L’Unione Europea torna a condannare la “violazione del diritto internazionale” da parte delle autorità russe nei confronti dello stato dell’Ucraina. La tematica per le autorità europee torna al centro del dibattito dopo la nota lanciata dall’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell. Bruxelles è schierata a sostegno della sovranità e dell’integrità territoriale della regione e continua nel suo impegno di “attuare pienamente la sua politica di non riconoscimento, anche attraverso misure restrittive”.
Per questo, Borrell invita gli altri Stati membri delle Nazioni Unite ad adeguarvisi a loro volta. Le preoccupazioni riguardano anche la situazione dei diritti umani in Crimea, di cui denuncia una condizione “notevolmente deteriorata” da quando l’annessione ha avuto inizio. Gravi e sistematiche sono le limitazioni alla libertà di espressione, di religione o di associazione, anche pacifica. In sostanza, l’UE chiede il pieno rispetto delle norme internazionali sui diritti umani nella penisola: giornalisti, difensori dei diritti umani e avvocati difensori “dovrebbero essere in grado di lavorare in modo indipendente e senza indebite interferenze e intimidazioni” mentre tutti i casi ancora pendenti di violazioni dei diritti umani e abusi dovrebbero essere indagati senza condizioni di parte. Anche il rapporto Freedom in the World 2020 definisce la Crimea e il Donbass territori “not free”. È la prima volta che i territori occupati nel Donbass ucraino vengono inseriti nel rapporto. Dal 2014, l’Ucraina non controlla più nessuno dei due territori, illegalmente annessi dalla Federazione Russa. Nel valutare il grado di libertà presente in ogni territorio, Freedom House tiene in considerazione i diritti politici e quelli civili, divisi a loro volta in sottogruppi.
In Crimea, la repressione di attivisti o dissidenti politici, di giornalisti, di testimoni di Geova e della minoranza tatara è all’ordine del giorno. Allo stesso tempo, la leva militare obbligatoria per tutti i cittadini, la cancellazione della lingua ucraina dalle scuole, la chiusura di numerose chiese ortodosse ucraine sono solo alcuni elementi di un processo di russificazione della penisola che si protrae dal 2014. Anche l’ultimo rapporto dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) ha denunciato gravi violazioni dei diritti umani in Crimea, come anche nel Donbass, tra cui il trasferimento e la deportazione forzata di individui verso la Federazione Russa. Problematiche già denunciate dalle organizzazioni internazionali nel corso degli ultimi anni ma, rimaste sostanzialmente inascoltate.
Nel 2018 un rapporto delle Nazioni Unite, confermava la preoccupazione degli attivisti internazionali per i diritti umani. La Russia continuava e continua ad ignorare il diritto internazionale in quanto potenza occupante che non tutela le minoranze della Crimea. La riduzione degli spazi di partecipazione democratica in Crimea ha generato un clima di paura, rendendo impossibile manifestare liberamente critica o dissenso. Preoccupante fu la registrazione di un caso di una donna della Crimea condannata al carcere per aver condiviso sui social messaggi di critica alle politiche della Federazione Russa e tali casi, denunciarono gli esperti Onu, sono utili per penalizzare gli attivisti, un avvertimento per la comunità locale. Il rapporto ONU descrisse anche lo stato della magistratura e dei processi, evidenziando anomalie gravi nei confronti di ben 94 persone. Inoltre, venne ribadito che i cittadini della zona sono oggetto di repressione da parte di giudici, pubblici ministeri, investigatori e agenti di sicurezza della “FSB”. Vennero denunciate ben 42 sparizioni di cittadini, avvenimenti del 2014, e un generale clima di terrore e impunità per i mandanti della Federazione Russa.
Nel report vennero registrati ed evidenziati casi di detenuti privati di cibo, acqua e accesso alle cure mediche. Anche oggi, lo stato della repressione in corso è oggetto di analisi: “gli agenti hanno utilizzato pratiche proibite, in particolare vere e proprie torture nei confronti delle persone detenute”. Inoltre, viene ancora oggi denunciata, da molti attivisti, la pratica del trasferimento dei detenuti dalla Crimea alla Federazione Russa per eseguire i processi, pratica in violazione del diritto internazionale umanitario.
Con il pretesto della lotta al terrorismo e la sicurezza interna, le autorità russe continuano ad esercitare repressione e controllo nei confronti di uno stato sovrano quale l‘Ucraina.
Il popolo dell’Ucraina e le sue istituzioni, anche dopo il coraggioso gesto di solidarietà nei confronti dell’Italia con gli aiuti sanitari per contrastare il coronavirus, meritano il nostro sostegno e ancora più forte deve essere la richiesta italiana ed europea nell’affermazione della democrazia e dei diritti umani.
Domenico Letizia
Giornalista, membro di redazione della rivista di geopolitica e affari internazionali “Atlantis”. Speaker radiofonico di “RadioAtene”. Membro del Consiglio Direttivo della ONG "Nessuno tocchi Caino". Ha scritto vari saggi sulla Repubblica di Azerbaigian, sulla Moldova e sulla cooperazione alimentare nel Mediterraneo.
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