Il 16 luglio Ursula Von der Leyen, designata dal Consiglio Europeo per diventare presidente della Commissione Europea, ha ottenuto la “fiducia” ed è stata confermata presidente della Commissione dal Parlamento Europeo. Il ministro della difesa tedesco ha ottenuto 383 voti favorevoli dagli europarlamentari ed è la prima presidente donna della Commissione Europea. Von der Leyen aveva bisogno di 376 voti per essere eletta, ne ha avuti solo pochi in più rispetto alla maggioranza assoluta. Prima della votazione di ieri era parso che il voto dei popolari, socialisti e liberali non sarebbe stato sufficiente e che la tedesca avrebbe avuto bisogno del voto dell’estrema destra. La conferma di Von der Leyen era parsa addirittura in bilico alla vigilia del voto dell’Europarlamento. Infatti, per la sua elezione pare sia stato decisivo anche il voto di alcuni partiti euroscettici. Il successo della tedesca non sembrava scontato visto che alcuni membri socialisti e del gruppo Renew avevano espresso la loro contrarietà a questa nomina. Renew Europe ha poi votato a favore. Hanno espresso il sostegno a Von der Leyen il M5S e Diritto e Giustizia e il partito di estrema destra polacco parte dei Conservatori e Riformisti (ECR), anche se non saranno inclusi nella nuova maggioranza. La Lega, del gruppo Identità e Democrazia, ha votato a sfavore, come ha fatto del resto Fratelli d’Italia, parte nell’ECR. Quali sono i gruppi politici nei quali confluiranno gli eurodeputati della IX legislatura, scrive Luca Rosati:
Le forze europeiste
Il gruppo politico più numeroso della nuova legislatura sarà rappresentato dal Partito Popolare Europeo (Ppe). Composto da 182 deputati e presieduto dal tedesco Manfred Weber è il gruppo politico più numeroso dal 1999. Al suo interno troviamo forze politiche storiche come la Cdu tedesca, i popolari spagnoli, i repubblicani francesi e i membri di Forza Italia.
L’altro gruppo più “importante” è quello dell’alleanza progressista di socialisti e democratici (S&D). Rispetto alle elezioni del 2014 ha perso una trentina di deputati ma, con i suoi 154 eletti, resterà il secondo gruppo dell’emiciclo. Il presidente è la spagnola Iratxe Garcìa Perez. Le forze principali che lo compongono sono il partito democratico italiano, quello socialista operaio spagnolo e quello social-democratico tedesco.
La terza forza politica sarà quella dei liberali di Renew Europe (ex ALDE). Dei 108 deputati eletti, 21 appartengono alla forza politica francese La République en marche del Presidente Emmanuel Macron. Distante numericamente dai popolari e socialisti, i liberali giocheranno un ruolo fondamentale nella prossima legislatura; soprattutto in virtù del fatto che le due forze storiche popolari e socialisti non rappresentano più la maggioranza assoluta. Anche in questa legislatura, i liberali non potranno contare sull’apporto di un partito italiano poichè +Europa (a guida Bonino – Della Vedova) non è riuscita a superare la soglia del 4% alle ultime elezioni. Inoltre, le negoziazioni per legare i 5stelle al gruppo liberale non sono andate a buon fine.
Gli altri gruppi politici
La sinistra europea ha ottenuto dei risultati in chiaro scuro. Se è vero che i cittadini europei si dimostrano sempre più sensibili alle tematiche ambientali ed ecologiche, è altrettanto vero che la sinistra radicale attraversa una crisi di rappresentanza.
Il gruppo dei Verdi/alleanza Libera europea ha eletto 74 eurodeputati con un forte aumento rispetto ai 51 della precedente legislatura. E’ al momento il quarto gruppo al parlamento europeo, ma potrebbe retrocedere a quinto qualora perdesse l’apporto della numerosa compagine britannica green, all’indomani di Brexit. Il gruppo confederale della sinistra unitaria europea/sinistra verde nordica (GUE/NGL), con i suoi 41 eletti, invece sarà il più piccolo dell’emiciclo.
Sull’altro fronte il desiderio di Matteo Salvini di creare una maggioranza a trazione sovranista transnazionale non è riuscito. Le principali forze nazionaliste, infatti, non sono riuscite a compattarsi in un unico schieramento. Il gruppo delle nazioni e delle libertà ha cambiato nome ed è diventata Identità e democrazia. Il gruppo ha comunque avuto una impressionante crescita passando dai 37 eurodeputati della scorsa legislatura ai 73 attuali grazie alla crescita esponenziale della Lega (28 parlamentari) e Rassemblement National francese (22 eletti).
L’altro gruppo di destra sarà rappresentato dai Conservatori e riformisti europei (ECR). Composto da 62 membri, al suo interno racchiude i conservatori britannici, i polacchi di Diritto e giustizia e Fratelli d’Italia.
Un particolare di questa legislatura è dato dalla consistenza numerica dei non iscritti. 57 eurodeputati, tra cui troviamo i 14 eurodeputati del Movimento 5 stelle, hanno scelto di non aderire o non sono riusciti a collocarsi, per il momento, in alcuno dei 7 gruppi politici.
Diverse saranno le sfide alle quali gli eurodeputati, assieme alle altre istituzioni e agli Stati membri, dovranno dare una risposta. La riforma della legislazione in materia di immigrazione, la lotta al cambiamento climatico, il rilancio dell’integrazione europea, il rapporto con i nazionalismi, disinformazione e minacce ibride (soprattutto se cyber) e la costruzione del pilastro sociale europeo: sono solo alcuni dei temi che il nuovo Parlamento dovrà affrontare.
Il binomio di potere popolari/socialisti si è oramai concluso. Nella prossima legislatura le due storiche famiglie politiche del Vecchio Continente dovranno coinvolgere il più possibile i liberali e/o i verdi per imprimere quella spinta riformista europea da più parti invocata.
Un altro aspetto da considerare riguarda la vicenda Brexit. Al più tardi il 31 ottobre, secondo i termini del Consiglio Europeo di aprile, il Regno Unito dovrebbero ufficialmente abbandonare l’UE. Per questa ragione i deputati dovrebbero passare a 705 membri. Una volta ritornata a un’Unione a 27, i posti britannici saranno ripartiti tra gli altri Stati europei. L’Italia dovrebbe vedersi attribuita 3 seggi aggiuntivi.
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