«Lina è stata una voce libera, una militante infaticabile e difenditrice delle libertà e della democrazia prima e dopo la rivoluzione. Ha lottato con coraggio e determinazione per una società più libera e giusta». Così l’ONG tunisina Al Bawsala ha reso omaggio all’autrice del celebre blog A Tunisian Girl, morta a soli 36 anni dopo una lunga malattia. Lina Ben Mhenni è stata una blogger, giornalista, attivista dei diritti umani e si è battuta a favore del diritto alla libera espressione, anche quando la salute non le redevano la vita facile. Più volte era stata definita “la voce della rivolta tunisina”. Il suo blog è diventato celebre durante la “Rivoluzione dei Gelsomini” del 2011 in Tunisia. Assistente di lingua inglese all’Università di Tunisi, ha vissuto dei mesi difficilissimi, come racconta Le Monde, a causa della malattia. Per Lina Ben Mhenni, la malattia era come una prigione ma si è mostrata combattiva fino all’ultimo. Il suo ultimo post, sulla situazione politica in Tunisia, scritto in arabo sul suo blog, è stato pubblicato il 26 gennaio, appena un giorno prima della sua scomparsa. Sul suo blog ha narrato scrivendo, fotografando e filmando armata di videocamara, la storia della Tunisia dai tempi della dittatura di Ben Ali fino a oggi. Lina Ben Mhenni ha testimoniato su Internet la deriva del regime tunisino.
“Siamo un popolo con la memoria corta”, aveva scitto domenica scorsa in merito alla situazione politica in Tunisia. Il 28 gennaio saranno celebrati per lei i funerali nazionali, così come desira la famiglia che ha chiesto la partecipazione delle forze politiche democratiche e progressiste tunisine e internazionali, in ricordo della figlia.
Considerava se stessa solo una piccola attivista per i diritti dell’uomo: “La parola militante è una parola sacra per me. Un militante è qualcuno di sacro per me. Io mi considero soltanto una piccola attivista per i diritti umani. La mia modesta esperienza mi ha fatto capire che le lacrime, la miseria, l’isolamento non sono una soluzione ai problemi. Bisogna prendere la vita a morsi, bisogna fare quello che si ama. Bisogna essere felici per poter aiutare gli altri”.
Lina Ben Mhenni c’era, ad esempio, quando il 17 dicembre 2010 il giovane disoccupato Mohamed Bouazizi decise di darsi fuoco nella piazza di Sidi Bouzid, luogo che ha segnato la fine del regime e la nascita della rivoluzione, per ribellarsi alle difficili condizioni economiche della Tunisia. Con la sua macchina fotofrafica Lina ha raccontato le pime manifestazioni di dissenso e collera dei tunisini contro il potere. Nel 2011 ha pubblicato il libro Tunisian Girl, blogueuse pour un printemps arabe, opera che descrive la sua esperienza di blogger indipendente e di attivista, sia prima che dopo la rivoluzione. Nello stesso anno venne candidata al premio Nobel per la Pace per il suo impegno a favore dei diritti fondamentali in Tunisia.
Il capo del governo tunisino, Elyes Fakhfakh, che ha ricevuto l’incarico la settimana scorsa, l’ha ricordata così: «Un’icona della mobilitazione della società civile. Per l’ex capo del governo Mehdi Jomaa «la Tunisia ha perso oggi una delle sue donne libere, una donna che è stata forte fino agli ultimi giorni».
Redazione
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