La figura dei talebani emerge nei primi anni Novanta nel nord del Pakistan, in concomitanza con il ritiro delle truppe sovietiche dall’Afghanistan, costrette alla resa dalla resistenza dei mujaheddin. Gruppo di etnia a maggioranza Pashtun, si forma nelle scuole coraniche “madrasse”. È guidato sin dall’inizio dalla guida spirituale Mullah Omar, ancora oggi uno dei terroristi più ricercati al mondo, nascosto secondo alcuni nella città pakistana di Quetta.
Il primo vero salto di qualità arriva nell’autunno del 1994, quando con i finanziamenti dell’Arabia Saudita – che da tempo facevano pressione su quest’area dell’Asia Centrale affinché prevalesse una visione radicale dell’Islam sunnita – i talebani assumono il comando del Paese imponendo una rigida applicazione della Sharia (la legge islamica) con esecuzioni pubbliche contro chi commette reati o si macchia di adulterio, l’obbligo per gli uomini di farsi crescere la barba, per le donne di indossare il burka, il divieto per tutti di guardare la televisione e ascoltare musica e per le ragazze sopra i dieci anni di andare a scuola.
Inizialmente gli “studenti” guerriglieri hanno presa sulle popolazioni al confine tra l’Afghanistan e il Pakistan ponendosi come l’unica forza in grado di garantire la sicurezza, il controllo dell’ordine pubblico e la continuità dei commerci. Si impossessano prima della provincia di Herat, al confine con l’Iran, nel settembre del 1995. Poi, un anno dopo, rovesciano il regime del presidente Burhanuddin Rabbani e del suo potente ministro della difesa, Ahmed Shah Masood, mettendo le mani su Kabul. Nel 1998 controllano quasi il 90% di tutto l’Afghanistan.
In questi anni il ruolo del vicino Stato del Pakistan è stato sempre molto ambiguo, anche se ormai non vi sono dubbi sul fatto che molto degli afghani che inizialmente hanno aderito al movimento talebano sono stati istruiti nelle madrasse pakistane. Il Pakistan è stato inoltre uno dei soli tre Paesi, insieme ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, ad aver riconosciuto il governo dei talebani dalla metà degli anni 1990 fino al 2001. Ed è stato l’ultimo Paese a interrompere i rapporti diplomatici con loro.
La storia dei talebani, così come quella del mondo, cambia dopo gli attacchi dell’11 settembre del 2001. Il 7 ottobre dello stesso anno, una coalizione militare internazionale guidata dagli Stati Uniti invade l’Afghanistan e la prima settimana di dicembre il regime talebano crolla. Da allora però, nonostante il costante invio di truppe e le migliaia di morti, l’AF-PAK resta una polveriera, con governi deboli, confini porosi o inesistenti e in balia delle spinte dei talebani e degli altri gruppi terroristi operativi in quest’area.
Il profilo del leader Mullah Haibatullah Akhundzada
Dalla morte dello storico capo dei talebani Mullah Omar, ufficializzata alla fine del luglio del 2015 ma avvenuta due anni prima, alla guida dell’organizzazione si sono succeduti il mullah Akhtar Mansour – ucciso nel maggio del 2015 da droni americani nella provincia pakistana sud-occidentale del Baluchistan – e successivamente l’attuale leader Mullah Haibatullah Akhundzada.
Vice di Mansour, si tratta di un’influente figura religiosa in Afghanistan, in passato a capo del sistema dei tribunali talebani e autore negli ultimi anni di una serie di fatwa che ha portato a sanguinari attacchi contro le truppe governative afghane e le forze internazionali presenti nel Paese. Akhundzada potrebbe avere tra i 45 e i 50 anni. Appartiene alla tribù dei Noorzai che risiedono nella roccaforte talebana del distretto Panjwai nella provincia di Kandahar. La sua provenienza e le credenziali religiose che vanta (finora ha diretto il Consiglio religioso degli Ulema), gli stanno consentendo di avere un maggiore controllo sull’intera organizzazione a differenza, compresi i rami più periferici, a differenza del suo predecessore al quale non è mai stato riconosciuto in modo unanime il ruolo di guida spirituale. Proprio per garantire l’unità dei talebani, vice di Akhundzada erano stati nominati Sirajuddin Haqqani, signore della guerra di etnia pashtun e leader della rete degli Haqqani responsabile di attacchi e attentati di alto profilo a Kabul negli ultimi anni, e Muhammad Yaqub, il figlio maggiore del Mullah Omar.
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