L'assalto di Trump alla Corte Suprema

Nella campagna elettorale tra le più strane di sempre, c’è stato un nuovo colpo di scena: la morte della Giudice della Corte Suprema Ruth Ginsburg. Il fatto avrà notevoli conseguenze.

RUTH GINSBURG

Ruth Ginsburg era stata nominata dal Presidente Clinton come Giudice della Corte Suprema nel 1993, seconda donna a ricoprire questa carica. Avvocato, in precedenza si era impegnata a tutela dei diritti delle donne, contribuendo a fondare l’American Civil Liberties Union per poi approdare alla Corte d’Appello del distretto di Washington DC. Dopo la nomina presidenziale alla Corte Suprema, il Senato la confermò con una maggioranza di 96 a 3. Ginsburg è sempre stata considerata una giudice “liberal”, posizione che ha tenuto fino alla sua morte, avvenuta pochi giorni fa.

UNA SITUAZIONE COMPLICATA

Il decesso della giudice ha reso vacante un altro seggio alla Corte Suprema durante il primo mandato presidenziale di Donald Trump: si tratta infatti del terzo. L’inquilino della Casa Bianca ha subito dichiarato che il Senato dovrà muoversi il più velocemente possibile per confermare la sua nomina in sostituzione, che dovrebbe avvenire a giorni. Due settimane fa, il Presidente, probabilmente a conoscenza dell’aggravarsi delle condizioni di salute della Giudice (affetta da tempo da un cancro al pancreas), aveva reso noto un elenco di possibili nomine alla Corte nel caso un ulteriore seggio si fosse reso vacante.

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Lo scenario che si presenta sembra analogo a quello del 2016, quando, dopo la morte del giudice conservatore Anthony Scalia, l’allora Presidente Obama nominò a marzo di quell’anno Merrick Garland come suo successore. Mancavano poco meno di nove mesi alle elezioni, ma il leader della maggioranza repubblicana al Senato, Mitch McConnell disse chiaramente che non avrebbe neanche calendarizzato le audizioni per il processo di conferma della nomina, spiegando che, essendo l’ultimo anno di Presidenza per Obama, sarebbe stato più opportuno che a indicare il sostituto di Scalia fosse stato il nuovo Presidente uscito vincitore dalle elezioni di novembre. In questi giorni, invece, lo stesso McConnell ha dichiarato che farà di tutto per accelerare i tempi per la conferma della scelta che Donald Trump effettuerà a giorni. Stavolta, però, all’Election Day mancano solo 43 giorni (oggi) e in media ce ne vogliono circa 70 per completare la procedura, compreso il voto finale dell’aula, dove il GOP ha una maggioranza di 3 senatori. Un rapido calcolo permette di capire che, se il tutto iniziasse oggi, cosa che non avverrà, terminerebbe dopo il 3 novembre, ossia a elezioni fatte. Se dovesse vincere Trump il problema non si porrebbe, ma se dovesse vincere Joe Biden ci si troverebbe in una situazione irrituale. Lo scenario si complicherebbe ancora di più se alle elezioni senatorie contestuali alle presidenziali i democratici riottenessero la maggioranza, rendendo quella repubblicana temporanea fino al nuovo insediamento del Congresso, che avverrà il 3 gennaio 2021.

QUALI SCENARI?

Prevedere il futuro è impossibile, ma si possono provare a delineare alcuni scenari per l’avvenire prossimo della Corte Suprema:

  • Trump nomina il sostituto o la sostituta che viene confermato/a prima dell’insediamento del Senato uscito dalle elezioni del 3 novembre. In questo caso, i democratici hanno già minacciato che se loro avessero la maggioranza della Camera e del Senato 2021 e la Presidenza con Biden aumenterebbero i seggi della Corte da nove a undici (si può fare con legge ordinaria) in modo da poter nominare due nuovi giudici.
  • Trump nomina il sostituto o la sostituta, ma non viene confermato/a prima del 2021 per la defezione di alcuni senatori repubblicani (ne servono quattro).
  • Trump nomina il sostituto o la sostituta prima del 3 novembre, vince le elezioni e tiene la maggioranza al Senato perciò avrebbe la strada spianata.
  • Trump decide di non nominare il sostituto o la sostituta e aspettare l’esito delle elezioni del 3 novembre (scenario molto improbabile).