Susanoo, dio delle tempeste, si inginocchiò accanto al cadavere di sua moglie, la principessa Kushinada. Le accarezzò la pelle del viso, ormai raggrinzita, e ricordò i momenti più belli trascorsi con lei alla residenza di Izumo, nella prefettura di Shimane. Della bellezza di Kushinada, dei suoi capelli neri e lucenti, del suo amabile sorriso, non restava più niente. «Così effimera – pensò Susanoo – come rugiada che evapora; è la vita degli esseri umani», si legge in Memorie di Antichi Eventi di Francesca Angelinelli. Il Kami della Piana del Mare fu esiliato a Izumo per aver offeso la dea Amaterasu, sua sorella e signora del Cielo, e per essersi ribellato agli dei. A Izumo sono ambientate circa un terzo delle leggende contenute nel Kojiki, il più antico manoscritto dell’arcipelago e primo libro di storia giapponese, opera celebrativa delle origini mitiche del Paese e del suo passato imperiale.
Nella città di Izumo si trova anche uno dei templi shintoisti più cari al popolo nipponico. È da questa gloriosa eredità che prende il nome la nave porta-elicotteri che i giapponesi vorrebbero convertire in una portaerei a pieno titolo capace di trasportare gli F35-B, i velivoli da guerra statunitensi. La vocazione pacifista della nazione e il suo atteggiamento esclusivamente difensivo, in linea con l’articolo 9 della Costituzione imposta dagli americani nel 1946, impedisce formalmente al Giappone di detenere armi con capacità dichiaratamente «offensive», come, ad esempio, missili balistici intercontinentali, bombardieri strategici a lungo raggio e, appunto, portaerei. Aumentare l’arsenale bellico a disposizione del Paese, si legge in un’analisi del quotidiano giapponese Asahi, sarà il mantra del 2018 per il gabinetto del primo ministro Abe Shinzō, intenzionato a cambiare la carta costituzionale entro la fine del suo nuovo mandato.
Il futuro della portaerei Izumo
L’ipotesi di convertire la portaerei Izumo circola da tempo lungo i corridoi del ministero della Difesa come una semplice voce. Dalla fine di dicembre 2017, però, ha acquisito una certa consistenza e si è guadagnata un posto di tutto rispetto sulle pagine di molti giornali. Il mese scorso il ministro della Difesa Onodera Itsunori, parlando alla stampa, ha negato l’intenzione di ospitare sulla Izumo i caccia americani stealth (velivoli che, per caratteristiche, hanno minore probabilità di venire intercettati). Onodera si è detto però favorevole a valutare tutte le alternative, lasciando quindi aperta la porta a questa possibilità.
Izumo, con una lunghezza di 248 metri e un ponte di atterraggio e decollo di quelli che esistono di norma sulle portaerei, è il più grande destroyer delle Forze di Autodifesa Marittime giapponesi, ma è classificata come “cacciatorpediniere porta-elicotteri” per non tradire i vincoli costituzionali.
La sua trasformazione comporterebbe una modifica del ponte di volo tale da aumentarne la capacità di resistenza al calore e tale da consentire agli F35-B di decollare e atterrare verticalmente. Già nel 2015 alcuni ufficiali delle Forze di Autodifesa Aeree avevano chiesto che venisse presa in considerazione la possibilità di dispiegare i jet a bordo della nave. La discussione si era poi arenata per non avvelenare i già difficili rapporti con la Cina. Tuttavia, in questi mesi si è tornati a parlarne per via dell’imminente compito che è chiamato a svolgere il Ministero della Difesa, ovvero la diffusione delle nuove linee guida del Programma di Difesa Nazionale e del nuovo Programma di Difesa di Medio Termine, da approvare entro la fine del 2018.
La scorciatoia per eludere gli obblighi costituzionali esisterebbe già e molti a Tokyo sembrano preferirla: la nuova Izumo sarebbe una portaerei “difensiva” con la missione dichiarata di salvaguardare gli interessi giapponesi nel Mar Cinese Orientale, specchio d’acqua salata che alcuni analisti indicano come il set di un’eventuale guerra tra i due maggiori attori asiatici. Lì si trova l’arcipelago delle Senkaku, la catena di isolotti contesi da Tokyo e Pechino.
La conversione di quella che è la più grande nave da guerra giapponese dalla fine della Seconda Guerra Mondiale renderebbe ancora più nebulosa la distinzione tra capacità offensive e difensive di cui il Giappone potrebbe dotarsi a partire da quest’anno. Il quadro diventa ancora più appannato se si considera che nel budget del 2018 l’amministrazione Abe conteggia anche i costi di un possibile acquisto di missili cruise a lungo raggio. Anche se il governo ne esclude l’impiego come first strike e per colpire basi missilistiche del nemico, questi razzi hanno un raggio d’azione superiore ai 900 chilometri. Sui cruise si è espresso anche Onodera, accennando alla necessità per il Paese di prevenire nuovi lanci dal pericoloso vicino nordcoreano. L’acquisto dei missili avrebbe così uno scopo puramente difensivo e non contraddirebbe la clausola pacifista della Costituzione.
La nave gemella di Izumo, varata nel 2015, si chiama Kaga, come quella che partecipò all’attacco a sorpresa a Pearl Harbor il 7 dicembre del 1941 e che andò distrutta nella battaglia delle isole Midway il 4 giugno del 1942. La conversione, scrive il magazine nipponico The Diplomat, sarebbe non solo costosa, ma anche controproducente perché avrebbe un effetto negativo sulle operazioni di lotta antisommergibile di breve termine del Giappone. Nel 2017 la JS Izumo ha solcato le acque del Sudest Asiatco, del Mar Cinese Meridionale e dell’Oceano Indiano, presentandosi come chiaro segnale della presenza navale nipponica all’interno del confine Indo-Pacifico. Non è opportuno, prosegue l’analisi, sopravvalutare i report che danno per certa la modifica di queste imbarcazioni. Per adesso, si rimane nel campo delle ipotesi, moto facili da abbandonare per via degli ostacoli burocratici.
La riforma della Costituzione pacifista
La sorte della nave Izumo è legata a doppio filo con la più importante sfida politica del premier giapponese: la riforma della Costituzione. Sfida che potrebbe vedere Abe trionfare come un semidio o affossarlo per sempre. Requisito fondamentale per modificare la Carta entro la fine del suo mandato è indire il referendum non oltre il termine del 2018.
Il Partito Liberal Democratico, però, non ha ancora trovato un accordo sugli emendamenti da presentare alla Dieta (il parlamento giapponese) che riguardano anche la definizione, una volta per tutte, dello status delle Forze di Autodifesa. L’abdicazione dell’imperatore Akihito, prevista per la primavera del 2019, e le Olimpiadi di Tokyo del 2020 non sono congeniali alla discussione di una materia tanto controversa e “divisiva” come la modifica della Costituzione a causa del forte sentimento di unione e patriottismo che infonderanno nel popolo giapponese.
Erminia Voccia
Giornalista professionista, campana, classe 1986, collabora con Il Mattino di Napoli. Laurea magistrale in Relazioni Internazionali presso l’Università “L’Orientale” di Napoli. Master in giornalismo e giornalismo radiotelevisivo presso Eidos di Roma. Appassionata di Asia.
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