Ci si aspettava – senza dubbio con troppo ottimismo – un andamento e un esito diversi dell’incontro tra il presidente degli USA Donald Trump e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Ci si aspettava, ad esempio, che tra i due attuali responsabili dei governi neonazionalisti statunitense e italiano si instaurasse una discussione seria, dura, articolata in cui i due leader avessero l’occasione di esprimere i reali interessi nazionali. Così non è stato. Abbiamo assistito al solito rituale dei convenevoli dei meeting internazionali. Tuttavia, non è stato un incontro a somma zero. L’unico vincitore è stato Trump. D’altra parte lo stesso Conte ha dovuto riconoscere la grande capacità di negoziatore del presidente nordamericano e sostanzialmente la propria inadeguatezza. L’Italia ha perso una buona occasione per far valere i propri interessi nazionali. Peccato.
Eppure le condizioni c’erano. Ma non sono state affatto comprese. Giuseppe Conte, figura nuova del firmamento politico italiano ed europeo, forte di un governo che è l’espressione della maggioranza elettorale italiana, non ha compreso che l’incontro con Donald Trump doveva essere condotto su un piano di pari dignità, anche sbattendo i pugni sul tavolo. Una condotta, quella di non aver timore di usare anche toni duri, che , tutto sommato, si è dimostrata vincente in Europa (Salvini docet). Sarebbe stato certamente, nonostante tutto, apprezzato, non ultimo, anche dall’inquilino della Casa Bianca.
I punti dell’incontro
Veniamo ai punti più importanti dell’incontro. Prima di tutto quello geostrategico che interessa la NATO e i quadranti del Vicino e Medio Oriente e il Nord Africa. Questione NATO: Conte, capo di un governo cosiddetto sovranista, ha aderito, senza battere ciglio, alla richiesta del presidente del Paese egemone dell’Alleanza atlantica, di ridistribuire la spesa della difesa comune e quindi di far spendere ai paesi membri il 4% del PIL.
È vero, Conte non ha detto che l’Italia contribuirà con il 4%, ma sostanzialmente Conte ha riconfermato la sudditanza italiana alla politica militare degli USA, un vero e proprio atto di vassallaggio. Non una parola sulla opportunità di riconsiderare i termini dell’Alleanza nel quadro della indipendenza nazionale e del mutato scenario internazionale, a distanza di 73 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e di 69 dalla fondazione della NATO, una vera e propria gabbia militare a beneficio esclusivo degli USA e della sua politica di potenza.
Questione Afghanistan. Trump chiede a Conte di restare in Afghanistan e il premier italiano acconsente, senza obiettare, senza negoziare. Che ne penserà il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano?
Questione Iran. Il sovranista Conte si dice d’accordo con Trump riguardo alla limitazione della sovranità dell’Iran che non dovrebbe, secondo il Pentagono, dotarsi di energia nucleare; Conte fa finta di ignorare che le sanzioni all’Iran, imposte dagli USA per i propri esclusivi interessi di potenza globale, hanno contribuito a indebolire ulteriormente l’economia italiana, e contribuiscono, sul piano diplomatico, a creare tensioni tra Roma e Teheran.
Questione Nord Africa. Trump, al momento in disaccordo con Germania e Francia, punta sull’Italia per superare il nodo libico. Trump propone una codirezione USA-Italia per risolverlo. Giuseppe Conte acconsente senza ricordare al suo amico Donald Trump che il nodo libico è stato causato da una dissennata strategia guidata dagli USA e che dunque gli USA dovrebbero, almeno moralmente, lasciare libera l’Italia di esercitare la sua leadership in Nord Africa e, soprattutto, scegliersi gli opportuni alleati. Peraltro una codirezione USA-Italia è molto sbilanciata a beneficio, pare ovvio dirlo, della Potenza d’Oltreoceano. Vedremo che fine farà il gas libico.
Questione F35. Trump chiede a Conte di onorare l’impegno italiano sull’acquisto degli F35 e il presidente del Consiglio italiano acconsente, senza minimamente negoziare. Ignora forse che l’acquisizione degli F35 non è soltanto una scelta economica, ma soprattutto una scelta politica che vincola ulteriormente l’Italia alla obsoleta Alleanza atlantica?
Le questioni economiche
Passiamo ora alle questioni economiche.
Questione Energia. Trump sponsorizza il progetto TAP e Conte accetta, contravvenendo alle indicazioni del Movimento 5 Stelle, con la consapevolezza che tale accordo potrebbe aumentare le distanze tra Roma e Mosca.
Questione sanzioni contro la Federazione Russa. Conte, in ossequio alle direttive di Trump, concorda con il leader statunitense sul fatto che le sanzioni contro Mosca non possono al momento essere ritirate, e con inconsapevole cinismo si augura che «non colpiscano la società civile». Incredibile, ma vero.
Tiberio Graziani
Chiarman Vision & Global Trends, International Institute for Global Analyses
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