Il Presidente Trump ha cambiato più volte l’approccio nella gestione mediatica dell’emergenza coronavirus negli Stati Uniti. All’inizio, ha più volte sottovalutato e quasi denigrato la questione, preoccupato delle ripercussioni sull’economia, suo principale cavallo di battaglia per essere rieletto a novembre. In seguito, ha affidato la task force nazionale al suo Vice, Mike Pence. Non molto tempo dopo, però, Trump ha iniziato a prendere in mano la situazione di persona. I suoi briefing con la stampa sono diventati un appuntamento quasi quotidiano, rivaleggiando per audience con quelli del Governatore di New York, Andrew Cuomo. Il Presidente è rimasto sé stesso, condendo diverse volte le proprie risposte con mezze verità, falsità ed errori scientifici, mettendo in secondo piano gli esperti che lo accompagnavano, primo tra tutti il dottor Anthony Fauci, immunologo e capo della task force medica anti-SARS Cov-2.
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La strategia dell’esposizione mediatica non ha però funzionato. Dopo un piccolo picco, il gradimento del Presidente è tornato sui livelli normali. Il 26 aprile, Real Clear Politics lo dava al 45,6%. Il picco è stato il 1 aprile, con il 47,4%. I dati, perciò, mostrano che l’effetto “rally behind the President”, che di solito avviene negli Stati Uniti (e in molti altri Paesi) al momento di crisi nazionali, è stato limitato o nullo. La maggioranza degli statunitensi, invece, ha aumentato la propria fiducia nella comunità scientifica e nei media tradizionali. Diversi consiglieri di Trump e senatori repubblicani hanno iniziato a preoccuparsi e le voci che suggerivano al Presidente di fare un passo indietro si sono moltiplicate. La questione della luce solare e delle iniezioni di disinfettante non hanno fatto altro che aumentare la richiesta a Trump di non metterci la faccia.
Un primo effetto di questa strategia si era già vista in precedenza. Dopo aver incitato le proteste contro le chiusure decretate dai Governatori di diversi stati, il Presidente ha poi fatto marcia indietro dichiarando che spetta a loro decidere le modalità di riapertura. L’obiettivo è semplice: attribuirsi il merito per averli spinti in caso di successo, allontanare da sé la colpa in caso di fallimento.
La seconda mossa, sembra quella di ridurre la presenza di Trump ai briefing con la stampa. Non se ne sono tenuti sabato e domenica, ma lunedì il Presidente è tornato in diretta. Non è chiaro quali saranno i prossimi sviluppi, ma lo staff del Presidente (ed egli stesso) sanno che la partita per la rielezione si gioca sul non apparire colpevoli dei danni fisici ed economici causati dalla Covid-19.
Emiliano Battisti
Nato a Roma nel 1986, laurea triennale in Scienze Politiche e specialistica in Relazioni Internazionali presso la LUISS Guido Carli. Stagista presso l’Ambasciata italiana a Washington e presso quella statunitense a Roma. Master in Istituzioni e Politiche Spaziali, esperto di Nord America. Segretario Generale de Il Caffè Geopolitico
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