Ma chi era il Diavolo? Più un princìpio che una persona fisica, la cui funzione non si esauriva in un solo nome. Era colui che, da Mosca, autorizzava il fiume di denaro destinato ai «partiti fratelli» sotto forma di: dollari, rubli, gioielli, protezioni, affari, ricatti, tangenti, complotti, attrezzature e azioni militari segrete. Principali beneficiari di ciò, dall’inizio e fino al crollo dell’Urss, i più forti partiti comunisti dell’Occidente, e dunque il Partito comunista italiano e quello francese, che ricevevano, sollecitavano e mettevano a frutto gli aiuti sovietici.
Un primato che entrambi hanno mantenuto anche quando hanno deciso di confondere le carte, dando vita al fenomeno del cosiddetto «eurocomunismo», su cui Berlinguer avrebbe quasi ragione di vantare il copyright.
Tutto ciò accadeva, e sarebbe continuato ad accadere, almeno per quarant’anni: dal 1950 al 1991, e dunque nel preciso momento in cui Guttuso posava il pennello e i colori de I funerali di Togliatti erano freschi sulla tela. Il denaro del Diavolo propiziava ovunque nel mondo l’ascesa di nuovi capi e la sparizione dei loro avversari; la creazione di alleanze planetarie e le scissioni rovinose; l’organizzazione di simposi solenni e la nascita di formazioni militari coperte; il finanziamento di campagne elettorali e propagandistiche; il lancio d’iniziative strategiche ispirate da Mosca; la corruzione di funzionari grandi e piccoli; la celebrazione di trionfi e funerali in onore dei capi.
Tratto dal libro
Berlinguer e il diavolo
di Francesco Bigazzi e Dario Fertilio
Redazione
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