Le importazioni di gas russo, sia attraverso linee di tubature che in forma liquefatta, verso il mercato europeo non sono soggette alle stesse sanzioni in cui incorre il petrolio di Mosca. Eppure gli Stati membri della UE sono incoraggiati a ridurre queste importazioni e subiscono diverse pressioni politiche se si discostano dalla posizione ufficiale di Bruxelles.

Le critiche sono rivolte a tutta la serie dei restanti Stati membri, soprattutto dell’Europa centrale e orientale. La politica energetica europea è quindi caratterizzata dall’obiettivo dichiarato di ridurre la dipendenza dalla Russia, percepita come una minaccia alla capacità di azione autonoma dell’UE, e dal desiderio di infliggere alla Russia un danno finanziario privandola delle esportazioni di idrocarburi. E alcuni Stati membri stanno aumentando le importazioni di gas naturale liquefatto (GNL) dalla Russia senza suscitare la stessa reazione negativa da parte di Bruxelles.

L’aumento delle importazioni di GNL russo nel contesto della guerra sul fronte orientale solleva ancora più interrogativi sulla coerenza della politica energetica dell’UE, dato che questo avviene in un momento in cui la domanda europea di gas e GNL è in calo. Si è registrato anche un forte calo delle importazioni di gas naturale russo dal febbraio 2022, il quale è sceso da una quota del 45% del totale delle importazioni di gas dell’UE nel 2021 al 18% nella prima metà del 2024. Va specificato che non sussiste nessun obbligo giuridico per gli Stati membri di proibirsi di acquistare gas naturale dalle società russe, dal momento che il gas russo non è soggetto a un sistema di embargo, come invece avviene per il carbone e il trasporto marittimo del greggio. Ma il quattordicesimo pacchetto di sanzioni dell’UE adottato il 24 giugno 2024 ha rappresentato un primo passo verso la restrizione del commercio di GNL russo, con il divieto di trasbordo nei porti europei che entrerà in vigore a marzo 2025. Questa restrizione riguarda quindi la riesportazione del GNL russo al di fuori dell’UE, piuttosto che la sua importazione nel mercato europeo.

L’aumento delle importazioni di GNL russo nel contesto della guerra sul fronte orientale solleva ancora più interrogativi sulla coerenza della politica energetica dell’UE

La decisione, presa a due anni dall’inizio della guerra tra Russia e Ucraina, è stata motivata dal ruolo significativo degli hub russi di GNL russo in diversi porti europei, quali per esempio Zeebrugge in Belgio. Nella prima metà del 2024, il 53% del GNL arrivava in questo porto dalla Russia, e il 36% veniva poi reindirizzato verso altre destinazioni. Solo la metà era immessa nella rete europea, spesso verso la Germania, il resto è andato a Paesi terzi.

Dal febbraio 2022, diversi paesi dell’UE hanno poi ampliato la loro capacità di rigassificazione di GNL. In totale, l’UE dispone ora di 50,8 miliardi di metri cubi in più di capacità di ricezione del GNL rispetto al gennaio 2022. Questa espansione molto rapida ha portato al sottoutilizzo di molti terminali: chiaro che alcuni Paesi, una volta completati tutti i progetti, avranno terminali GNL che non potranno operare a pieno regime.

Nel 2023 il consumo di gas in Europa ha raggiunto il livello più basso degli ultimi dieci anni. Questa tendenza al ribasso si ripercuote anche sulle importazioni di GNL. L’Institute for Economics and Financial Analysis (IEEFA) prevede che le importazioni di GNL in Europa scenderanno quest’anno dell’11,2% a 148 miliardi di metri cubi. In base a queste proiezioni, la domanda di GNL dovrebbe scendere a 93 miliardi di metri cubi entro il 2030. Inoltre, il tasso di utilizzo medio dei terminali dell’UE è sceso dal 62,8% nella prima metà del 2023 al 47,2% nello stesso periodo del 2024. Tutto questo si riflette nei dati delle importazioni dagli Stati Uniti e Qatar, che sono diminuite nella prima metà di quest’anno. Inoltre le importazioni dalla Russia, dalla Norvegia e dall’Algeria sono aumentate nonostante la flessione e l’utilizzo a bassa capacità delle infrastrutture di GNL.

