Secondo l’agenzia governativa India’s Enforcement Directorate (ED), il medico indiano 53enne Zakir Naik, uno dei predicatori islamici più radicali e famosi al mondo, avrebbe riciclato 28 milioni di dollari ricevuti da “fonti sospette”. Con questi soldi, secondo l’agenzia investigativa indiana per i crimini finanziari, Zakir Naik avrebbe investito nell’acquisto dell’edificio della scuola internazionale islamica a Chennai, di 10 appartamenti, 2 palazzi e relativi terreni a Pune e Mumbai (India) e avrebbe 10 conti bancari a lui riconducibili. Per alcuni media indiani, il predicatore avrebbe anche propietà immobiliari a Dubai e in Inghilterra, precisamente a Londra, dove però dal 2010 non può entrare in quanto responsabile di “comportamemti inaccettabili”. In un secondo tempo è arrivato anche l’altro capo di imputazione per il predicatore salafita indiano, che vive in esilio in Malesia dal 2017. L’accusa è di “diffondere discorsi di incitamento all’odio e incitamento al terrorismo”. Zakir Naik ha respinto le accuse, ma non ha ancora fornito chiarimenti sull’enorme patrimonio accumulato in questi anni. In particolare, non avrebbe ancora spiegato l’origine della sua ricchezza.
Chi è Zakir Naik?
Zakir Abdul Karim Naik teorizza la “supremazia islamica” ed è nato nel 1965 a Mumbai (India). Medico chirurgo fin dagli anni 90, è attivo come predicatore islamico insieme alla moglie Farhat Naik. Da qualche tempo anche il figlio Fariq, che si veste esattamente come il padre e che sta studiando in Arabia Saudita, tiene sermoni nei quali per le movenze e il tono della voce assomiglia sempre di più al padre. Zakir Naik ha costruito dal nulla un vero e proprio impero che ruota intorno alla Islamic Research Foundation e a “Peace TV”, canale televisivo che trasmette da Dubai e che conta 200 milioni di telespettatori in tutto il mondo. L’approccio fondamentalista alla religione islamica di Zakir Naik gli ha creato molti problemi in India e in diversi Paesi del sub continente indiano. In Bangladesh è accusato di aver ispirato uno degli uomini armati dietro un attacco del 2016 a Dhaka a un caffè, in cui sono morte 22 persone. Il suo canale tv, che trasmette in inglese, urdu e bangla, è stato oscurato. Il predicatore è bandito in Inghilterra, Canada, India (dove è anche ricercato) e Bangladesh. È molto amato invece in Malesia, dove vive dal 2017, e in Arabia Saudita, Paese che nel 2015 lo ha insignito del riconoscimento “King Faisal International Prize for Service to Islam”. Secondo alcuni media della regione, Zakir Naik sarebbe anche in possesso del passaporto saudita concessogli durante un lungo soggiorno a Riad. Qualche settimana, fa a ridosso degli attenti di Pasqua, due dei più importanti operatori televisivi via cavo dello Sri Lanka, “Dialogue” e ” SLT ”, hanno cancellato dai loro canali tutte le trasmissioni di “Peace Tv” e i sermoni di Zakir Naik. Il predicatore salafita indiano, che si presenta sempre in giacca e cravatta e copricapo bianco, si è recato più volte a Colombo per convertire e predicare l’islam nella sua forma più estrema. Oggi, anche se il governo di Colombo non lo ha bandito, l’aria per lui e la sua organiozzazione si è fatta davvero pesante.
Le minacce di morte e la taglia per chi lo decapita
Un gruppo sciita indiano che si definisce “le Tigri Hussaini” nel 2016 ha messo una taglia di 22.000 dollari sulla testa di Zakir Naik dopo averne bruciato le immagini in pubblico. «Naik è un “khalnayak”(cattivo). Ha insultato il Profeta dell’Islam e chiunque lo uccidesse sarebbe ricompensato non solo nella vita [e oltre], ma otterrebbe anche una ricompensa in denaro da noi», ha scritto su Facebook un religioso. In precedenza un altro esponente religioso e leader di “Vishva Hindu Parishad – organizzazione indù nazionalista di destra – ha annunciato una ricompensa di 72.000 dollari per chiunque sia disposto a decapitare Zakir Naik.
Stefano Piazza
Giornalista, attivo nel settore della sicurezza, collaboratore di Panorama e Libero Quotidiano. Autore di numerosi saggi. Esperto di Medio Oriente e terrorismo. Cura il blog personale Confessioni elvetiche.
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