Un’esplosione causata da una «fonte esterna» si è verificata a bordo di una petroliera mentre era al largo del porto di Gedda, Arabia Saudita, domenica 13 dicembre. Lo ha dichiarato la compagnia navale proprietaria dell’imbarcazione. L’esplosione non ha causato vittime tra i 22 marinai, ma ha provocato danni ingenti alla nave. L’episodio è solo l’ultimo degli attacchi diretti alle imbarcazioni che transitano nelle acque saudite e agli impianti petroliferi del regno, impegnato nel conflitto in Yemen contro i ribelli Houthi sostenuti dall’Iran.
La BW Rhine ha spiegato che del petrolio potrebbe essersi riversato in mare dalla nave, battente bandiera di Singapore, e che i 22 marinai sono riusciti a mettersi in salvo. L’agenzia statale saudita, Saudi Press, ha riferito lunedì 14 dicembre che per il Ministro dell’Energia l’esplosione sarebbe stata causata da una barca carica di bombe. Il Ministro non ha accusato apertamente nessuno ma le autorità saudite hanno definito l’incidente “un atto di terrorismo”, segnalando che l’attacco è avvenuto a breve distanza da un altro che si è verificato il mese scorso vicino Shuqaiq, a nord di Gedda. Il 25 novembre infatti una mina è esplosa al largo delle coste saudite in prossimità dello Yemen colpendo una petroliera battente bandiera maltese di proprietà di una compagnia greca, la TMS Tankers. «L’imbarcazione è stata attaccata da una fonte sconosciuta», aveva dichiarato la compagnia.
I ribelli Houthi in passato hanno rivendicato la responsabilità di diversi attacchi diretti alle infrastrutture energetiche saudite, incluso un attacco condotto con un missile cruise che ha interessato un impianto della compagnia saudita Aramco lo scorso mese.
L’anno scorso un attacco agli impianti di Aramco nell’est dell’Arabia saudita aveva scosso il mercato mondiale del petrolio e causato nuove tensioni tra l’Arabia Saudita e il suo nemico del Golfo, l’Iran. In un primo momento, gli Houthi avevano rivendicato la responsabilità, ma in seguito Riad e Washington avevano affermato che dietro l’incidente c’era sicuramente Teheran, accusa che tuttavia l’Iran ha respinto.
Redazione
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