Un nuovo rapporto di Amnesty International accusa gli Stati Uniti di aver ucciso altri civili in Somalia. Secondo l’organizzazione, Africom (il Comando militare Usa in Africa) avrebbe ucciso due civili e ne avrebbe feriti altri tre, durante gli attacchi aerei diretti contro il gruppo estremista al Shabaab, di base in Somalia.
Amnesty scrive che in base alle prove raccolte, solo nel mese di febbraio, il Comando Usa in Africa (Africom) sarebbe responsabile della morte di due civili e del ferimento di altri tre a seguito di due raid aerei. “A seguito di entrambi gli attacchi, l’Africom – continua il comunicato di Amensty – ha pubblicato dei comunicati stampa in cui viene riportata l’uccisione di un “terrorista” di al-Shabaab, senza presentare la minima prova dei presunti collegamenti della vittima al gruppo armato”.
«Stiamo raccogliendo le prove e sono piuttosto schiaccianti. L’Africom non solo ha completamente fallito nella sua missione di segnalare le vittime civili in Somalia, ma sembra anche non curarsi della sorte delle numerose famiglie che ha distrutto», ha dichiarato in una nota ufficiale Deprose Muchena, direttore di Amnesty International per l’Africa orientale e meridionale.
A conferma delle proprie affermazioni, l’organizzazione ha fatto sapere di basarsi su ricerche condotte sul campo: testimonianze dei familiari, dei membri della comunità e dei colleghi delle vittime; immagini satellitari, prove fotografiche e video della scena degli attacchi e delle munizioni statunitensi utilizzate. Le informazioni raccolte non fornirebbero alcuna prova che indichi che le persone uccise o ferite negli attacchi di febbraio fossero membri di al-Shabaab o che avessero qualche tipo di coinvolgimento diretto nelle ostilità.
Il 2 febbraio, alle 20.00 circa, un’arma lanciata dall’alto, probabilmente una GBU-69/B Small Glide Munition statunitense con testata da 16 chilogrammi, avrebbe colpito la casa di una famiglia di cinque persone riunita a cena nella città di Jilib, nella regione somala della Middle Juba. Una ragazza di 18 anni sarebbe rimasta uccisa sul colpo. L’attacco ha anche ferito due sorelle minori della vittima, di 12 e 7 anni, e la loro nonna, di circa 70 anni. Il 24 febbraio, inoltre, un missile Hellfire proveniente da un altro attacco aereo statunitense avrebbe colpito una fattoria vicino al villaggio di Kumbareere, 10 chilometri a nord di Jilib, causando la morte di un uomo di 53 anni, coltivatore di banane e responsabile della sede di Jilib per Hormuud Telecom, padre di otto figli.
Se si considerano solo i primi tre mesi del 2020, sono 31 i raid aerei condotto dagli Usa in Somalia, secondo il gruppo di monitoraggio Airwars. Gli attacchi sarebbero raddoppiati rispetto al 2019, quando Africom aveva lanciato 63 attacchi nel paese.
Nel 2018 invece sono stati compiuti 47 bombardamenti militari dagli Stati Uniti in Somalia. A questa situazione va aggiunto anche il fronte interno e gli scontri ripetuti tra l’esercito federale somalo (Sna) e le milizie del Jubaland, regione semi-autonoma nel sud della Somalia situata vicino al confine con il Kenya. Secondo l’Onu, ci sarebbero almeno 56 mila persone in fuga dal conflitto.
Photo: Farah Abdi Warsameh/AP
Redazione
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