La Commissione europea ha formalizzato la propria proposta di ripartizione di oltre 81 miliardi di euro di finanziamenti a sostegno dell’occupazione di fondi SURE.
1. ALL’ITALIA 27,4 MILIARDI DI EURO
La Commissione europea ha formalizzato nei giorni scorsi la propria proposta di ripartizione di 81,4 miliardi di euro (sui 100 totali erogabili) di fondi SURE. All’Italia spettano 27,4 miliardi, la fetta più grande. Nel contesto delle azioni UE tese a mitigare gli effetti negativi sull’economia della pandemia coronavirus, lo strumento SURE (Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency) consiste in pratica in prestiti a condizioni vantaggiose che vengono erogati agli Stati membri che ne facciano richiesta, per aiutarli ad affrontare le spese necessarie per tutelare l’occupazione, come le riduzioni dell’orario di lavoro (cassa integrazione in Italia) e gli aiuti ai lavoratori autonomi. Lo scopo è quello di evitare o ridurre per quanto possibile esuberi occupazionali, ottenendo così un duplice risultato: da un lato sostenere i redditi delle famiglie, dall’altro preservare la capacità produttiva delle imprese e quindi l’economia nel suo complesso.
Fig. 1 – La Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen
2. IL SISTEMA EUROPEO DEGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI
Non esiste nell’Unione un meccanismo di cassa integrazione europea, né una reale armonizzazione delle diverse legislazioni nazionali in tema di ammortizzatori sociali. Tuttavia degli strumenti di tutela dell’occupazione esistono in tutti gli Stati europei, sebbene con caratteristiche ed estensioni differenti, e sono tra i mezzi che stanno permettendo al sistema di welfare europeo di limitare i danni in questa gravissima crisi. Una recente ricerca di Moody’s Investors Service dimostra proprio come l’uso intenso della cassa integrazione, insieme ad altri strumenti, si sta dimostrando fondamentale in Europa per prevenire licenziamenti di massa che si trasformerebbero in disoccupazione strutturale e tagli di crescita potenziale. Soprattutto i Paesi con i meccanismi di cassa integrazione o simili più estesi, come Francia, Germania, Italia e Spagna, riusciranno a ridurre nel tempo i costi netti della crisi sul bilancio dello stato, derivanti non solo dalla mancata produzione, ma anche dal costo delle indennità di disoccupazione. Lo scopo di SURE è appunto quello di permettere ai singoli Stati di impegnare risorse eccezionali per far fronte alla riduzione dell’attività economica derivante dalla crisi pandemica, limitando i licenziamenti dei lavoratori dipendenti e le chiusure o i fallimenti delle attività private di lavoro autonomo.
Fig. 2 – I leader dell’UE hanno profuso molti sforzi per pervenire ad una risposta condivisa contro la crisi
3. PERCHÉ UNO STRUMENTO EUROPEO?
Da dove vengono i soldi del SURE e perché questi prestiti sono vantaggiosi rispetto a “normali” prestiti a cui ciascun Paese potrebbe accedere autonomamente? Semplice: i fondi “smistati” a ciascun Paese non sono altro che prestiti contratti complessivamente dalla Commissione europea sui mercati finanziari a condizioni più favorevoli di quelle accessibili a molti Paesi europei individualmente, poiché il rating di credito (ossia il giudizio sulla solvibilità) dell’UE è migliore di quello di molti singoli Stati (come l’Italia, ad esempio). Ecco quindi come un sistema di garanzie volontarie degli Stati membri nei confronti dell’UE permette un indebitamento comune delle Istituzioni a vantaggio dei singoli Stati, per finalità specifiche: è un esempio concreto di mutualizzazione (condivisione) del debito. Secondo le stime del Ministro dell’Economia Gualtieri l’Italia risparmierà oltre cinque miliardi e mezzo di euro nei quindici anni di maturità del prestito.
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Paolo Pellegrini, Pubblicato su Il Caffè Geopolitico
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