Abu al-Masri, il numero due di Al Qaeda, è stato ucciso in Iran tre mesi fa da due agenti israeliani per conto degli Stati Uniti. A darne notizia è stato il New York Times che ha citato fonti di intelligence. L’Iran ha smentito.
Come riportato nel suo blog da Stefano Piazza, esperto di sicurezza e terrorismo e autore del libro I semi del male (Paesi Edizioni, 2020), secondo il quotidiano americano Al Masri – il cui vero nome è Abdullah Ahmed Abdullah – è stato ucciso lo scorso 7 agosto 2020 a Teheran insieme alla figlia 27enne Miriam. La data del 7 agosto non è certo casuale ma profondamemte simbolica perché in quel giorno del 1998 vi furono i terribili attacchi alle ambasciate statunitensi in Kenya e Tanzania che fecero 224 morti e centinaia di feriti. Al Masri fu colui che pianificò le stragi ma non solo: aveva anche ordinato l’attacco del 2002 contro un hotel di proprietà israeliana a Mombasa, in Kenya, che ha ucciso 13 persone e ne ha ferite 80. Le fonti del NYT raccontano che Al-Masri “stava guidando la sua berlina vicino a casa sua quando due agenti israeliani su una motocicletta si sono fermati accanto al suo veicolo e hanno sparato cinque colpi da una pistola silenziata, uccidendo Al Masri e sua figlia Miriam”.
La data del 7 agosto non è certo casuale ma profondamemte simbolica perché in quel giorno del 1998 vi furono i terribili attacchi alle ambasciate statunitensi in Kenya e Tanzania che fecero 224 morti e centinaia di feriti. Al Masri fu colui che pianificò le stragi ma non solo: aveva anche ordinato l’attacco del 2002 contro un hotel di proprietà israeliana a Mombasa, in Kenya, che ha ucciso 13 persone e ne ha ferite 80.
A proposito della figlia di Al Masri, va ricordato che era rimasta vedova dopo che suo marito Hamza bin Laden (figlio di Osama) era stato ucciso dalla CIA il 14 settembre 2019. La Repubblica islamica dell’Iran che in passato aveva già ospitato Osama Bin Laden e che mantiene solidi legami con Al Qaeda attraverso il corpo delle Guardie della Rivoluzione islamica ha negato che Al Masri vivesse in Iran.
Sempre il NYT racconta che “dopo la sparatoria, i media iraniani hanno identificato le vittime come un professore di storia del Libano di nome Habib Daoud e sua figlia Maryam”. Al Qaeda fino ad ora non ha annunciato la morte del 58enne nato ad Al Gharbiya (Egitto) che almeno dal 2015 viveva tranquillamente nel lussuoso quartiere Pasdaran di Teheran e sul quale l’FBI aveva messo una taglia di 10 milioni di dollari. Al Masri che fu tra i fondatori dell’organizzazione terroristica era l’erede designato del 68enne medico egiziano Ayman al-Zawahri a proposito del quale, nella giornata di ieri, la stampa internazionale ha riportato la notizia che sarebbe morto un mese fa dopo una lunga malattia. Allo stato attuale però, a parte alcuni canali Telegram siriani, non ci sono conferme sulla sua morte. Ayman al-Zawahri, da tempo molto malato, si è nascosto nelle impenetrabili aree tribali di amministrazione federale (FATA), una sorta di suddivisione del territorio pakistano compresa tra il confine afghano e la Provincia della Frontiera Nord-occidentale, di cui facevano parte.
Infine a proposito della Repubblica islamica non è certo la prima volta che unisce le forze con i militanti sunniti, visto che sostiene Hamas, la Jihad islamica palestinese e i talebani. Secondo Colin P. Clarke, analista di antiterrorismo del Soufan Center, “l’Iran usa il settarismo come un randello quando fa comodo al regime, ma è anche disposto a trascurare la divisione sunnita-sciita quando fa comodo ai suoi interessi”.
Stefano Piazza
Giornalista, attivo nel settore della sicurezza, collaboratore di Panorama e Libero Quotidiano. Autore di numerosi saggi. Esperto di Medio Oriente e terrorismo. Cura il blog personale Confessioni elvetiche.
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