Sono stati catturati nei giorni scorsi nei dintorni di Raqqa dai miliziani curdi delle SDF (Forze Democratiche Siriane) gli ultimi due membri britannici della cosidetta “cellula dei Beatles” dell’ISIS. A farne parte quattro londinesi: Mohammed Emwazi, conosciuto come “Jihadi John”, Aine Davis, Alexanda Kotey e El Shafee Elsheikh. Il primo è stato ucciso nel 2015, il secondo è stato arrestato in Turchia nel 2017, gli ultimi sono stati fermati qualche giorno fa. I quattro, cresciuti in Inghilterra e in possesso del passaporto britannico, erano conosciuti come i “Beatles” per via del marcato accento londinese con il quale si esprimevano nei loro video di propaganda. Erano noti soprattutto per la loro brutalità. Si stima che abbiano decapitato almeno 27 ostaggi, senza contare le decine di prigionieri torturati.
Chi erano i “Beatles dell’ISIS”
Mohammed Emwazi, alias “Jihadi John”, jihadista di West London, originario del Kuwai. È stato a lungo protagonista dei raccapriccianti video dello Stato islamico nei quali si faceva beffe del governo inglese e delle altre potenze occidentali. Alcuni filmati lo hanno immortalato mentre uccideva i britannici David Haines e Alan Henning, i giornalisti americani James Foley e Steven Sotloff e l’operatore umanitario Peter Kassig. Dopo esser finito ai margini del Califfato, ed essere stato minacciato da altri militanti infastiditi dalla sua “fama platenaria”, Mohammed Emwazi è stato ucciso da un drone americano nell’estate del 2015.
Aine Davis, ex pilota e trafficante di droga, anche lui dell’ovest di Londra. Si è convertito all’islam in carcere nel 2006, dove si trovava per scontare una condanna per possesso di armi da fuoco. È stato arrestato a Istanbul nel 2015 e, di seguito, condannato a sette anni e mezzo di carcere. Nel 2014 sua moglie Amal El-Wahabi, 27 anni, è diventata la prima donna a finire in carcere per reati di terrorismo legati alle attività di ISIS in Siria. È stata arrestata al confine turco mentre stava consegnando 20.000 euro in contanti a un emissario del marito.
Alexanda Amon Kotey, alias Abu Salih Al Baritani o “Jihadi Ringo”, 34enne, convertito all’Islam, di famiglia ghanese greco-ortodossa, anche lui dell’ovest di Londra. Ha lunga serie di crimini commessi nei confronti di prigionieri dell’ISIS. È stato arrestato qualche giorno fa.
El Shafee Elsheikh, 27enne di origini sudanesi, faccia da “bravo ragazzo”. Anch’egli originario dell’ovest londinese, era andato in Siria nel 2012. Qui si è messo in mostra per essere un abile torturatore specializzato nel waterboarding, tecnica di tortura effettuata mettendo un panno umido sulla faccia del detenuto e versando continuamente acqua – gelida o bollente – sul volto fino a a portarlo quasi alla morte. Anche lui è stato arrestato qualche giorno fa.
Il contingente dei combattenti inglesi partiti per la Siria e l’Iraq è formato da oltre 1.000 estremisti. Alcuni in questi anni sono diventati delle “star mediatiche” della galassia jihadista. Tra i più famosi c’è il 30enne Omar Ali Hussain, alias Abu Sa’eed al-Britani, il quale prima di lasciare il suo Paese faceva la guardia giurata in un supermarket. Di lui oggi non sa più nulla, a parte che è svanito nelle prigioni dell’ISIS dove avrebbe inciso il suo nome sul muro della sua cella a Raqqa. Anche lui, dopo decine di video di propaganda, era diventato “troppo famoso”.
Stefano Piazza
Giornalista, attivo nel settore della sicurezza, collaboratore di Panorama e Libero Quotidiano. Autore di numerosi saggi. Esperto di Medio Oriente e terrorismo. Cura il blog personale Confessioni elvetiche.
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