«La mia preferenza è per elezioni anticipate a settembre, se possibile all’inizio del mese», ha detto il Capo dello Stato Van der Bellen dopo lo scandalo che in Austria ha costretto il leader del partito di estrema destra FPÖ Heinz-Christian Strache a dimettersi dalla carica di vice cancelliere. Il cancelliere e capo dei popolari Sebastian Kurz aveva proposto di andare al voto a settembre dopo la diffusione del video in cui il suo vice Strache viene ritratto mentre promette appalti in cambio di denaro. La procedura prevede che Van der Bellen abbia colloqui con i leader degli altri partiti, prima che nelle prossime settimane sia decisa una data per tornare al voto. Per Kurz, le elezioni anticipate non sono “allettanti, ma necessarie”. Il cancelliere ha detto che tenterà di capire chi ci sia dietro alla registrazione del video girato con una telecamera nascosta in una villa a Ibiza prima delle elezioni del 2017 e diffuso venerdì 18 maggio sera, video che ha travolto Strache e il suo partito. Strache ha anche lasciato la guida dell’FPÖ, di cui era leader dal 2005. Kurz ha aggiunto che il video dello scandalo costuirebbe un abuso di potere, mentre Strache ha negato di aver agito contro la legge e si è dichiarato vittima di un attacco politico. Van der Bellen e Kurz non hanno ancora annunciato chi sarà a sostituire Strache fino alle nuove elezioni e non hanno neanche chiarito se gli altri ministri dell’FPÖ potranno o meno conservare l’incarico. L’articolo de La Stampa ripercorre la vicenda:
Il popolare 32enne era in piena campagna elettorale per tirare la volata al suo partito all’Europarlamento, quando in casa qualcuno ha premuto il grilletto della crisi. Un video, diffuso dal quotidiano tedesco «Süddeutsche Zeitung» e dal settimanale «Der Spiegel», mostra il suo alleato di coalizione, Heinz-Christian Strache, leader dell’ultradestra nazionalista, mentre propone in una villa a Ibiza alla nipote di un sedicente oligarca russo di finanziare l’Fpö in cambio di appalti truccati nel settore delle autostrade in Austria. E ancora, di aiutarla nell’acquisto del più diffuso giornale austriaco, la «Kronen Zeitung» (700 mila copie al giorno, fino a 2,5 milioni di lettori nel weekend, un numero impressionante, se si pensa che l’Austria è un Paese da 8,7 milioni di abitanti), per «costruire» insieme a lei «un paesaggio mediatico simile a quello di Orban» in Ungheria. «Se hai quel giornale controlli tutto e puoi aprirti altri campi», dice il vicecancelliere e ministro dello Sport, che ieri mattina si è dimesso, travolto dallo scandalo.
Le promesse e i favori
Nulla sembra impossibile il 24 luglio 2017, tra fiumi di vodka (lo stesso ex ministro ha ammesso che «è circolato parecchio alcol, mi sono comportato da adolescente, ho fatto il macho», dice), nel cottage sulla collina di Ibiza. Dove Aljona Makarowa – questo il nome della giovane pseudo amica di Putin, che aveva mostrato anche un passaporto lettone – prometteva di volersi trasferire a Vienna con la famiglia, e di voler investire 250 milioni di euro per sostenere la campagna di Strache. Soldi, però, che la donna dice «non possono restare in banca». Fondi neri, che Strache dimostra di accettare senza problemi. Anzi, offre anche una soluzione per riceverli, aggirando le regole dei finanziamenti ai partiti e non dichiarando nulla alla Corte dei Conti. «Ci sono pochi ricchi, come Gaston Glock (il celebre produttore di pistole, ndr), Heidi Horten (ereditiera dei grandi magazzini, ndr) e la società di gioco d’azzardo Novomatic» disposti, a suo dire, a finanziarlo tramite un’organizzazione senza scopo di lucro. Così, ben foraggiati per la campagna elettorale, e con un giornale in mano («ne licenziamo tre o quattro, i giornalisti sono le peggiori puttane del mondo»), l’allora candidato dell’estrema destra, che stava risollevando un partito preso nel 2005 al 4%, pensava di poter volare al «34%».
Il successo annunciato
È il 2017. Cinque mesi dopo i colloqui compromettenti di Ibiza, ripresi da telecamere nascoste e diffusi solo venerdì scorso, l’Fpö di Strache raggiunge alle urne lo strepitoso successo del 26%. A dicembre, Strache e Kurz firmano l’alleanza di governo che li ha portati fino a qui, diventando il primo modello di successo di coalizione tra estrema destra e popolari. «Con noi l’Austria ha ottenuto il pareggio di bilancio dopo 60 anni – ha tuonato Strache ieri, prima di dimettersi -, abbiamo azzerato l’immigrazione illegale». Parole che suonavano quasi vuote, però, alla luce delle immagini diffuse su tutti i media del mondo, che lo incastrano mentre parla con disinvoltura di appalti truccati e accordi che hanno il sapore delle tangenti. «Sono stato vittima di un assassinio politico, questa è opera dei servizi segreti», ha dichiarato il vicecancelliere, visibilmente in difficoltà. Insieme a lui, si è dimesso anche il segretario dell’ultradestra, Johann Gudenus, l’organizzatore della serata elegante ad Ibiza, l’uomo dei contatti con i russi.
«Sapevo che un’alleanza con l’Fpö avrebbe incontrato resistenze – ha affermato ieri sera il cancelliere Kurz nella stringata conferenza stampa -, ma sono stati gli unici disponibili ad un governo». Poi, lo sfogo: «I cittadini hanno votato il cambiamento. Ci sono state molte situazioni in cui ho avuto difficoltà a deglutire quel che succedeva nel mio governo». Ora, «basta». Intanto, sulla Ballhausplatz a Vienna, davanti ai palazzi del potere, si radunavano 15 mila persone, per protestare contro il governo e chieder nuove elezioni. La scelta di Kurz non sarà di tentare una coalizione con i socialdemocratici (Spö), ma di tornare al voto, «per avere un chiaro mandato dagli elettori». A dare manforte all’alleato popolare è stata anche la cancelliera tedesca Angela Merkel, che da Zagabria ha esortato i leader europei «a opporsi» ai politici di estrema destra «in vendita».
Di Letizia Tortello, pubblicato su La Stampa
Photo: Sebastian Kurz, Twitter
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