Come sempre accade in Medio Oriente, l’intelligence ha di solito due ruoli di eguale rilievo: mantenere la stabilità politica interna di un regime, sempre messa in forse dalle lotte settarie e poi gestire la politica estera con la necessaria durezza. Dalla fine del secondo conflitto mondiale, i servizi segreti mediorientali sono i veri attori delle relazioni internazionali dei loro Paesi, mentre i ministri uf- ficialmente competenti hanno, nella maggior parte dei casi, ruoli di semplice rappresentanza nelle assise mondiali. A meno che non siano loro stessi dirigenti del servizio.
Se già Winston Churchill notava che «gli ambasciatori devono stare zitti in almeno sei lingue diverse» si potrebbe aggiungere che in Medio Oriente, anche oggi, gli ambasciatori devono stare zitti nel modo più poliglotta possibile.
Nella situazione di costante instabilità che contraddistingue il Medio Oriente dall’inizio delle nefaste ma, forse, inevitabili primavere arabe nel 2011, il caso più interessante da indagare è quello dei servizi segreti siriani, soprattutto se si analizzano i cambiamenti che hanno registrato al loro interno con il passaggio della presidenza da Hafez Assad a quella del figlio Bashar Assad, un oculista specializzatosi a Londra, arrivato al potere quasi per caso. Bashar era infatti stato escluso dalla carriera politica dallo stesso padre Hafez, che aveva indicato come suo successore il figlio maggiore, Bassel, morto nel gennaio 1994 in uno strano incidente di automobile.
STORIA
La struttura dei servizi siriani (Mukhabarat) è stata costituita inizialmente dalle autorità mandatarie francesi, mentre la distribuzione delle sue agenzie e dei suoi reparti si è sempre adattata alla dimensione da sempre tribale e personalistica del potere siriano. Queste caratteristiche sono rimaste tali anche dopo il golpe con cui il partito Ba’th – che in arabo significa “Risorgimento” – è salito al potere con il colpo di stato tripartito di Hafez Assad, Muhammad Umran16 e Salah Jadid17 nel 1963, un tipico golpe militare-civile in stile “nasseriano”. Dopo il colpo di stato in Siria si è assistito alla creazione di un nuovo servizio molto centralizzato, ma in cui i singoli capi-struttura hanno iniziato a pretendere dai loro sottoposti fedeltà più nei loro confronti piuttosto che nei confronti dello Stato (e, talvolta, della famiglia Assad stessa).
Un ruolo molto influente nella designazione di questi equilibri lo ha storicamente avuto la Russia. Con il suo ingresso nella guerra attualmente in corso in Medio Oriente, Mosca ha subito costituito in Iraq un centro di coordinamento tra i servizi segreti iracheni, russi, siriani e iraniani, finalizzato soprattutto allo scambio di informazioni sullo Stato Islamico e sui passaggi di terroristi da un Paese all’altro. L’intelligence militare russa, il vecchio GRU , coordina in Siria tutti gli attacchi aerei e terrestri siro-iraniani contro il Califfato e contro i gruppi ribelli anti-Assad, raccogliendo al contempo notizie riservate sugli apparati israeliani che operano nelle alture del Golan. Con i comandi militari di Israele il GRU condivide informazioni sugli spostamenti di truppe e su altri movimenti considerati “sospetti” in territorio siriano. Notizie tali da non permettere uno sconfinamento dell’Iran e delle milizie sciite libanesi di Hezbollah oltre il Golan, ma nemmeno una presenza stabile di Gerusalemme oltre i limiti “consentiti”.
In quest’ottica, quello siriano resta principalmente un servizio a uso interno, mostrandosi però capace – anche in una fase di oggettiva debolezza del regime di Assad come quella attuale – di fornire un buon supporto logistico e tattico a russi e iraniani sul terreno degli scontri, ma anche per agire da solo con forze militari di élite.
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LA SUDDIVISIONE
Le branche principali dei servizi segreti siriani sono quattro, interconnesse tra di loro soprattutto tramite la presidenza e il partito Ba’th:
intelligence dell’Aviazione, intelligence militare, Direttorato Generale dell’Intelligence, intelligence politica.
Ognuna delle quattro branche è formata da diversi settori o reparti. La seconda e la quarta branca sono tradizionalmente quelle più “dure” nei rapporti con la popolazione: le loro divisioni principali sono i centri per gli interrogatori, le cosiddette “cellule” e le unità operative, quest’ultime quasi sempre “miste” tra i vari servizi e finalizzate a specifiche attività informative sul terreno. La quarta branca, ovvero quella politica, dispone di agenti e informatori infiltrati in maniera estremamente ramificata in ogni fascia della popolazione. Tra operativi e informatori stabili o occasionali, si calcola che almeno un cittadino su venti abbia a che fare, per lavoro, con questa branca dei servizi segreti siriani.
Pensare, come ritengono molti Paesi occidentali, di organizzare “rivolte democratiche” o “primavere” varie, senza sapere che in ogni più piccola manifestazione, anche familiare, negli Stati del Medio Oriente ci sono almeno tre infiltrati del regime, è dimostrazione di pericolosa ingenuità. Settori o anche semplici filiali di ognuno dei quattro servizi sono presenti in tutte le strutture delle forze armate siriane, dove raccolgono dati e informazioni sul personale interno, sulle famiglie dei militari e sul clima politico delle aree in cui essi operano.
A billboard in Damascus reads: “If the country’s dust speaks, it will say Bashar al-Assad” (AFP)
Tratto dal libro di Marco Giaconi Le guerre degli altri. Piccoli e grandi eserciti del mondo edito da Paesi Edizioni.
Marco Giaconi
Laurea in Filosofia moderna e contemporanea presso l’Università di Pisa. Dal 1992 in è prima direttore e poi direttore di ricerca presso il Ce.Mi.S.S. (Centro Militare di Studi Strategici). Nel 2000 è Consigliere del Ministro della Difesa Antonio Martino. Dal 2003 in poi è Consulente della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Autore di numerosi saggi.
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