Sebbene i roghi divampati in prossimità dell’area di alienazione della centrale nucleare di Chernobyl siano contenuti, la mancata azione coordinata del governo ucraino ha suscitato più di qualche preoccupazione, mentre Zielenski chiede che i report sull’incidente vengano resi pubblici per l’incolumità collettiva
L’allarme è partito da Yegor Firsov, il capo del servizio di controllo ambientale statale dell’Ucraina. In suo post Facebook del 4 aprile, Firsov avvisò una prima volta della presenza di fuochi in prossimità dell’area di alienazione di Chernobyl. Questa costituisce la struttura di smaltimento dei rifiuti radioattivi ed è situata nella zona di Podlesny. La sua funzione è quella di isolare le scorie risultanti dall’incidente del 1986. Le fiamme si sono propagate e hanno divorato diversi ettari di foresta giungendo fino alla cittadina di Pripyat, a circa due chilometri dall’area di Podlesny.
Il 5 aprile Firsov lancia una seconda allerta su Facebook, questa volta molto più inquietante. In un video, mostra come il rilevatore Geiger, utilizzato per tracciare le radiazioni nucleari, segni al momento dell’incendio valori intorno al 2,3 rispetto a uno standard di 0,14. Ovvero, le radiazioni sono 16 volte maggiori in confronto alla norma. Di fronte a questo allarme, i funzionari del governo ucraino hanno respinto la constatazione, asserendo che i livelli nell’area erano a norma.
Le fiamme, propagatesi per quasi 10 giorni, hanno portato all’evacuazione della città di Polesskoye, situata a 65 km da Pripyat. Stando alle dichiarazioni giunte nella serata di martedì 14 aprile, gli incendi sono stati contenuti e dovrebbero spegnersi completamente nei prossimi giorni. Perché si arrivasse a tale risultato, è stato necessario l’intervento di più di 300 vigili del fuoco con decine di attrezzature speciali, coadiuvati dall’aiuto fornito da sei elicotteri e due aerei. Sebbene la situazione sembri sotto controllo, non si può certo affermare che i roghi siano stati contenuti con successo, come testimoniato da Kateryna Pavlova, capo dell’agenzia statale ucraina in gestione dell’area di Podlesny. In questo processo di contenimento la natura è venuta in aiuto dell’uomo: le piogge hanno aiutato ad estinguere parte delle fiamme. Ma solo nei prossimi giorni sarà possibile verificare se l’emergenza focolai sia estinta oppure no.
Oltre ai danni arrecati dalla fiamme, urge pensare a quelli potenziali causati dalla radioattività. Una preoccupazione di portata internazionale, come testimonia l’intervento di Legambiente, che chiede la messa in sicurezza dei cittadini che abitano nelle vicinanze, essendoci ancora un alto tasso di contaminazione. Inoltre, le ceneri radioattive, risultare dagli incendi, potrebbero essersi spostate in banchi di nubi fino a raggiungere le aree limitrofe. Sembra tuttavia che questa eventualità non si sia verificata, almeno stando alle affermazioni del governo ucraino.
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Anche tenendo conto della gestione del 1986, rimane il dubbio sui dati trasmessi dal governo. L’incertezza aumenta ulteriormente se si considera l’appello lanciato da Greenpeace. La Ong canadese sostiene infatti che le informazioni diramate dal governo riguardo all’estensione degli incendi sia errata e sia stata minimizzata per non creare allarmismo e per non ammettere troppe responsabilità.
Di fronte a queste incertezze, il presidente ucraino Zielenski ha risposto con fermezza, pretendendo che vi sia trasparenza in merito a tutta la vicenda. Il presidente ha chiesto un rapporto sui violenti incendi boschivi nella zona di Chernobyl, ribadendo che la popolazione deve essere a conoscenza della verità. Intanto, le autorità ucraine hanno arrestato un sospetto che si ritiene abbia causato l’incendio, un ventisettenne della zona che avrebbe detto alla polizia di aver dato fuoco all’erba e ai rifiuti a scopo ludico. Dopo aver acceso i fuochi – ha dichiarato il ragazzo – il vento si era alzato e non era stato più possibile spegnerli. Al momento, però, non è ancora chiaro se le accuse siano fondate o se il ragazzo possa essere un eventuale capro espiatorio delle responsabilità del governo.
Nel caso in cui la narrazione dei fatti e le evidenze non combaciassero, tale discrepanza rischierebbe di ledere la credibilità dell’Ucraina, oltre che arrecare un danno alla sua economia. Chernobyl è diventata un luogo d’attrazione, anche grazie all’omonima celebre serie trasmessa da Hbo. L’allarme è stato lanciato da Yaroslav Emelianenko, che gestisce le visite turistiche a Chernobyl e Pripyat, dato anche il crescente interesse per le visite nei luoghi dell’abbandono.
La gestione di nubi tossiche radioattive è complessa, ancora di più con una pandemia in atto. Il colpevole ritardo dell’autorità cinese in merito al coronavirus aumenta le insicurezze perché ritorna alla mente l’omissione sovietica riguardo all’incidente del 1986.
PHOTO: Fire in the Chernobyl Exclusion Zone, Photo from the plane. State agency of Ukraine on Exclusion Zone management. Licensed under the Creative Commons Attribution 4.0 International license.
Luca Mazzacane
Nato a Pavia nel 1994, Dr. in Lingue e Culture Moderne presso Università di Pavia (BA), Dr. in Global Studies presso LUISS Roma, diplomato in Analisi del rischio politico presso l’Istituto Affari Internazionali di Roma; diplomato in Multimedia Journalism presso Deutsche Welle, a Berlino, tirocinante presso Formiche Edizioni. Appassionato di geopolitica, specialmente del mondo Est europeo. Parla fluentemente francese, inglese, russo e spagnolo.
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