Siamo giunti a un momento topico nello scontro del jihad siriano. Al Qaeda, Stato Islamico e HTS, che prima era la filiale qaedista siriana, ora conducono un gioco fratricida a tre nei territori dove non sono ancora giunti gli assadisti. Quale futuro si prospetta per il Jihad in Siria?
1. FUORI DA IDLIB
Le difficoltà sempre più tangibili di HTS all’interno della loro roccaforte di Idlib, dove non riescono più a garantire la sicurezza dei propri sodali, alle prese con l’ala secessionista di al Qaeda, minacciati dal potente alleato turco e con gli assadisti alle porte, sono riscontrabili anche negli altri settori del teatro siriano dove il gruppo opera. Nel governatorato di Latakia, sulle montagne Turkmen, i gruppi Fursan al Iman e Ansar al Islam, sono passati all’azione e in un raid contro le SAA, hanno provocato circa 40 morti e hanno sequestrato diverse armi. Nel nord della provincia di Hama, il gruppo che si definisce pro al Qaeda dove sono confluite le ali più radicali di HTS, Tanzim Hurras al Deen, ha attaccato le posizioni del regime di Bashar al Assad e ha preso il controllo della collina di Tel Bazam. Questi recenti avvenimenti, che non hanno visto come protagonisti i miliziani di al Julani, rafforzano la narrativa delle critiche feroci rivolte all’organizzazione, descritta ormai come recalcitrante ad impugnare le armi contro i lealisti, più propensa a liberarsi il campo dalle opposizioni interne e a stringere accordi con i secolaristi turchi.
2. DARAA E L’ARRIVO DELLO STATO ISLAMICO
A Daraa HTS ha dovuto assistere impassibilmente alla resa delle varie fazioni ribelli che condividevano con il gruppo il controllo della regione. La lunga lista di rese senza condizioni e la successiva rotta dei ribelli contro le forze assadiste ha costretto Hayat Tahrir al Sham ad allinearsi con le prime, per non rimanere soli a fronteggiare le ultime, e a ripiegare nella provincia di Quietra. Nel mezzo della ritirata strategica di HTS, il gruppo jihadista Jaysh Khalid ibn Walid è confluito nello Stato Islamico. Se sul campo di battaglia siriano un’affiliazione tra le due organizzazioni era già esistente, come ampiamente dimostrato nella campagna delle SAA per riprendere il controllo dei sobborghi di Damasco, ha destato stupore l’unione mediatica che ha sancito l’ulteriore e definitivo salto di qualità nella collaborazione tra i due. In occasione della presa dei centri abitati di Hayt e Kharbat Yabla a ovest di Daraa, strappati proprio ai miliziani ribelli in fuga, lo Stato Islamico ha rivendicato la riuscita delle operazioni adducendone il merito alla nuova provincia dei fedeli di al Baghdadi, la Wilaya Hawran, dal nome con cui antichi romani e greci chiamavano la regione a ridosso del confino siro-giordano. Amaq News Agency, l’agenzia mediatica affiliata allo Stato Islamico, ha inoltre diffuso un video girato all’interno di Hayt dove gli ex membri di Jaysh Khalid ibn Walid, giurano fedeltà al Califfo di tutti i credenti e inneggiano alla creazione della nuova provincia.
3. HTS ARRANCA, AL QAEDA ATTENDE, LO STATO ISLAMICO COLPISCE
Gli avvenimenti recenti tra Idlib, Daraa e in altre regioni siriane confermano le difficoltà sempre più ingenti del gruppo HTS. Al Julani e soci, al momento, sembrano siano rimasti da soli. Lo Stato Islamico colpisce il gruppo duramente, puntando ad uccidere i suoi luogotenenti più importanti o a minare la fiducia dei foreign fighters che combattono nelle file di HTS, uccidendo anch’essi. Al Qaeda ormai ha iniziato a disegnarsi un nuovo futuro per la Siria dove non c’è spazio per Hayat Tahrir al Sham, anzi attende con ansia la deflagrazione finale del gruppo per ingrossare le proprie fila con i fuoriusciti dall’organizzazione. In questo frangente sarà determinante vedere come si comporteranno quei gruppi come TIP – Turkestan Islamic Party – e Katibat al Iman Bukhari, che si professano allineati ad al Qaeda ma che sul campo sono rimasti fedeli ad HTS, grazie ad un mix di lauti compensi economici e di velate minacce, riferiscono alcune fonti sul campo. Per sbloccare la situazione sembra che al Qaeda abbia inviato in Siria uno dei suoi pezzi da novanta con più esperienza alle spalle, uno dei pochi leader pre 11/09 ancora in vita. Sayf al Adl, egiziano come Ayman al Zawahiri, sembra sia stato mandato in Siria per supervisionare il nuovo progetto, e in parte anche per controbilanciare il sempre più influente network qaedista giordano. Al Qaeda in Siria ha tempo, vuole attendere con calma cosa ne sarà di HTS e vuole farsi trovare pronta per quando giungerà il suo momento. Lo Stato Islamico, al contrario, agisce con implacabilità non appena trova spazio sul campo. Consapevole del fatto che il futuro del gruppo, probabilmente, passa lontano dal Siraq.
Valerio Mazzoni
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