Il generale libico Khalifa Haftar, l’uomo forte della Cirenaica comandante delle forze armate che fanno capo al Parlamento di Tobruk, sarebbe morto. La notizia è stata diffusa dal giornale libico Libya Observer attraverso il proprio account Twitter, ma mancano ancora conferme di fonti ufficiali. Haftar si trovava ricoverato all’ospedale Val de Grace di Parigi dallo scorso 5 aprile a causa di una emorragia celebrale causata da un ictus. L’ONU aveva inizialmente smentito la notizia, sulla quale si era aperto un caso. Poi la conferma, e poi ancora una nuova smentita.
Nato ad Agedabia, in Cirenaica, nel 1943, si forma come giovane ufficiale sotto il colonnello Gheddafi. Successivamente aderisce al movimento dei Liberi Ufficiali d’ispirazione egiziana, fondato da Gheddafi in Libia nel 1960 per rovesciare il re Idris I e prenderne il posto. Cosa che poi avviene con il colpo di stato militare del settembre 1969. Haftar raggiunge il grado di colonnello dell’esercito nel 1986, anno in cui viene segretamente inviato da Gheddafi a combattere nella guerra civile del Ciad, dove però è catturato insieme a trecento soldati. Di fronte alla palese sconfitta, Gheddafi dichiarerà di non aver mai schierato delle truppe libiche in Ciad e negherà di conoscere lo stesso Haftar, lasciandolo solo in mano alle autorità ciadiane.
È allora che gli Stati Uniti (che hanno in programma di rimuovere Gheddafi e che bombardano persino la sua residenza nell’aprile del 1986 mancando però l’obiettivo) liberano Haftar grazie ai servigi della CIA e nel 1990 lo portano negli Stati Uniti, dove vivrà a pochi chilometri dal loro quartier generale di Langley, Virginia.
A partire da questo momento, la CIA si serve di Haftar (che, secondo alcune fonti, ottiene il passaporto americano) per mantenere i legami con l’opposizione libica e per organizzare la rivolta contro Gheddafi, esplosa nel 2011. Sbarcato sulle coste libiche nel marzo di quell’anno, Haftar gioca un ruolo decisivo nel guidare i ribelli e la NATO nel rovesciare il colonnello.
Poi, come in un romanzo, il generale scompare nel nulla per ricomparire soltanto nel febbraio 2014, quando appare improvvisamente in tv in alta uniforme da generale, per fare una dichiarazione sghemba alla nazione in cui afferma di aver preso il potere. Dopo pochi giorni, lancerà la “Operazione Dignità” per cancellare manu militari le milizie islamiste che hanno preso il controllo di Bengasi. L’insuccesso dell’operazione militare lo porterà alla situazione di stallo attuale.
Negli ultimi anni Haftar ha comandato l’aviazione libica e altre unità dell’esercito post-rivoluzionario stanziate principalmente nell’est del Paese, con l’appoggio del parlamento di Tobruk, che non riconosce l’autorità di Tripoli. Ha goduto dell’appoggio dell’Egitto di Al Sisi, con il quale ha coordinato le incursioni dei caccia dell’aviazione egiziana in territorio libico, di Russia e Francia. Ha controllato gran parte della Cirenaica, compresi i ricchi giacimenti petroliferi del Golfo della Sirte, senza però riuscire ad avere la meglio sul suo rivale, il premier della Tripolitania designato dalle Nazioni Unite Faiez Al Serraj.
Adesso, con questo improvviso vuoto di potere, per la Libia si apre in ogni caso una fase ricca d’incognite. A cominciare dal giallo sulle dinamiche della scomparsa del generale.
Redazione
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