Il Governo degli Stati Uniti ha ricevuto dai servizi segreti l’informazione di un ampliamento del programma di missili balistici dell’Arabia Saudita avvenuto grazie all’aiuto della Cina. Riad non potrebbe acquistare i missili balistici dagli Stati Uniti per via del regime di non proliferazione nel settore missilistico stabilito nel 1987, patto informale necessario a impedire la vendita di missili capaci di trasportare armi di distruzione di massa. Secondo l’intelligence statunitense, Riad avrebbe tuttavia potenziato le infrastrutture e la tecnologia missilistiche attraverso recenti acquisti dalla Cina.
La notizia arriva da un’esclusiva della Cnn. Il report lancia un serio allarme perché è una prova della proliferazione di missili balistici in Medio Oriente e dunque un serio pericolo per gli equilibri dell’area, soprattutto considerati lo scontro tra Riad e Teheran e le politiche di Trump volte a contenere la Repubblica Islamica. L’Amministrazione Trump in un primo momento ha tenuto per sé le informazioni classificate non divulgandole ai membri del Congresso, suscitando di conseguenza le ire dei democratici. I rappresentanti blu al Congresso hanno accusato il presidente di tenerli all’oscuro di informazioni molto delicate che invece il Capo della Casa Bianca avrebbe dovuto riferire. La critica rivolta all’Amministrazione Trump è aver dato così un consenso tacito all’Arabia Saudita. Nonostante la condanna arrivata sia dal fronte democratico che repubblicano in merito all’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi e lo stop a parte del supporto Usa fornito a Riad nella guerra in Yemen, la Casa Bianca sta allineando le proprie priorità strategiche a quelle saudite. Lo dimostra anche la scelta di vendere a Riad miliardi di dollari in armi ed equipaggiamento militare, scelta a cui il Congresso aveva cercato di opporsi. L’Amministrazione Trump a fine maggio ha stabilito la vendita di armi a diversi Paesi, inclusi Arabia Saudita ed Emirati, perché facciano da “deterrente” all’“influenza maligna” dell’Iran in Medio Oriente. Vendite dal valore di oltre 8 miliardi di dollari utili agli alleati Usa a «difendersi dall’Iran», come ha spiegato il capo della diplomazia Mike Pomeo.
Pochi giorni fa era emerso che Trump aveva concesso due autorizzazioni a delle società statunitensi per condividere informazioni sensibili sul nucleare con il regno saudita subito dopo la morte di Jamal Khashoggi, avvenuta ad ottobre nel consolato saudita a Istanbul. Tali autorizzazioni sono tra quelle che il presidente americano ha concesso a partire dal 2017 e sono parte delle trattative per più ampio accordo tra Washington a Riad realtivo allo sviluppo del primo reattore nucleare in Arabia Saudita. Ad aprile 2019 un report di Reuters aveva svelato le sinergie nascoste fra Trump e i sauditi sul nucleare: l’Amministrazione Trump avrebbe condotto in segreto le trattative per un più vasto accordo con Riad mirato alla fornitura di tecnologia nucleare, accordo che punterebbe alla costruzione in Arabia Saudita di almeno due centrali. Il presidente Usa sta fondando sul cemento l’alleanza con Riad e reagisce ai timori sauditi in merito alle intenzioni di Teheran, che lo scorso 8 maggio ha annunciato di voler riprendere in parte il programma nucleare in risposta alle sanzioni americane e alla violazione dell’accordo del 2015 da parte degli Usa. Due giorni dopo l’annuncio, gli Stati Uniti hanno inviato le proprie portaerei nel Golfo e disposto il dispiegamento di bombardieri B-52 nella regione, elevando il livello dello scontro con l’Iran. Trump, inoltre, appoggia la linea dei sauditi in Libia, fonte in cui Emirati Arabi e Arabia Saudita sono schierati a fianco delle truppe del generale Haftar.
L’acquisto di missili balistici dalla Cina non è una novità per l’Arabia Saudita, diversi report avevano rivelato che Riad ne avrebbe acquistati dal 2007. Il potenziamento del programma di missili balistici appare ancora più allarmante se si ricordano le parole pronunciate dal principe ereditario saudita Mohammed bin Salman nel 2018. Mbs aveva detto che il regno avrebbe cercato di ottenere un’arma nucleare nel caso in cui l’avesse fatto l’Iran. «Senza alcun dubbio – aveva detto il principe – se l’Iran sviluppasse una bomba nucleare, noi ne seguiremo l’esempio il prima possibile».
Erminia Voccia
Giornalista professionista, campana, classe 1986, collabora con Il Mattino di Napoli. Laurea magistrale in Relazioni Internazionali presso l’Università “L’Orientale” di Napoli. Master in giornalismo e giornalismo radiotelevisivo presso Eidos di Roma. Appassionata di Asia.
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