Il governo yemenita appoggiato dal principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (MbS) durante una cerimonia a Riad ha firmato un accordo con le formazioni separatiste del Sud del Southern Transitional Council (STC) sostenute dagli Emirati Arabi. L’accordo è importante perché potrebbe porre fine alla lotta per il controllo della città portuale di Aden e potrebbe rimediare alle divisioni emerse all’interno del fronte che combatte i ribelli Houthi in Yemen, dopo mesi di combattimento nel Sud del Paese più povero del mondo arabo e devastato da una grave guerra civile.
Alla cerimonia c’erano Mohammed bin Salman, il principe di Abu Dhabi Mohammed bin Zayed Al Nahyan e Aidarous al-Zubaidi, il capo del Southern Transitional Council, considerato vicino agli emiratini. La pace potrebbe permettere la fine di una “guerra all’interno della guerra”, situazione che si era venuta a creare ad agosto, ma i cui segnali erano visibili già a gennaio 2018. Quest’estate i separatisti del Sud, con il sostegno degli emiratini, avevano occupato l’ex capitale del Sud Aden respingendo le forze fedeli al presidente Hadi, che gode del sostegno dell’Arabia Saudita. Gli scontri tra le due fazioni avevano evidenziato una seria spaccatura all’interno del blocco anti Houthi, spaccatura che non faceva che aumentare l’instabilità dello Yemen e danneggiare il processo di pace condotto dalle Nazioni Unite. Riad e Abu Dhabi avevano mostrato differenze sostanziali nel modo in cui gestire la guerra in corso in Yemen. Da un lato, gli Emirati Arabi Uniti sono da tempo contrari alla continuazione del conflitto e sarebbero invece a favore della divisione dello Yemen in due distinte unità territoriali. Dall’altro, l’Arabia Saudita, sconfitta sul terreno, sostiene il governo del presidente Hadi agendo a difesa dell’integrità del territorio dello Yemen.
L’accrordo permette al presidente Hadi di fare ritorno ad Aden e di prospettare la formazione di un nuovo governo che includa anche le forze di opposizione, a i danni dell’espressione locale della Fratellanza Musulmana, considerata politicamente vicina al presidente Hadi. Secondo i termini del testo ottenuto da The Associated Press, i separatisti del Sud avrebbero dato il consenso a smobilitare le proprie milizie, che dovrebbero essere integrate nelle forze del presidente Hadi. I separatisti dovrebbero partecipare alle trattative, organizzate grazie alla mediazione delle Nazioni Unite, tra il governo e i ribelli Houthi sostenuti dall’Iran.
Peter Salisbury, del think tank Crisis International Group di Bruxelles, ha detto che l’accordo risolve due problemi a breve termine, se verrà seguito dai fatti. Uno di questi è allontare l’ipotesi “guerra civile dentro la guerra civile” tra i separatisti del Sud e il governo di Hadi; l’altro è che conferisce maggiore credibilità ai negoziati con i ribelli Houthi perché rafforza il fronte saudita.
«Un accordo di successo potrebbe limitare la violenza abbastanza a lungo da permettere progressi in altre aree del Paese, per esempio per il processo di de-escalation nel Nord, molto utile per arrivare alla pace in Yemen», ha affermato April Alley, vice direttore della sezione Medio Oriente e Africa dell’International Crisis Group.
Scrive l’analista Nicola Pedde Direttore Institute of Global Studies: «L’accordo raggiunto tra le due parti prevede l’ingresso dell’STC nell’esecutivo di governo presieduto da Hadi, con l’assegnazione di alcuni ministeri e una più incisiva capacità di esercizio del potere, oltre all’uscita delle forze emiratine dalla capitale – uscita peraltro già avviata in giugno e poi nuovamente ad ottobre, con la partenza via mare di un ulteriore contingente. L’Arabia Saudita ha invece parallelamente avviato, nella massima discrezione, una mediazione anche sul fronte dei ribelli Houthi, che hanno offerto una tregua il 14 ottobre, che ha permesso la settimana successiva di costituire un punto di osservazione congiunto nel porto di Hodeidah. Sembra prospettarsi – sebbene ancora in modo incerto e alquanto instabile – una possibile soluzione alla lunga crisi yemenita, capace di comporre tanto i conflittuali interessi interni alle forze governative, quanto quelli che dividono queste ultime (e la coalizione militare a guida saudita) dai ribelli Houthi nel nord del paese. L’iniziativa di questa fase negoziale è da ascriversi interamente agli Emirati Arabi Uniti, nonostante l’apparente successo sul piano formale della diplomazia saudita. È stato infatti grazie al sostegno da parte degli Emirati alle forze secessioniste meridionali dell’STC che la coalizione governativa presieduta dal presidente Hadi ha dovuto accettare non solo la prospettiva di un governo di coalizione con i separatisti ma anche e soprattutto quella di una tregua con i ribelli Houthi del Nord».
A pact between the Yemen government and southern separatists offers hope for a wider peace deal. Credit: EPA
Redazione
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