Un elicottero Chinook greco con a bordo il primo ministro Alexis Tsipras e il Capo di Stato Maggiore Evangelos Apostolakis è stato intercettato da due caccia F16 turchi, allontanati poi dall’intervento dell’aviazione di Atene.
L’elicottero greco era diretto dall’isolotto di Ro verso l’isola di Rodi, dopo aver fatto tappa sull’isola di Castelorosso nella parte sud-orientale del Mar Egeo, dove Tsipras aveva partecipato all’inaugurazione di due impianti di desalinizzazione. Dopo aver chiesto all’elicottero greco di fornire i dettagli del suo volo, i due caccia turchi sono stati affiancati da due Mirage dell’aviazione ellenica e costretti ad allontanarsi dall’area.
A Castelorosso Tsipras aveva promesso che Atene non avrebbe mai indietreggiato di fronte alle provocazioni della Turchia che rivendica parte dei proventi dei giacimenti di petrolio e gas situati in quest’area del Mar Egeo. «I nostri vicini non si comportano sempre in un modo che si addice a dei buoni vicini», inviando comunque ad Ankara «un messaggio di cooperazione e di pacifica convivenza ma anche di determinazione». Un appello al dialogo destinato adesso a naufragare dopo l’ultimo affronto ordinato dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan.
Già la settimana scorsa un Mirage 2000-5 greco era precipitato nel Mar Egeo, poco prima aveva ingaggiato un confronto con un caccia turco nel cielo sopra l’isola di Skyros. La dinamica dell’incidente è tuttora sotto investigazione.
Rapporti sempre più tesi tra Turchia e UE
Quanto accaduto nel Mar Egeo è lo specchio del rapporto sempre più deteriorato tra l’UE e la Turchia. Un rapporto che in più occasioni, anche di recente, ha visto uno Stato dell’Unione Europea venire minacciato da Ankara o indietreggiare di fronte alla sua irruenza. A fine marzo il presidente francese Emmanuel Macron è stato bersagliato da massimi esponenti del governo turco per aver calpestato uno dei nervi scoperti della Turchia, vale a dire il sostegno che buona parte della comunità internazionale riconosce al popolo curdo, “protagonista” negli ultimi anni della guerra contro lo Stato Islamico in Siria. Prima di Macron, poche settimane fa, era toccato all’Italia, costretta ad assistere praticamente in silenzio alla ritirata di una nave dell’ENI in acque cipriote, bloccata dalla marina turca in un’area in cui aveva regolare licenza di operare. Ancor prima dell’Italia era stata la volta del governo tedesco, bersagliato dal governo turco per aver impedito lo svolgimento di comizi pro Erdogan in Germania in prossimità del referendum costituzionale tenutosi in Turchia nell’aprile 2017.
Questi episodi, sommati al ricatto turco di aprire i rubinetti dei flussi migratori provenienti da Siria e Iraq in mancanza dei finanziamenti richiesti a Bruxelles, descrivono l’incapacità dell’Europa di schierarsi unita nei confronti di un attore con cui fino a pochi mesi fa erano ancora in corso i negoziati per la sua adesione all’UE.
Redazione
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