Cauto, paziente, calcolatore, certamente frustrato. Così appare il leader supremo della Corea del Nord Kim Jong un a inizio 2020. Per sapere cosa aspettarsi dal dittatore sanguinario nell’anno a venire e pronosticare così un possibile scenario si potrebbero osservare le sue ultime mosse e analizzare le parole, come sempre studiate, che Kim ha rivolto, in maniera indiretta, agli Stati Uniti e al resto del mondo. Nel futuro della Corea del Nord non ci sarebbe solo un cambio di strategia, ma l’atteggiamento mostrato da Kim sarebbe l’ulteriore prova di un cambiamento nello stile di leadership da parte di un uomo diventato nel frattempo del tutto maturo e consapevole.
«La Corea del Nord svilupperà una nuova arma strategica e spiegherà un potente deterrente nucleare capace di contenere le minacce degli Stati Uniti». Così aveva detto Kim a dicembre 2019 durante il plenum del Partito del Lavoro di Corea. Kim aveva annunciato, come riferito dai media di Stato nordcoreani, anche la rinuncia all’auto-imposta moratoria sugli esperimenti nucleari e sui test di missili balistici a lunga gittata. La minaccia di una nuova arma strategica potrebbe far riferimento al possibile test di un missile a lungo raggio. In questo caso, il test sarebbe visto come una grave provocazione e una violazione più seria delle Risoluzioni Onu rispetto alle violazioni già avvenute negli ultimi mesi con i test di missili a corto raggio. Kim, tuttavia, negli ultimi tempi non ha testato alcun missile balistico intercontinentale né ha ripreso i test nucleari, nonostante le foto di propaganda e i toni sicuramente meno distensivi rivolti a Washington. Certo, ci sono state le foto dell’ispezione ai cantieri navali che mostravano un nuovo sottomarino in costruzione in grado di trasportare missili nucleari a testata multipla. Un ammordenamento e un rafforzamento delle capacità militari di Pyongyang su cui non si discute. Kim ha anche detto che «il rafforzamento del deterrente sarà proporzionalmente coordinato in base all’approccio futuro» degli Stati Uniti verso Pyongyang e non ha dato alcuna prova di voler anche solo rallentare il programma atomico.
Il dittatore a gennaio 2019 aveva affermato: «Se gli Stati Uniti non manterranno le promesse e continueranno con le sanzioni, non avremmo altra scelta, per amore dell’interesse nazionale e per difendere la stabilità e la pace della penisola, che intraprendere altre strade». Poi, aveva dato la fine del 2019 come termine ultimo per un accordo con gli Stati Uniti. Ma chi per il 2020 si aspettava un Kim più bellicoso, simile a quello del 2017, probabilmente si sbaglia.
Il leader nordcoreano ha deciso di non tenere il dicorso di Inizio Anno, una tradizione che porta avanti dal 2013 e che sarebbe una conferma della sua cautela e del fatto che nonostante gli avvertimenti la porta alla diplomazia non è ancora chiusa del tutto. Inoltre, il regalo di Natale promesso a Trump non è mai arrivato. Indicativo il fatto che, dopo i summit falliti con Trump, Kim non ne abbia approfittato per attaccare il presidente statunitense. Kim Jong un, in sostanza, sta aspettando. Il leader nordcoreano ha tutto l’interesse a non mettere in imbarazzo Trump per evitare di fornire argomenti contro la sua rielezione. Nonostante i tre incontri con il Capo della Casa Bianca non abbiano portato a nulla di concreto, al leader nordcoreano conviene un secondo mandato di Trump rispetto a una vittoria dei democratici, che si tradurrebbe forse nell’impossibilità di nuovi summit. La Corea del Nord potrebbe approfittare del fatto che Trump sia distratto dalla campagna elettorale e dalla situazione in Medio Oriente, ma provocare di più gli Stati Uniti sarebbe controproducente perché potrebbe portare a nuove e più intense esercitazioni congiunte tra Usa e Corea del Sud al largo della penisola coreana, manovre in parte ridotte dopo il primo summit fra Trump e Kim a Singapore. Dal punto di vista di Pyongyang, le manovre sono una preparazione all’invasione militare. Infine, irritare di più gli Stati Uniti significherebbe anche fornire i motivi per l’imposizione di nuove e più pesanti sanzioni contro la Corea del Nord. L’esatto opposto di ciò che cerca il dittatore, interessato all’alleggerimento delle sanzioni internazionali.
This picture taken during the period of December 28 to December 31, 2019 and released from North Korea’s official Korean Central News Agency (KCNA) on January 1, 2020 shows North Korean leader Kim Jong Un attending a session of the 5th Plenary Meeting of the 7th Central Committee of the Workers’ Party of Korea in Pyongyang. – In a statement reported by state media on January 1, 2020, North Korean leader Kim Jong Un has declared an end to moratoriums on nuclear and intercontinental ballistic missile tests and threatened a demonstration of a “new strategic weapon” soon. (Photo by STR / KCNA VIA KNS / AFP)
Erminia Voccia
Giornalista professionista, campana, classe 1986, collabora con Il Mattino di Napoli. Laurea magistrale in Relazioni Internazionali presso l’Università “L’Orientale” di Napoli. Master in giornalismo e giornalismo radiotelevisivo presso Eidos di Roma. Appassionata di Asia.
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