Il califfato è stato sconfitto. “Abbiamo preso il controllo del 100 per cento del territorio”, ha annunciato il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. “Continuavate a sentire della liberazione del 90 per cento del suo territorio, poi del 92 per cento. Adesso, è tutto sotto controllo”.
Una dichiarazione, quella del capo di Stato americano, che ha colto di sorpresa anche i militari sul campo, creando qualche sconcerto. La smentita da parte delle Forze democratiche siriane (Sdf), sostenute dalla coalizione internazionale a guida americana, non si è fatta attendere.
Secondo il portavoce delle forze curde, Adnan Afrin, mancano decisioni definitive sui prossimi passi. Rami Abdulrahman, direttore dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, è dello stesso avviso e va ripetendo che l’affermazione di Trump “non corrisponde a verità”.
Anche Zana Amedi, portavoce dell’Unità di protezione popolare curda (Ypg), ha smentito le dichiarazioni del presidente americano, affermando che la battaglia non finirà prima di una settimana. Secondo Amedi, “l’Isis non si sta arrendendo, né sta semplicemente deponendo le armi. Al contrario, si sta preparando per l’ultima resistenza”.
L’ultimo bastione dell’Isis
Nelle ultime settimane, la battaglia contro lo Stato islamico si è inasprita, concentrandosi nel villaggio di Baghouz, l’ultima enclave dei jihadisti.
Nonostante le forze curde, sostenute dalla campagna aerea della coalizione internazionale, abbiano relegato i combattenti dell’Isis in un lembo di territorio, centinaia di terroristi si rifiuterebbero ancora di arrendersi. Alcuni fedeli del califfato si sarebbero rifugiati anche fuori dal villaggio, nel deserto siriano di Badia.
Le operazioni contro l’organizzazione terroristica hanno subito una battuta di arresto negli ultimi giorni, a causa della necessità di evacuare le migliaia di civili presenti nell’enclave. Il 28 febbraio, in concomitanza con le dichiarazioni di Trump, le Forze democratiche siriane (Sdf) hanno annunciato di essere pronte per l’assalto finale, una volta concluse le operazioni di allontanamento dei civili.
Secondo le stime delle forze curde, nell’area ci sarebbero ancora circa duemila civili. Tuttavia, la variabilità di queste informazioni ha confuso sia le organizzazioni umanitarie che operano sul campo sia le forze militari, impedendo di determinare con certezza il termine ultimo delle operazioni di evacuazione.
Diverse valutazioni?
Non è chiaro se le dichiarazioni di Trump siano da intendere in senso ampio o se indichino una discrepanza nella valutazione della reale situazione sul campo.
Secondo il New York Times, il presidente americano sarebbe ansioso di annunciare la sconfitta definitiva dello Stato islamico fin dalla sua decisione di ritirare le truppe Usa dalla Siria, resa pubblica nel dicembre scorso.
Ai primi di febbraio, il presidente era tornato sull’argomento, affermando di aspettarsi nel giro di una settimana la comunicazione del tracollo dell’Isis in Siria.
In ogni caso, la sconfitta definitiva a livello territoriale dell’organizzazione terroristica potrebbe non coincidere con la fine della minaccia jihadista.
Nelle ultime settimane, migliaia di combattenti dell’Isis hanno lasciato le zone di guerra, confondendosi tra i civili. Molti continuano a nascondersi nel deserto al confine tra Siria e Iraq, forse aspettando il momento giusto per riaggregarsi in una nuova forma. Altri hanno abbandonato l’ex territorio del califfato per dare man forte in altre conflitti o per tornare, come cellule dormienti, nei Paesi di origine. Il rischio di una nuova ricomposizione delle forze rimane alto.
Laura Cianciarelli
articol pubblicato su gliocchidellaguerra.it
Redazione
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