Moldavia
Europa
Suddivisa tra impero austriaco e russo, spezzettata in numerose regioni successivamente annesse al territorio rumeno, negli anni tra le due Guerre il territorio appartenne militarmente alla Romania e geograficamente alla regione russa della Bessarabia, per divenire poi una delle Repubbliche sovietiche alla fine del secondo conflitto mondiale. Nonostante la disgregazione dell’URSS e l'indipendenza del Paese dichiarata nel 1991, le forze militari russe non hanno lasciato il territorio moldavo e si sono collocate nella regione occidentale del fiume Dniester, sostenendo i separatisti della Transnistria – area al confine con l’Ucraina, abitata per lo più da russi e ucraini – ancora oggi Stato de facto indipendente ma non riconosciuto a livello internazionale. Dal 2001 al 2009 il potere è stato gestito dal partito comunista, con Vladimir Voronin come Presidente della Repubblica. Persa la fiducia del Parlamento a seguito di nuove elezioni politiche - che hanno visto affermarsi la coalizione liberaldemocratica - Voronin ha rassegnato le dimissioni e da allora sono state tentate tre nuove elezioni politiche e tre presidenti ad interim si sono avvicendati, fino al marzo del 2012, data in cui è stato riconfermato un governo di centro-sinistra, con la coalizione dell’AIE (Alliance for European Integration) ed eletto Nicolae Timofti a Presidente della Repubblica.
Dopo la dissoluzione dell’URSS, la Moldavia ha impiegato un decennio per riuscire a diventare un’economia indipendente. La trasformazione del mercato, da statalista a economico globale, sul modello liberista, è stata lenta, ma definitiva. Qualificata dalla agenzie di rating come economia stabile, la Moldavia – pur essendo uno tra i paesi più poveri dell’area russo-europea – presenta un interessante scenario imprenditoriale, con un costo del lavoro basso e un sistema normativo assolutamente a favore degli investimenti esteri. L’economia è fondamentalmente basata sull’agricoltura, che copre il fabbisogno nazionale e rappresenta anche la voce principale dell’export. Si importa energia, e le poche imprese locali si occupano della trasformazione di prodotti agricoli e del legno, con conseguente bisogno di investimenti che creino infrastrutture e poli produttivi. Questa la ragione per cui il governo ha favorito un clima attrattivo, emanando una Legge IDE tra le più interessanti nello scenario imprenditoriale globale. Dopo essere crollato del 6% nel 2009, il PIL ha avuto un incremento del 7% nel 2011, confermatosi stabile nel 2012, e con una previsione di crescita di 5 punti nel triennio 2013/2015. Le maggiori istituzioni finanziarie internazionali (BIRS, BERS e FMI) sostengono lo sviluppo del Paese: nel 2009 il FMI ha concesso un primo prestito – pari a 186 miliardi di dollari – e un altro nel 2010 (574 milioni).
Sebbene non vi siano criticità legate a fenomeni terroristici o ad altri rischi di natura sanitaria e ambientale, sussistono alcune questioni di non facile risoluzione, in primis la povertà del Paese, che si aggrava alla luce del complesso conflitto indipendentista, problematica che blocca la crescita economica dell’area transnistriana. Le elezioni del 2012 sembra abbiano portato un minimo di stabilità al Paese, ma lo scenario politico di lungo termine è incerto, e il sistema giudiziario appare scarsamente efficiente. Sono numerose, inoltre, le zone a rischio criminalità in prossimità delle frontiere e periferie urbane. Infine, la concussione rappresenta una criticità da non sottovalutare: il Paese è al 112° posto (su 174 nazioni) nella classifica stilata nel 2012 da Transparency International per il Corruption Perception Index.
Capitale: Chişinău
Ordinamento: Repubblica parlamentare
Superficie: 33.851 km²
Popolazione: 3.656.843
Religioni: ortodossi (98%)
Lingue: moldavo (ufficiale), russo
Moneta: leu moldavo (MDL)
PIL: 3.500 USD
Livello di criticità: Basso
Suddivisa tra impero austriaco e russo, spezzettata in numerose regioni successivamente annesse al territorio rumeno, negli anni tra le due Guerre il territorio appartenne militarmente alla Romania e geograficamente alla regione russa della Bessarabia, per divenire poi una delle Repubbliche sovietiche alla fine del secondo conflitto mondiale. Nonostante la disgregazione dell’URSS e l'indipendenza del Paese dichiarata nel 1991, le forze militari russe non hanno lasciato il territorio moldavo e si sono collocate nella regione occidentale del fiume Dniester, sostenendo i separatisti della Transnistria – area al confine con l’Ucraina, abitata per lo più da russi e ucraini – ancora oggi Stato de facto indipendente ma non riconosciuto a livello internazionale. Dal 2001 al 2009 il potere è stato gestito dal partito comunista, con Vladimir Voronin come Presidente della Repubblica. Persa la fiducia del Parlamento a seguito di nuove elezioni politiche - che hanno visto affermarsi la coalizione liberaldemocratica - Voronin ha rassegnato le dimissioni e da allora sono state tentate tre nuove elezioni politiche e tre presidenti ad interim si sono avvicendati, fino al marzo del 2012, data in cui è stato riconfermato un governo di centro-sinistra, con la coalizione dell’AIE (Alliance for European Integration) ed eletto Nicolae Timofti a Presidente della Repubblica.
Dopo la dissoluzione dell’URSS, la Moldavia ha impiegato un decennio per riuscire a diventare un’economia indipendente. La trasformazione del mercato, da statalista a economico globale, sul modello liberista, è stata lenta, ma definitiva. Qualificata dalla agenzie di rating come economia stabile, la Moldavia – pur essendo uno tra i paesi più poveri dell’area russo-europea – presenta un interessante scenario imprenditoriale, con un costo del lavoro basso e un sistema normativo assolutamente a favore degli investimenti esteri. L’economia è fondamentalmente basata sull’agricoltura, che copre il fabbisogno nazionale e rappresenta anche la voce principale dell’export. Si importa energia, e le poche imprese locali si occupano della trasformazione di prodotti agricoli e del legno, con conseguente bisogno di investimenti che creino infrastrutture e poli produttivi. Questa la ragione per cui il governo ha favorito un clima attrattivo, emanando una Legge IDE tra le più interessanti nello scenario imprenditoriale globale. Dopo essere crollato del 6% nel 2009, il PIL ha avuto un incremento del 7% nel 2011, confermatosi stabile nel 2012, e con una previsione di crescita di 5 punti nel triennio 2013/2015. Le maggiori istituzioni finanziarie internazionali (BIRS, BERS e FMI) sostengono lo sviluppo del Paese: nel 2009 il FMI ha concesso un primo prestito – pari a 186 miliardi di dollari – e un altro nel 2010 (574 milioni).
Sebbene non vi siano criticità legate a fenomeni terroristici o ad altri rischi di natura sanitaria e ambientale, sussistono alcune questioni di non facile risoluzione, in primis la povertà del Paese, che si aggrava alla luce del complesso conflitto indipendentista, problematica che blocca la crescita economica dell’area transnistriana. Le elezioni del 2012 sembra abbiano portato un minimo di stabilità al Paese, ma lo scenario politico di lungo termine è incerto, e il sistema giudiziario appare scarsamente efficiente. Sono numerose, inoltre, le zone a rischio criminalità in prossimità delle frontiere e periferie urbane. Infine, la concussione rappresenta una criticità da non sottovalutare: il Paese è al 112° posto (su 174 nazioni) nella classifica stilata nel 2012 da Transparency International per il Corruption Perception Index.