C’è una task force multinazionale sulle tracce del sottomarino militare argentino San Juan, sparito dai radar lo scorso 15 novembre a quattrocento chilometri dalle coste della Patagonia nell’Atlantico meridionale. Il sottomarino stava effettuando un viaggio che nell’arco di dieci giorni lo avrebbe dovuto portare dal porto di Ushuaia, all’estremo sud dell’Argentina, alla base navale di Mar del Plata, situata 400 km a sud della capitale Bueons Aires. Gli ultimi contatti risalgono al momento in cui la nave si trovava a 432 chilometri dal Golfo di San Jorge, vicino alla penisola di Valdés, nella provincia di Chubut. A bordo c’è un equipaggio di 44 persone, tra cui la trentacinquenne Eliana Krawczyk, prima ufficiale donna del Sudamerica in un sottomarino.
Chi conduce le ricerche
Al momento a partecipare alle ricerche sono 13 navi e 6 aerei, schierati oltre che dalla Difesa argentina anche da Regno Unito, Cile, Brasile, Uruguay e Stati Uniti. Questi Paesi sono stati i primi a rispondere alle richieste di aiuto del governo di Buenos Aires poiché dispongono di basi militari nelle isole dell’Atlantico meridionale (è il caso del Regno Unito nelle Falkland britanniche) o nel Polo Sud. Le condizioni climatiche in cui si effettuano le ricerche sono impervie: i venti sono fortissimi, le onde alte fino a 8 metri, si setaccia per quanto possibile una superfice di 66.000 km quadrati.
Tra gli aerei che sorvolano l’area ci sono un Orion P-3 deviato dalla NASA su questa missione dall’Antartico, e un Hercules C-130 britannico decollato dalle Falkland. Sempre il Regno Unito, che per questa emergenza ha messo da parte gli annosi dissapori con l’Argentina per il possedimento delle isole Falkland-Malvine, ha dispiegato il rompighiaccio HMS Protector, equipaggiato con sofisticate attrezzature sonar. Mentre dalla Marina degli Stati Uniti è in arrivo un altro aereo P-8A Poseidon. A lavoro c’è anche una società statunitense specializzata in comunicazioni satellitari.
Le caratteristiche del sottomarino
Il San Juan è un sottomarino di fabbricazione tedesca, costruito nel 1985. È lungo 66 metri e largo 7. Di recente era stato sottoposto a una manutenzione che gli avrebbe dovuto garantire almeno altri 20 anni di attività. All’interno della nave le riserve di ossigeno e di alimenti possono consentire al personale a bordo di vivere per almeno due settimane. Per comunicare con l’esterno il San Juan è dotato di un’antenna di superficie (che si estende per due metri oltre il livello del mare), di un telefono satellitare e di boe colorate per segnalare la sua posizione. Finora però queste attrezzature non hanno permesso di stabilire contatti con la Marina argentina.
Barlumi di speranza erano affiorati la mattina del 18 novembre, quando dall’area in cui si presume possa trovarsi il sottomarino erano stati lanciati sette tentativi di chiamate satellitari tra le 9:00 e le 15:00 della durata compresa tra i 4 e i 36 secondi. I segnali captati erano però troppo deboli per geolocalizzarne la provenienza. Il ministero della Difesa argentino non ha pertanto potuto confermare che le chiamate siano effettivamente arrivate dal San Juan. Mentre il comandante della base navale di Mar del Plata Gabriel González ha dichiarato che le ricerche sono adesso concentrate sotto il livello del mare, in quanto è ormai quasi certo che il sottomarino si sia inabissato. Il problema è capire dove. Più passa il tempo, più si riducono le speranze di salvare i 44 membri dell’equipaggio del San Juan.
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