Il 6 ottobre si è tenuto a Tokyo il secondo summit dei ministri degli Esteri del Quad, la piattaforma multilaterale informale che riunisce Stati Uniti, Giappone, Australia e India. Un summit rilevante da diversi punti di vista, terminato con l’impegno di approfondire la “cooperazione in materia di sicurezza marittima e cyberspazio” e di costruire “infrastrutture di qualità nella regione”. Il vertice ha avuto luogo a brevissima distanza dalle elezioni presidenziali statunitensi del prossimo 3 novembre e ha confermato il rafforzamento del partenariato tra le quattro democrazie della regione dell’Asia-Pacifico. Un impegno che il Segretario di Stato Usa Mike Pompeo ha voluto rispettare nonostante il presidente Donald Trump sia risultato positivo al nuovo coronavirus. A dimostrazione di quanto Washington tenesse al vertice, il capo della diplomazia Usa ha deciso di cancellare gli appuntamenti in Corea del Sud e Mongolia ma non il vertice di Tokyo. La pandemia ha aggiunto nuove preoccupazioni, prima tra tutte la sicurezza degli approvvigionamenti di componenti e materiali, che si aggiungono alla già complessa situazione geopolitica nella regione.
Pompeo ha espresso il desiderio di dare alla piattaforma una veste formale e ha aperto alla possibilità di nuove adesioni, con l’intento di fare del Quad uno strumento di contrasto alle ambizioni cinesi e all’assertività di Pechino nell’area. «Una volta istituzionalizzato quel che stiamo facendo, potremo realizzare un vero quadro di sicurezza», ha dichiarato Pompeo al quotidiano giapponese Nikkei a margine del summit. Secondo il segretario di Stato, il Quad potrebbe diventare la cornice entro cui agire per «contrastare la sfida rappresentata per tutti noi dal Partito comunista cinese». Il vertice del Quad si è tenuto in Giappone, dove l’ex primo ministro Abe ha da poco rassegnato le dimissioni ed è stato sostituito dal nuovo premier, il falco Suga, intenzionato come sembra a portare avanti l’agenda del predecessore anche in politica estera. Durante l’era Abe Tokyo è stata tra maggiori i sostenitori del Quad e lo stesso Abe ha appoggiato la dottrina Trump di un “Indo-Pacifico libero, aperto e inclusivo”. Una dottrina pensata per facilitare la cooperazione strategica e navale tra le democrazie regionali per la creazione e il mantenimento di un ordine internazionale basato sulle norme. Suga ha sottolineato il desiderio di favorire la cooperazione tra i paesi “con la stessa mentalità” che condividono i timori per la crescente influenza cinese.
Il futuro della piattaforma è legato a una serie di variabili, tra cui le intenzioni della futura Amministrazione americana e lo sviluppo delle relazioni nippo-indiane, con Delhi che guarda a contrastare la presenza cinese nell’Oceano Indiano e Tokyo a proteggere la libertà di Taiwan e il Mar Cinese Orientale e Meridionale dalle attività cinesi. Jo Biden e i democratici non sarebbero contrari alla dottrina di un “Indo-Pacifico libero e aperto”, ma un cambio al vertice della Casa Bianca potrebbe ugualmente determinare una situazione di incertezza, anche se temporanea. Solo poche settimane fa Giappone e India, la cui ostilità verso Pechino è aumentata a causa del confronto nell’Himalaya, hanno firmato un accordo (Acquisitions and Cross Servicing Agreement) che ha lo scopo di portare avanti la cooperazione nel campo della Difesa e l’interoperabilità in ambito navale tra i due paesi. Le relazioni tra Pechino e Canberra sono peggiorate con il 2020 dopo che l’Australia ha chiesto un’indagine internazionale indipendente sulle origini del nuovo coronavirus e la Cina ha risposto colpendo le esportazioni di prodotti australiani.
Pubblicato su Il Mattino
Erminia Voccia
Giornalista professionista, campana, classe 1986, collabora con Il Mattino di Napoli. Laurea magistrale in Relazioni Internazionali presso l’Università “L’Orientale” di Napoli. Master in giornalismo e giornalismo radiotelevisivo presso Eidos di Roma. Appassionata di Asia.
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