Sta facendo discutere in Danimarca la vicenda dell’imam della moschea “Al-Faruq” di Copenaghen Mundhir Abdallah, incriminato per un sermone pronunciato il 31 marzo 2017. L’imam che è cittadino danese all’epoca disse’: “Presto ci sarà un Califfato, che istigherà la shari’a di Allah e farà rivivere la Sunna del Suo Profeta, che condurrà la Jihad per amore di Allah, che unirà la nazione islamica dopo la sua disintegrazione, e che libererà la moschea di Al-Aqsa dal sudiciume dei sionisti, così che le parole del profeta Maometto si adempiranno: “Il giorno del giudizio non arriverà finché i musulmani non combatteranno contro gli ebrei e li uccideranno. rocce e alberi, ma le rocce e gli alberi diranno: “Oh musulmano, oh servo di Allah, c’è un ebreo dietro di me, vieni e uccidilo”. Lo stato a guida corretta, che istituirà la shari’adi Allah, unirà i servi di Allah, farà rivivere la nazione islamica, farà la Jihad contro i suoi nemici, libererà Gerusalemme, e sradicherà l’entità ebraica, quella base colonialista e crociata – che lo stato ben guidato verrà presto ad essere, è Allah che lo vuole”. In ogni caso Mundhir Abdallah non si è scomposto piu’ di tanto alla notizia della sua incriminazione anzi, ha raddoppiato le sue dichiarazioni di odio contro Israele: “Non trovo affatto strano che quelle autorità danesi mi sottopongano a processo per aver insistito sulla verità”. “La Palestina non è pronta per la spartizione o la contrattazione. L’unica soluzione per la Palestina è la Jihad. Non c’è altra soluzione. Il mio sermone non riguardava una setta o un popolo chiamato “gli ebrei”. Il sermone parlava di una terra occupata chiamata Palestina e di persone che occupavano quella terra, con l’aiuto e la sponsorizzazione dell’Occidente. Ora è accusato di “incitamento all’odio” ma cosa accadrà una volta condannato ? Andrà in carcere? Difficile, piu’ probabile una multa e qualche restrizione magari negli spostamenti o il divieto di pronunciare sermoni infuocati per un po’ di tempo. Nessuno pero’ crede che l’imam Mundhir Abdallah diventerà mai un cittadino danese leale e produttivo accettando il suo governo e le sue istituzioni. La sua pero’ non è certo un eccezione in Danimarca, nazione che negli anni, è stata particolarmente generosa nell’accoglienza di migranti economici e rifugiati di ogni tipo. Le politiche ultra-liberali danesi in materia di accoglienza hanno generato una serie di problematiche; per il “Danish Security and Intelligence Service”-DSIS) sono 125 le persone hanno lasciato la Danimarca per recarsi nel “Siraq” dal gennaio 2011, un quarto delle quali si troverebbe ancora in zona di guerra. Tra i foreign fighters partiti dalla Danimarca non mancano i convertiti danesi e le donne (10%). Quasi tutti si erano formati o convertiti nelle moschee salalfite di Copenhagen, Aarhus e Odense. Il gruppo piu’ numeroso è quello partito d Aarhus ( 22 persone) dove frequentavano la moschea “Grimhojvej” dove predica l’imam Abu Bilal Ismail anch’egli feroce antisemita.
Dopo anni di sottovalutazione del fenomeno islamista in Danimarca, esplose il caso della pubblicazione delle vignette satiriche del Profeta Maometto diffuse dal quotidiano danese “Jyllands Posten” nel settembre del 2005. Qualche mese dopo scoppio’ il finimondo in tutto il mondo e si fece sentire la furia islamista, in molti considerano questo episodio come la goccia che fece traboccare il vaso dell’intolleranza islamica; vennero assalite le ambasciate in diverse parti del mondo, ci furono violente manifestazioni di piazza, boicottaggi degli alimenti provenienti dai Paesi che avevano ospitato la pubblicazione delle vignette. Ma non solo, le proteste furono talmente violente che si superarono le 100 vittime. Ancora oggi i vignettisti vivono sotto scorta nonostante abbiano lasciato la professione e sono stati sventati diversi attentati contro di loro, l’ultimo nel 2015 nel quale morirono due persone. Oggi in Danimarca è tempo di realismo politico, passata la sbornia multiculturalista si contano i danni e si prendono le contromisure. Quella piu’ nota è il divieto di portare il velo islamico integrale negli spazi pubblici in vigore dal 1° agosto 2018. La legge prevede multe di mille corone danesi, (134 euro) che possono pero’ arrivare a 10mila corone in caso di reiterazione del reato. Il problema delle aree disagiate periferiche dove si sono sono formate società autoreferenti islamiche, è finalmente entrato nell’agenda di Governo, infatti la Danimarca sta introducendo una serie di leggi per regolamentare la vita in 25 enclave a basso reddito e fortemente musulmane. Tra le norme quella che che dice che a partire dall’età di 1 anno, i “bambini ghetto” cosi vengono chiamati, devono essere separati dalle rispettive famiglie per almeno 25 ore alla settimana, escluso il tempo del pisolino, per l’istruzione obbligatoria dei “valori danesi”, comprese le tradizioni di Natale e Pasqua e l’insegnamento della lingua danese . La mancata partecipazione al programma comporta l’interruzione dei pagamenti del welfare state. In Danimarca oggi non si parla piu’ di integrazione ma di assimilazione affinchè chi arriva accolto con generosità possa diventare un buon cittadino danese magari di religione musulmana o altre e non il contrario.
Stefano Piazza
Giornalista, attivo nel settore della sicurezza, collaboratore di Panorama e Libero Quotidiano. Autore di numerosi saggi. Esperto di Medio Oriente e terrorismo. Cura il blog personale Confessioni elvetiche.
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