Un mix di tecnologia, trasparenza, metodi innovativi e molti più test effettuati rispetto all’Italia. È la formula messa a punto dalla Corea del Sud per rispondere all’emergenza coronavirus, che sta dando buoni risultati. La Corea del Sud ha dimostrato di godere di un sistema sanitario valido ed efficiente, i metodi sperimentati nel Paese asiatico sono stati presi ad esempio anche all’estero. Ma è ancora troppo presto per cantare vittoria, ancora troppo presto per abbassare la guardia. La Corea del Sud lunedì 16 marzo ha registrato 74 nuovi casi di infezione, che hanno portato il totale nazionale a 8,236. Tuttavia, il numero dei nuovi casi confermati lunedì è stato al di sotto del 100 per il secondo giorno consecutivo e il numero delle persone dimesse perché completamente guarite, è stato superiore ai nuovi contagi.
La formula adotatta ha teso a privilegiare i controlli su larga scala ma mirati alle persone che avrebbero potuto ammalarsi, con l’obiettivo di identificare i focolai. Sono stati eseguiti più di 300,000 screening in totale. Più di 20 mila i controlli al giorno possibili, questa la capacità del sistema sanitario sudcoreano. Una misura, in particolare, ovvero i test eseguiti ai cittadini nelle loro auto dagli operatori sanitari, è stata adottata anche in Germania. Questo tipo di test si è rivelato vincente da diversi punti di vista. In primo luogo, le persone da sottoporre al controllo restano nell’automobile, abbassando così il rischio di contagio. Il test avviene in macchina e non fuori. È un metodo veloce perché si possono controllare molte più persone. Inoltre, il test è economico perché costa intorno ai 20 dollari. La Corea del Sud ha messo in piedi più di 50 di questi centri per lo screening su strada.
Affidarsi alla tecnologia è stata un’altra delle priorità. A parte gli aggiornamenti diffusi dal governo due volte al giorno tramite sms e un sito con una mappa interattiva a cui rifersi per conoscere la diffusione del virus, sono state create anche delle app per il cellulare. Queste app hanno permesso agli utenti di venire a conoscenza degli spostamenti degli infetti nelle aree circostanti al proprio domicilio o nelle aree frequentate di solito. Il governo della Corea del Sud si è affidato alle startup per sperimentare nuovi sistemi per contenere il virus. Alcune aziende specializzate in biotecnologia hanno elaborato sistemi di verifica dell’infezione i cui tempi di attesa sono di poche ore.
In tutto questo, la Corea del Sud ha registrato meno casi di infezione rispetto all’Italia e anche meno morti. Ciò sarebbe avvenuto, secondo uno studio dell’economista Andreas Backhaus basato su dati demografici, perché il sistema sanitario italiano ha dovuto prendersi di cura di molti più pazienti anziani rispetto alla Corea del Sud. Inoltre, nel Paese asiatico sono stati effettuati controlli anche ai pazienti asintomatici, in particolare giovani. Così la Corea del Sud sarebbe riuscita a ritracciare più casi di positività priva di sintomi rispetto all’Italia.
a beneficio di tutti vorrei dire che abbiamo appena parlato con il responsabile scientifico del programma sud coreano per l’emergenza coronavirus e ha confermato che a tutt’oggi hanno fatto 300.000 tamponi TUTTI A SOGGETTI SINTOMATICI secondo le linee guida dell’Oms
— Walter Ricciardi (@WRicciardi) March 18, 2020
Tuttavia, Walter Ricciardi, componente italiano del comitato esecutivo dell’Oms, è tornato sul modello sudcoreano, affermando che in Corea del Sud i tamponi sono stati effettuati solo su soggetti sintomatici.
In Corea del Sud la questione coronavirus è stata politicizzata. La destra e i conservatori ne hanno fatto un argomento utile ad attaccare il presidente Moon e la sua gestione dell’epidemia. Il Capo della Casa Blu è accusato di non aver bandito gli arrivi da tutta la Cina, ma solo dallo Hubei, facilitando la diffusione della malattia nel Paese asiatico.
PHOTO: Yonhap
Erminia Voccia
Giornalista professionista, campana, classe 1986, collabora con Il Mattino di Napoli. Laurea magistrale in Relazioni Internazionali presso l’Università “L’Orientale” di Napoli. Master in giornalismo e giornalismo radiotelevisivo presso Eidos di Roma. Appassionata di Asia.
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