Il 22 febbraio il Presidente Omar al-Bashir ha proclamato lo stato di emergenza della durata di un anno. Le manifestazioni in piazza non accennano a diminuire
1. La contromossa di al-Bashir
Venerdì 22 febbraio il Presidente sudanese Omar al Bashir ha annunciato l’entrata in vigore dello stato di emergenza della durata di un anno. Bashir ha dichiarato che si tratta di una manovra obbligata, volta a ridare stabilità e credibilità internazionale al Paese, scosso dalle violente proteste esplose lo scorso 19 dicembre. Contestualmente, il Presidente ha sciolto l’esecutivo, nominando come nuovo Primo Ministro Mohamed Tahir Eila, e come vicepresidente Awad Ibnouf (ex ministro della difesa). Il Presidente ha provvisoriamente scelto 16 militari e 2 agenti del NISS (National Intelligente and Security Service), come governatori delle 18 province sudanesi. Il repentino cambio ai vertici ha immediatamente allertato i manifestanti che sono scesi nuovamente in piazza per chiedere le dimissioni del Presidente.
Fig. 1 – Omar al-Bashir durante il discorso tenuto a Khartoum lo scorso 22 febbraio, durante il quale ha annunciato lo stato di emergenza
2. Cosa prevede lo stato d’emergenza?
La dichiarazione dello stato di emergenza ha avuto come immediata conseguenza un inasprimento delle misure adottate per sedare le proteste. Domenica 24 febbraio, le forze dell’ordine sudanesi hanno sparato gas lacrimogeni e proiettili contro i manifestanti in diversi luoghi della capitale Khartoum, ferendo almeno 3 persone. La polizia ha fatto irruzione nel campus di scienze mediche e tecnologiche (UMTS), picchiando e arrestando decine di studenti. Il Presidente ha vietato ogni manifestazione non autorizzata, legittimando i militari a irrompere ovunque si stiano svolgendo attività sospette ed effettuare perquisizioni corporali. Vietato l’utilizzo dei social media per esprimere dissenso, così come il blocco delle strade e l’arresto del traffico non autorizzati. Sarà possibile acquistare e vendere valuta estera solo attraverso canali ufficiali. Il Presidente ha inoltre creato un nuovo tribunale e nominato un procuratore speciale per vigilare sull’attuazione dello stato d’emergenza: la violazione di queste norme prevede fino a 10 anni di prigione.
Fig. 2 – Durante le proteste in atto a Khartoum, capitale del Sudan, la polizia ha avuto ordine di lanciare lacrimogeni sui manifestanti
3. Bashir lascia la guida del partito, ma non la Presidenza
Venerdì 1 marzo al-Bashir ha lasciato la guida del partito al governo, il National Congress Party, a Ahmed Mohamed Haroun. Haroun, ricercato dalla Corte Penale Internazionale per crimini di guerra commessi in Darfur, era stato eletto vice presidente del partito nell’ultima settimana. Lo stesso Presidente è oggetto di un mandato di arresto emesso dall’ICC nel 2008. Intanto il Sudan è entrato ufficialmente nel quarto mese consecutivo di proteste: i manifestanti continuano a richiedere le dimissioni immediate del Presidente, ma al-Bashir ha dichiarato che non lascerà la carica almeno fino alle prossime elezioni, previste per il 2020.
Caterina Pucci
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