È iniziato qualche giorno fa presso la Corte d’Assise di Alessandria il processo a Lara Bombonati grafica pubblicitaria e foreign fighter italiana di 26 anni, rinviata a giudizio per associazione con finalità di terrorismo. Lara Bombonati era stata arrestata nella notte tra il 24 e 25 giugno del 2017 a Tortona (Alessandria) poco prima che tentasse di raggiungere nuovamente la Siria per “morire da martire”. Per farlo Lara Bombonati che è accusata di essere una delle staffette del leader di Al Qaeda Abu Munir, califfo del gruppo “Hayat Tahrir Al Sham” in Siria, necessitava di trovare un nuovo marito che la donna aveva trovato sul web. Il prescelto anch’egli estremista islamico, viveva non a caso a Molenbeek (Belgio). La donna che fino al 2011 anno nel quale conobbe e si convertì all’islam il 20enne siciliano Francesco Cascio (con il quale si sposò nel 2012), ebbe una vita normalissima a Garbagna paese di settecento anime in provincia di Alessandria.
«Il martire non soffre quando muore. Lo ha detto Allah. Sente come il pizzicore di una formica» (Lara Bombonati)
Diversa la storia di Francesco Cascio; il giovane siciliano si convertì durante l’adolescenza e rimase sempre un ragazzo complesso chiuso nel suo mondo e con un unico interesse, la religione islamica. La giovane coppia grazie a tre ragazzi italiani di Genova amici del jihadista genovese Giuliano Ibrahim Delnevo morto nei dintorni di Aleppo (Siria) il 12.01.2013 e già conosciuti dalle autorità giudiziare per il loro radicalismo, entrarono in contatto con la moschea di Tortona, isolandosi progressivamente dalle rispettive famiglie. Lara che adottò il nome “Khadija, all’epoca, usciva di casa solo con il marito che portava la barba incolta tipica dei salafiti, indossando il “niqab”. In un periodo di tempo molto breve i due si radicalizzarono al tal punto che nei primi mesi del 2014 il trapanese Cascio che morirà in battaglia in Siria nel 2016, si trasferì in Turchia mentre Lara Bombonati lo raggiungerà in estate. Nel Febbraio del 2017 Lara Bombonati venne arrestata dalla polizia turca che dopo averla espulsa la mise sul primo volo per l’Italia e il resto è storia nota. La prossima udienza si svolgerà il prossimo 10 dicembre 2018 data nella quale dove verranno ascoltati in aula alcuni suoi parenti, e verranno analizzati i tabulati delle utenze telefoniche. La buona notizia è che Lara Bombonati durante la lunga carcerazione preventiva sembra aver ritrovato maggiore serenità, da qualche tempo sembra non essere piu’ in preda alle idee estreme che hanno fatto deragliare la sua giovane esistenza.
Per un processo che inizia ad Alessandria, uno a Genova è arrivato alla fine. È infatti terminato il processo al pericolosissimo 30enne marocchino Nabil Benamir, condannato con rito abbreviato (e relativo sconto di un terzo della pena) a 5 anni e 10 mesi “per associazione internazionale con finalità di terrorismo”. Nell’agosto del 2017 Nabil Benamir che all’epoca viveva a Genova in una casa popolare occupata abusivamente, venne arrestato per maltrattamenti nei confronti della ex compagna. Fu un vero colpo di fortuna per gli inquirenti perché contestualmente, divenne oggetto di approfondimento all’interno dell’operazione antiterrorismo “Over the Web” che mise in risalto l’atissimo grado di pericolosità dell’uomo che è anche molto abile con la tecnologia.
Emerse cosi’ che il nome di Nabil Benamir era presente nel database Sis (Shengen Information System) come “esponente di rilevo dello Stato islamico in Iraq e in Siria rientrato in Europa per addestrare altri membri alla fabbricazione e all’utilizzo di esplosivi”.
«Al massimo ti danno 4 o 5 anni, poi da qualche parte torneremo, Isis tornerà… un’ora e mezza e sono in Spagna e li vado a cercare uno a uno, ci sarà solo il coltello». (Nabil Benamir intercettazione, ambientale nel carcere “Giovanni Bacchiddu” di Sassari)
Nabil Benamir era pronto a colpire, nel suo smartphone e in un suo computer furono rinvenuti appunti e schemi inequivocabili su come investire la folla (come fece Mohamed Lahouaiej Boulel a Nizza il 14 luglio 2016), e su come fosse entrato in possesso delle tecniche per costruire bombe artigianali. Non era affatto isolato, aveva intessuto rapporti con terroristi islamici presenti in Germania, Francia, Spagna e Nord Italia con i quali era in contatto e con i quali si scambiava opinioni condividendo obbiettivi e progetti criminali. Nabil Benamir è un irriducibile, lo ha dimostrato piu’ volte nel carcere di Sassari dove ha anche guidato una rivolta in nome dello Stato islamico. Nelle carceri italiane soffia forte il vento della jihad visto che il numero dei soggetti radicalizzati è cresciuto del 40% nell’ultimo anno. Coloro che sono ritenuti pericolosi sono passati da 365 a 510 e molti di loro nel giro di pochi anni, usciranno dal carcere. Fortunatamente la legislazione italiana consente l’espulsione immediata un fatto che innegabilmente protegge la sicurezza nazionale sperando che basti.
Stefano Piazza
Giornalista, attivo nel settore della sicurezza, collaboratore di Panorama e Libero Quotidiano. Autore di numerosi saggi. Esperto di Medio Oriente e terrorismo. Cura il blog personale Confessioni elvetiche.
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