In attesa del G7 di questo fine settimana a Biarritz, in Francia, Boris Johnson ha incontrato Angela Merkel ed Emmanuel Macron. Dalla cancelliera tedesca il neo premier britannico ha ottenuto trenta giorni di tempo per evitare l’uscita del Regno Unito dall’Ue senza un accordo, scenario che potrebbe verificarsi dopo il 31 ottobre 2019. Merkel ha quindi aperto a Johnson, ma ha scaricato su di lui la responsabilità di trovare una soluzione praticabile per il divorzio dall’Ue. Boris Johnson cerca un compromesso anche con Macron, che tuttavia ha ribadito il suo secco no alla riapertura del negoziato. Emmanuel Macron ha escluso la possibilità di riconsiderare il “backstop”. Non negoziabili, per il presidente francese, sia il nodo della “backstop” sia il resto dell’accordo negoziato da May. A Biarritz il primo ministro britannico vedrà Donald Trump, a margine del vertice, dove i due capi di Stato potrebbero discutere i termini di un accordo di libero scambio, accordo che secondo Macron non risolleverà il Regno Unito dalle conseguenze economiche dell’uscita dall’Unione Europea.
Scrive Maurizio Stefanini:
Trump manifesta il suo appoggio a Boris Johnson, dopo l’ennesimo “niet” che il primo ministro britannico ha ricevuto da Bruxelles sulla Brexit. «Grande discussione con Johnson. Abbiamo parlato della Brexit e di come procedere rapidamente con un accordo di libero scambio. Non vedo l’ora di incontrarmi con Boris questo fine settimana al G7 in Francia», ha twittato il presidente Usa. Un portavoce dell’ufficio di Johnson ha dichiarato che i due leader «hanno discusso delle questioni economiche e delle relazioni commerciali e il primo ministro ha aggiornato il presidente sulla Brexit». Per ora, l’appoggio è puramente simbolico. Ma serve a rincuorare Johnson dopo l’ennesimo scontro con il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. Oggetto della disputa il “backstop”: la “soluzionedi default”che supplirebbe alla possibile mancanza di un accordo doganale definitivo ad hoc, da negoziare dopo la Brexit, che vincolerebbe Londra alle norme commerciali europee senza alcuna possibilità di rinuncia unilaterale. «Impraticabile, antidemocratico e incompatibile con la sovranità britannica», lo ha definito Johnson nella lettera inviata a Tusk. Se venisse rimossa, ha però aggiunto il primo ministro,l’accordo verrebbe facilmente approvato dal Parlamento britannico entro il 31 ottobre, data oltre la quale in assenza di ulteriori rinvii o intese vi sarà una Brexit “no deal”. «Il backstop sta a garanzia del fatto che una frontiera fisica sarà evitata sull’isola d’Irlanda», è stata la risposta di Tusk. «Chi è contro il backstop e non propone alternative realistiche nei fatti sostiene la reintroduzione di una frontiera. Anche se non lo ammette». Johnson ha chiesto «soluzioni flessibili e creative» e «accomodamenti alternativi» e tecnologici.
Pubblicato su Libero
Maurizio Stefanini
Romano, classe 1961, maturità classica, laurea in Scienze Politiche alla Luiss, giornalista dal 1988. Specialista in America Latina, Terzo Mondo, movimenti politici comparati, approfondimenti storici.
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