Posto che per disinformazione si intende la diffusione di informazioni false a fini devianti, cerchiamo di capire a un anno di distanza dalle prime massicce notizie giunte in Occidente sulla situazione taiwanese quanto ci sia di vero e quanto di posticcio. Chi tiene Taiwan controlla l’autonomia energetica e tecnologica (microchip) di qui ai prossimi dieci anni e oltre. Facciamo allora un’ulteriore distinzione tra disinformazione e intossicazione delle notizie prima di passare ai materiali su Taiwan. Sul caso Taiwan si è infatti avuta sia disinformazione che intossicazione di informazioni. Per riprendere l’ottima definizione dell’ex presidente Cossiga, per intossicazione si intende la fornitura di false notizie confidenziali, mentre la disinformazione è la propagazione di informazioni false a fini devianti.
Sia la disinformazione che l’intossicazione possono farsi tramite agenti di influenza (per interferire su o dirigere i processi decisionali diretti o riconducibili ad altri Stati) che agenti di ingerenza (per acquisire posizione di influenza, potere, intervento occulto nella vita politica, sociale ed economica di uno Stato). L’ingerenza è il passaggio logico successivo dell’influenza ma tutto – comprese disinformazione e intossicazione – parte dallo spionaggio.
Già assicurato il controllo della cintura a ovest (iuguri) e sud (Tibet), la Cina proietta la sua potenza e completa il ciclo col programma di presa su Taiwan. Esso verrà realizzato verosimilmente non tramite la mera forza ma con la persuasione al limite della coercizione. Almeno così sostengono i falchi che da tempo studiano l’argomento, Blumenthal e Kagan.
Come si realizza quindi la persuasione? Tramite la fornitura di notizie deformate. Per esempio, l’agenzia Mandian che si occupa di cybersecurity ha scoperto 72 presunte testate cinesi autonome e in realtà tutte facenti capo alla Haixun di Shangai, che avevano l’obiettivo di propalare notizie false su Taiwan la scorsa estate. Tra le altre cose si accusava l’antropologo tedesco Zenz di fare ricerche sul massacro degli uiguri con fondi americani, sia del senatore Rubio che del solito Bannon. Il totale si stimava in 625 mila dollari. Come sempre, più dettagli si danno e più si risulta credibili.
Durante la visita di Pelosi della scorsa estate si è registrato il cyber attacco alle catene di supermercati taiwanesi 7-11 con scritte del genere «Pelosi guerrafondaia vattene da Taiwan». Come ha scritto Marco Santarelli, nell’impiegare la compagnia privata Haixun «il vantaggio sta nel dare maggiore credibilità alle notizie diffuse agli occhi del pubblico e, nello stesso tempo, nel celare bene il reale mandante dell’operazione. Il ministro del digitale di Taiwan, Audrey Tang, ha dichiarato che il volume degli attacchi informatici alle unità governative di Taiwan, prima e durante l’arrivo di Nancy Pelosi, ha superato i 15.000 gigabit, 23 volte più del precedente record giornaliero».
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