, che ne ha stimate 240 in totale, ritiene che le restanti testate siano conservate per un futuro impiego in un sottomarino nucleare, che oggi non possiede.
La Francia, dopo USA e Russia, è la terza potenza nucleare al mondo, anche se dispone di “sole” 300 testate, 250 delle quali assegnate a sottomarini nucleari e le restanti 50 pensate per attacchi aerei. Nel 1996, sotto la presidenza Chirac, ha smantellato tutte le testate terrestri.
Il Regno Unito ha condiviso con gli americani il “Progetto Manhattan”, padre di tutte le sperimentazioni nucleari, sviluppando poi un proprio personale programma (pur condividendo oltre la metà dei test con gli USA). Oggi dispone di 215 ordigni operativi, esclusivamente per uso sottomarino.
Pakistan e India dispongono entrambe di circa 100 testate. Islamabad decise di avviare un proprio programma nucleare nel 1972, in seguito alla guerra con l’India, sperimentando test sotterranei (nel distretto di Chagai, vicino al confine con l’Iran) e oggi dispone di missili nucleari terrestri e aerei. L’India, di converso, ha prodotto armi nucleari proprie dopo i test nucleari della Cina a metà degli anni Sessanta, testando i propri ordigni dal 1974 al 1998. Dispone di missili nucleari aerei e terrestri e da anni cerca di allargare il programma nucleare alle forze marine.
Neanche la CIA sa esattamente quante testate nucleari abbia Israele (che si rifiuta categoricamente di dare spiegazioni in merito) ma la stima migliore ne accredita 80 a Tel Aviv, con plutonio sufficiente per arrivare fino a 200. Solo nel 1998 l’odierno presidente Shimon Peres rivelò che gli esperimenti israeliani sul nucleare erano cominciati già negli anni Cinquanta. Israele disporrebbe di unità terrestri, aeree e sottomarine, per il lancio dei missili.
La Corea del Nord, secondo le stime della CIA, avrebbe 10/20 testate nucleari che ha sperimentato in tre occasioni (2006, 2009 e 2013), fatto che ha comportato per Pyongyang dure reazioni della comunità internazionale e nuove sanzioni economiche. Tuttavia, la minaccia nucleare nordcoreana, particolarmente contro Corea del Sud e Stati Uniti, è poco più che un bluff. Infatti, anche se la Corea ha condotto tre test nucleari sotterranei ed effettuato test missilistici balistici, e nonostante la certezza che gli scienziati nordcoreani abbiano separato abbastanza plutonio per le 10 testate di cui sopra, non è confermato che Pyongyang sia davvero in grado di armare i missili e lanciarli, non disponendo né di sottomarini né di aerei in grado di condurre un efficace attacco dal cielo.
Mentre l’Iran, per quanto accusato da Israele in particolare di essere a un passo dall’ottenere un ordigno nucleare, è ancora lontano dal raggiungere un’arma nucleare in piena regola e per effetto dell’accordo di Losanna continuerà a non figurerà in questo poco onorevole elenco.
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