Paradise_Papers

Sono circa 13,4 milioni i documenti finora emersi dall’inchiesta giornalistica Paradise Papers, nata dai documenti ottenuti da Süddeutsche Zeitung e condotta dal quotidiano tedesco insieme ad oltre 100 tra giornali ed emittenti televisive appartenenti all’International Consortium of Investigative Journalists (Icij), lo stesso che nel 2016 ha fatto emergere lo scandalo Panama Papers. Del network fanno parte tra gli altri New York Times, BBC, Guardian e, per l’Italia, il settimanale L’Espresso.

 

Cosa emerge dai Paradise Papers?

Dai file di Paradise Papers emergono le attività off-shore condotte tra il 1950 e il 2016 da multinazionali, da figure di primissimo piano del mondo della politica, dell’economia e dell’alta finanza, oltre che da personaggi dello spettacolo e dello sport.

Dei documenti utilizzati per lo sviluppo dell’inchiesta, circa 6,8 milioni sono stati rubati allo studio di consulenza Appleby. Altri sei milioni di documenti provengono dai registri di società che hanno sede in 19 giurisdizioni situate principalmente nell’area dei Caraibi, famose per essere dei paradisi fiscali. È per questo motivo che è stato scelto il nome Paradise Papers per questa inchiesta. Altri documenti, infine, provengono dalla società con sede a Singapore Asiaciti Trust.

 

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Chi c’è in cima alla lista?

Il “peso” dell’inchiesta del 2016 Panama Papers (2,6 terabyte di dati) è maggiore rispetto a quello di Paradise Papers (1,4 GB di dati). Ma i nomi emersi da quest’ultima inchiesta sono nettamente di più alto profilo. Tra questi, i principali sono:

  • Apple: ha creato una nuova struttura nell’isola del Canale della Manica per aggirare l’accantonamento del cosiddetto “double Irich”, vale a dire la misura che fino al 2014 era in vigore in Irlanda per consentire a società come Apple di versare una percentuale di imposte pari solo allo 0,005%;
  • Il campione di Formula 1 Lewis Hamilton: ha risparmiato 16,5 milioni di sterline di tasse sull’acquisto del suo jet di lusso;
  • La Regina Elisabetta: ha investito circa 10 milioni di sterline in un fondo “sospetto”, finito nel mirino dell’inchiesta per aver rilevato delle aziende accusate di aver sfruttato manodopera a basso reddito;
  • Il segretario al Commercio dell’Amministrazione Trump Wilbur Ross: è sospettato di aver condotto affari con il genero del presidente russo Vladimir Putin e con società russe poste sotto sanzioni da Washington;
  • Bono Vox, cantante degli U2: ha acquistato partecipazioni minoritarie in una società di diritto maltese che ha investito in un centro commerciale lituano finito sotto inchiesta per evasione fiscale;
  • Stephen Bronfman, consigliere e collettore di fondi per il primo ministro canadese Justin Trudeau: ha effettuato operazioni che, seppur entro i limiti legali, avrebbero aggirato il fisco negli Stati Uniti, in Canada e in Israele;
  • Tra gli oltre 180 Paesi al centro dell’inchiesta figura anche l’Italia per via di José María Figueres. Alla guida del World Economic Forum (Wef) dal 2000 al 2004, Figueres tra il 2001 e il 2002 è stato anche membro del Consiglio di amministrazione di Energia Global International, azienda con sede alle Bermuda diventata una controllata di Enel Spa. Nel 2003, dopo che Figueres aveva lasciato l’incarico, la sede dell’azienda è stata trasferita nel Delaware negli Stati Uniti.

 

Che cosa è Appleby?

 Appleby è stata fondata nelle Bermuda nel 1980. È nella top ten mondiale delle società di consulenza dei centri offshore che operano nel settore bancario e dei servizi finanziari, nei fondi d’investimento, nel settore energetico e nelle assicurazioni. Fino al 2016 ha lavorato in partnership con il service Estera, staccatosi poi dalla società. I principali clienti di Appleby provengono dagli USA (circa 31mila), seguiti dal Regno Unito (più di 14mila clienti).

 

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Società offshore e paradisi fiscali

 Una società offshore è un’organizzazione che ha la propria sede legale in un Paese diverso da quello nel quale cura i propri affari principali. Il Paese in cui la società offshore sceglie di stabilire la propria sede prevede leggi e tassazioni più convenienti o meno rigide rispetto a quello in cui opera. Questi Paesi sono solitamente dei paradisi fiscali, vale a dire giurisdizioni che offrono non solo condizioni vantaggiose rispetto al pagamento di tasse sugli investimenti effettuati, ma anche riservatezza sulle attività finanziarie svolte.

In generale non è vietato effettuare tramite società operazioni finanziarie nei paradisi fiscali o possedere conti bancari nelle banche che hanno sede in questi Stati. La stessa Appleby ha dichiarato sul proprio sito di aver sempre agito entro i limiti stabiliti dalle leggi in vigore nella giurisdizione in cui ha sede. L’inchiesta Paradise Papers avrà però delle conseguenze sulle persone coinvolte, così come è accaduto dopo Panama Papers.

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