Mercoledì mattina, 11 novembre, all’età di 84 anni, è morto lo sceicco Khalifa bin Salman Al Khalifa, primo e unico capo di governo che il Bahrain abbia mai avuto. Con un totale di 50 anni e 296 giorni al potere, deteneva il record di primo ministro più longevo al mondo.
A dare la notizia è stata la famiglia reale: «Per ordine di Sua Maestà il re Hamad bin Isa Al Khalifa, la Casa Reale piange Sua Altezza Reale il principe Khalifa bin Salman Al Khalifa, il primo ministro, deceduto questa mattina al Mayo Clinic Hospital negli Stati Uniti d’America». È stata annunciata una settimana di lutto nazionale, le bandiere saranno tenute a mezz’asta e verranno sospesi i lavori in ogni dipartimento del governo per un totale di tre giorni a partire da giovedì 12 novembre. La cerimonia di sepoltura si terrà, dopo l’arrivo della salma, nella capitale Manama e sarà limitata ad un ristretto numero di affetti.
Khalifa nel corso della carriera ha ricoperto vari incarichi, dalla presidenza del Consiglio dell’Istruzione negli anni ‘50, alla direzione del Dipartimento delle finanze negli anni ‘60, più di un ruolo fondamentale all’interno del Consiglio di Stato nel corso degli anni ’70, nonché altri incarichi istituzionali di minore rilievo. Era il secondo figlio dell’ex sceicco Salman bin Hamad Al Khalifa e zio paterno dell’attuale re Hamad bin Isa Al Khalifa. Nominato premier nel 1971 dal fratello maggiore Isa bin Salman Al Khalifa, all’epoca Hakim del Bahrein, a seguito dell’indipendenza dalla Gran Bretagna ottenuta l’anno precedente, era stato posto al comando del governo e dell’economia del Bahrain. Al sovrano rimase principalmente la gestione delle questioni diplomatiche e cerimoniali.
Da sempre sostenitore della linea dura, soprattutto nei confronti degli sciiti, ha avuto un ruolo fondamentale anche per tutta la durata delle insorgenze della Primavera Araba a partire dal 2011, quando dalle piazze è arrivata la richiesta di mettere fine a molti regimi autoritari, tra cui quello del piccolo regno insulare. La risposta del governo è stata una sistematica repressione. La maggioranza della popolazione bahrenita è sciita, la comunità sunnita si trova in minoranza ma ha dalla propria parte la famiglia reale, che ha sempre cercato di ampliarla tramite migrazioni controllate.
Il primo ministro, confermando l’importanza dei suoi legami con la dinastia al comando dell’Arabia Saudita, è riuscito a mantenere il potere con continuità e a sopravvivere alle richieste di dimissioni, ripulendosi dai molteplici scandali di corruzione cui era stato sottoposto. Dal 2015, a seguito di vari problemi di salute, la rilevanza politica del capo dell’esecutivo aveva però già iniziato a scemare. Sappiamo è che si è sottoposto a delle visite nel Sudest asiatico e che a partire dal novembre 2019 si era trovato per mesi in Germania per alcuni trattamenti clinici.
A succedergli sarà il principe ereditario Salman bin Hamad bin Isa Al Khalifa, figlio del re Hamad. Salman ha studiato Scienze Politiche a Washington e a Cambridge e, dopo varie esperienze istituzionali, è diventato principe ereditario quando suo padre salì al trono nel 1999. Da sempre desideroso di attuare riforme economiche e politiche, fino ad oggi ha dovuto giocare a braccio di ferro con Khalifa, che vantava legami troppo forti all’interno della comunità imprenditoriale ed esprimeva idee diverse dalle sue in ambito economico.
Nonostante la incapacità di offrire un reale compromesso politico a seguito delle proteste del 2011, nel 2013 ha riconquistato la sua influenza in ambito economico con la nomina a vice primo ministro. I suoi stretti rapporti con la leadership degli Emirati Arabi Uniti hanno portato al regno, negli scorsi anni, aiuti ingenti allo sviluppo e hanno inoltre condotto a una generale diminuzione dell’influenza politica dei movimenti religiosi, tra cui la Fratellanza Musulmana.
Sta avanzando oggi una nuova generazione Khalifa che si divide fra il cosiddetto riformismo di Salman e il populismo del giovane fratello Nasser bin Hamad Al Khalifa, comandante della guardia reale e dallo scorso anno consigliere per la sicurezza nazionale tristemente noto anche come il “principe della tortura”. Nasser è appassionato di ciclismo ed è anche il presidente del Comitato Olimpico del Bahrain, posizione che, assieme all’attività sui social, rimarca la vicinanza alle questioni riguardanti i giovani.
Da tenere d’occhio durante questo cambio generazionale è anche l’avanzata del ramo degli Al Khawalid, i discendenti di Khaled, fratello dell’emiro di inizio secolo scorso Isa, con i quali il principe Nasser condivide gran parte delle sue posizioni nell’ambito della sicurezza. Dal 2011, vedono costantemente crescere la loro influenza, di pari passo con l’aumento della rivalità con l’Iran.
Chiara Pretto
Nata in provincia di Vicenza nel 1994. Laureata al Dams di Bologna con una tesi sulla semiotica del potere, si interessa prevalentemente di Nord America e Medio Oriente. Ha lavorato per un po' in Israele.
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