Il 13 maggio scorso è stata pubblicata sul sito della Camera dei Deputati la relazione del Governo di Giuseppe Conte sulle esportazioni di armamenti relative al 2018. Il documento riferisce delle autorizzazioni concesse e delle consegne avvenute durante l’anno scorso. Dalla relazione emerge che la maggior parte delle armi prodotte dall’Italia viene esportata e venduta in aree del mondo a rischio, come il Medio Oriente e l’Africa, confermando però la tendenza degli anni passati. In base ai numeri, risulta che il valore delle concessioni conferite dal governo si sarebbe dimezzato. Un calo da considerarsi fisiologico rispetto agli aumenti consistenti degli ultimi anni. L’Italia continua a vendere armi a Paesi come Arabia Saudita ed Egitto.
Giorgio Beretta di Osservatorio Diritti ha posto l’attenzione su alcune questioni fondamentali. Il governo Conte segue la linea degli esecutivi che l’anno preceduto, non sembra essere cambiato nulla rispetto agli scorsi anni. Tuttavia, non ci sono indicazioni che possano suggerire un ripensamento sulla vendita in armi italiane a Paesi come l’Arabia Saudita, nonostante le intenzioni del premier Giuseppe Conte e nonostante il Movimento 5 Stelle si sia sempre dimostrato sensibile a questo tema. L’esportazione di armi ha conseguenze dirette sui conflitti e sulla sicurezza internazionale. La legge italiana, e le le norme internazionali cui l’Italia ha aderito, ne mettono in evidenza la rilevanza per le questioni di politica estera e per il rispetto dei diritti umani e del diritto umanitario. L’Italia per legge non potrebbe vendere armi a nessun Paese che abbia dichiarato guerra a un altro, se non per legittima difesa.
Per quanto concerne il numero delle licenze rilasciate, la classifica vede in ordine Qatar, Pakistan, Turchia ed Emirati Arabi Uniti, seguiti da Germania, USA, Francia, Spagna e Regno Unito. Il valore delle licenze alle esportazioni è diminuito, passando dagli oltre 10 miliardi di euro del 2017 a una cifra di poco superiore ai 5,2 miliardi di euro nel 2018. Mancano nella relazione del 2018 “mega-commesse” come quelle rilasciate di recente per gli aerei al Kuwait e le navi al Qatar. Il dato non deve portare a credere che il governo abbia osservato una maggiore prudenza e abbia quindi stabilito delle restrizioni, né andrebbe considerato che il settore stia vivendo un momento di difficoltà. Nel triennio 2015-17 il valore delle autorizzazioni era arrivato a superare i 32 miliardi di euro, in gran parte tali concessioni riguardano sistemi militari complessi (aerei, elicotteri, navi, ecc.), la cui produzione impegnerà molto le aziende militari italiane per i prossimi anni. La situazione è stata prospera anche nel 2018, anno in cui le nostre aziende di armi hanno fornito sistemi militari a più di 90 Paesi, per un valore totale di oltre 2 miliardi e 225 milioni di euro. La riduzione andrebbe attribuita al mercato: i sistemi considerati sono molto cari e i governi di solito tendono a distruibuire la spesa in un arco temporale di più anni.
Altro dato che viene fuori dall’analisi: la maggior parte delle esportazioni militari italiane è stata indirizzata a Paesi al di fuori dell’Unione europea e della Nato. A questi Paesi sono state rilasciate concessioni per quasi 3,5 miliardi di euro, un valore che rappresenta il 72,8% del totale. I Paesi verso cui sono state vendute le armi italiane si trovano in Africa settentrionale e in Medio Oriente. Verso i Paesi di questa regione sono stati esportati oltre 2,3 miliardi di euro in armamenti, vale a dire l’8% del totale delle autorizzazioni all’esportazione. Tra i maggiori acquirenti ci sono in primo luogo il Qatar, con 1,9 miliardi di euro che si riferiscono in particolare agli elicotteri NH-90. Seguono il Pakistan , con 682 milioni, la Turchia , con 362 milioni, gli Emirati Arabi Uniti, con 220 milioni, e L’India, 54 milioni.
Il caso Arabia Saudita
Nella relazione figurano tre forniture dal valore totale di 42 milioni di euro che sono attribuibili alle bombe aeree della classe MK80 prodotte dall’azienda Rwm Italia. Le forniture fanno riferimento a un’autorizzazione concessa nel 2016 dal governo Renzi per 19.675 bombe aeree, pari a oltre 411 milioni di euro, all’Arabia Saudita. Le bombe in questione sono prodotte in Sardegna dalla tedesca Rwm Italia. In base ad alcuni report, queste armi sarebbero utilizzate da Riad per i bombardamenti nel conflitto civile in Yemen, dove si combatte una guerra per procura tra Iran e Arabia Saudita e dove è in corso una crisi umanitaria molto grave.
Il caso Egitto
L’omicidio di Giulio Regeni e il carattere sempre più autoritario del governo di al Sisi non sembrano aver causato una modifica nella linea di condotta dell’Italia. All’Egitto di al Sisi sono state autorizzate nel 2018 sei nuove esportazioni di sistemi militari il cui valore è superiore ai 69 milioni di euro. Per via delle licenze concesse negli anni scorsi, nel 2018 ci sono state 61 esportazioni di sistemi militari verso il Cairo da oltre 31 milioni di euro. La relazione non dà informazioni dettagliate relative alle esportazioni, ma in base al documento nel 2018 sono arrivate in Egitto «armi e armi automatiche di calibro uguale o inferiore a 12,7 mm.», di «bombe, siluri, razzi, missili ed accessori, apparecchiature per la direzione del tiro, apparecchiature elettroniche» e «software». Armi che potrebbero essere impiegate contro i dissidenti politici e gli oppositori interni.
La Rete Italiana per il Disarmo ha rinnovato anche al Governo guidato da Conte l’invito a migliorare gli standard di trasparenza sui dati relativi all’export militare in quanto la modalità attuale di pubblicazione impedirebbe che Parlamento ed opinione pubblica possano esercitare un effettivo controllo su questa materia.
Foto di copertina: elicotteri NH-90, fonte: Leonardo
Redazione
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