Il trasporto e la rigassificazione del GNL russo verso il mercato europeo è quindi ancora possibile e questo settore è cresciuto a causa della guerra russo-ucraina. Nel maggio 2022 la fine delle consegne dal gasdotto Yamal-Europe, che riforniva la Germania attraverso la Polonia, e il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 il 26 settembre 2022, hanno imposto all’UE di riconsiderare il sistema di forniture di gas. E dal momento che negli ultimi giorni non essendo stato rinnovato il contratto per il transito del gas russo attraverso l’Ucraina, il problema si va facendo sempre più acuto. Di conseguenza il GNL, compreso quello russo, è portato dalla logica delle cose a svolgere un ruolo sempre più importante nel futuro prossimo, motivo per cui gli Stati Uniti impongono al Vecchio continente di acquistare GNL da loro.

Un esempio. L’80% del GNL prodotto nel giacimento siberiano di Yamal (non sanzionato nemmeno nell’ultimo pacchetto dell’amministrazione Biden) raggiunge l’Europa a bordo di navi metaniere. La francese TotalEnergies (detentrice di una partecipazione del 20% nel progetto siberiano) ha firmato nel 2018 un contratto a lungo termine con il partner russo per la vendita di 4 milioni di tonnellate di GNL da Yamal. Sempre TotalEnergies detiene una quota del 10% nell’impianto di liquefazione Arctic LNG 2, attualmente in costruzione nell’Artico russo.

Le cifre relative alle importazioni di GNL russo in Europa per la prima metà del 2024 non sono, in conclusione, davvero sensazionali. Da gennaio a giugno 2024, TotalEnergies è stato il principale importatore di GNL russo, secondo una lista compilata dall’agenzia stampa statunitense AP. Dopo la Francia in termini di volumi GNL importati  troviamo la Spagna (incremento 1% ) e il Belgio (16%). Francia e Spagna, ciascun Paese con sette terminali di arrivo di GNL in Europa, sono anche i due Stati membri con il maggior numero di terminali. Francia, Belgio e Spagna rappresentano larga parte (87%) delle importazioni di GNL russo in Europa. Nella prima metà del 2024, Spagna e Belgio hanno importato più GNL russo in Europa, in termini di volume, rispetto quello proveniente dagli Stati Uniti.

Da gennaio a giugno 2024, TotalEnergies è stato il principale importatore di GNL russo. Dopo la Francia ci sono stati Spagna (+1% ) e Belgio (+16%)

Un prestigioso think tank istituzionale, l’Istituto Bruegel di Bruxelles, ha poi analizzato le importazioni russe di GNL confrontandole con quelle di GNL di altri Paesi, considerando anche le importazioni di gasdotti: in questo modo ha rilevato che tra aprile e giugno 2024 l’UE ha importato più gas dalla Russia che dagli Stati Uniti: «Nel secondo trimestre del 2024 l’UE ha importato 12,8 miliardi di metri cubi di gas naturale dalla Russia rispetto ai 12,2 miliardi dagli Stati Uniti». Due terzi di queste importazioni passano attraverso l’Ucraina e il Turkstream (fino a quando i droni ucraini non decideranno di intervenire anche contro questa infrastruttura, colpendo direttamente le economie ungheresi, ma con Trump parrebbe ipotesi remota), mentre il restante terzo arriva nei porti europei sotto forma di sotto forma di GNL.

Nel rapporto sullo stato dell’energia nell’UE rilasciato lo scorso settembre si legge che nella prima metà del 2024 i Paesi membri hanno pagato circa 10,5 miliardi di euro per il GNL proveniente dagli Stati Uniti, 3,5 miliardi di euro dalla Russia, 2,1 miliardi di euro dal Qatar, 2,1 miliardi dall’Algeria, 870 milioni dalla Nigeria e il resto da Norvegia, Trinidad e Tobago ed Egitto. Allo stato attuale delle cose nessuno Stato membro ha adottato misure per limitare le importazioni di GNL russo, anche se un regolamento del Parlamento e del Consiglio europeo (11 aprile 2024) autorizza gli Stati membri a prendere misure in tal senso. Per ora solo Ungheria e Slovacchia sostengono di avere una politica di neutralità economica e non danno segni di voler limitare le importazioni di gas russo. Al contempo i governi del resto d’Europa, che trent’anni fa sognavano di emulare le memorie carolingie, oggi rimangono, più banalmente, entro una logica da «Occidente prigioniero» (Kundera) vincolati come sono a ipotesi astratte. E non intraprendono nessuna azione concreta per ridurre le importazioni russe.