Per capire meglio la vicenda della nave della Guardia Costiera Diciotti, alcune considerazioni sul Regolamento di Dublino, i diritti fondamentali e il fallimento delle trattative a Bruxelles.
1. LA VICENDA
Per i migranti a bordo della nave della Guardia Costiera Diciotti − attraccata al porto di Catania da lunedì 20 agosto − l’autorizzazione a sbarcare è giunta nella serata di sabato 25, dieci giorni dopo il salvataggio in mare. Nei giorni precedenti era stato concesso solamente lo sbarco dei migranti vulnerabili. Il Ministero dell’Interno aveva infatti affermato che lo sbarco sarebbe stato effettuato solo se altri Paesi europei avessero accolto i 177 migranti inizialmente a bordo della nave. Dopo giorni di trattative, l’Irlanda – che si è resa disponibile ad accogliere una ventina di persone − è l’unico Paese dell’UE che si è fatto avanti. L’Albania ha dato la disponibilità ad accoglierne altre venti: Paese candidato all’accesso nell’UE, in giugno era stato menzionato da più fonti come possibile “piattaforma di sbarco regionale” extra-UE, dove svolgere le procedure d’asilo di coloro che arrivano irregolarmente nell’Unione. I restanti migranti saranno presi in carico in Italia, e un centinaio di questi saranno accolti dalla Conferenza Episcopale Italiana.
2. DUBLINO E I DIRITTI FONDAMENTALI
La nave Diciotti, battente bandiera italiana, è da considerarsi territorio italiano. Secondo il Regolamento di Dublino, sarebbe stato dovere dell’Italia − in quanto Paese di primo ingresso nell’UE − farsi carico dell’accoglienza e dell’esame delle richieste d’asilo dei migranti a bordo della Diciotti. Infatti il programma europeo di ricollocazione a favore dell’Italia non è più attivo e, in occasione del Consiglio Europeo di giugno, gli Stati Membri hanno dichiarato di volersi impegnare nella ricollocazione esclusivamente su base volontaria. Il fatto che l’autorizzazione a sbarcare sia giunta solo sabato pone anche alcuni seri problemi di compatibilità con quanto previsto dal nostro ordinamento in materia di diritti fondamentali. Il Garante Nazionale dei detenuti ha osservato che la condizione di privazione di libertà di fatto in assenza di un provvedimento giuridico, al quale sono stati costretti i migranti, potrebbe configurarsi come violazione della Costituzione e della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU). Il Garante ha anche posto l’attenzione sulle difficili condizioni materiali e igienico-sanitarie sulla nave, che potrebbero essere considerate trattamento inumano e degradante, in violazione della CEDU. Infine, ha affermato che impedire ai migranti di accedere alla procedura di asilo – com’è successo per giorni – costituisce una violazione della Convenzione di Ginevra. Sulla vicenda indaga la Procura di Agrigento.
3. IL FALLIMENTO A BRUXELLES: TRA NARRATIVA E REALTÀ
Venerdì 24 agosto si è tenuta a Bruxelles una riunione informale tra una dozzina di Stati membri “volenterosi” per discutere di politiche di gestione degli sbarchi e delle responsabilità di asilo. L’incontro non ha dato i risultati sperati per quanto riguarda la nave Diciotti. Questo perché i Governi europei – oltre a non voler cedere a ricatti – non sono intenzionati ad appoggiare una gestione improvvisata dell’accoglienza e delle responsabilità d’asilo a seguito di un’operazione di salvataggio. Anche la stessa Commissione Europea spinge perché si trovino soluzioni politiche strutturali e di lungo termine. Queste riguarderebbero la riforma del Regolamento di Dublino, su cui però l’Unione non riesce a fare passi avanti a causa della riluttanza di alcuni Stati membri verso politiche solidali in materia di immigrazione. Tra questi l’Ungheria, con cui il nostro Ministero dell’Interno cerca di fare asse, nonostante sia la stessa Farnesina a osservare che i due Paesi abbiano visioni differenti in tema di politiche migratorie. Infine, probabilmente, un altro elemento ha fatto sì che la richiesta italiana di accogliere i migranti della Diciotti rimanesse inascoltata: secondo i dati del Ministero dell’Interno, gli arrivi in Italia sono diminuiti dell’80% rispetto all’anno scorso (a seguito di politiche e accordi, come quello Italia-Libia del 2017, intesi a ridurre i flussi migratori nel Mediterraneo centrale).
Sara Verduci
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