Tra le strade inesplorate della Thailandia a bordo di pick-up scassati o dentro a vecchie Mercedes con i miliziani palestinesi nel sud del Libano. Nella giungla della Birmania Orientale al seguito della guerriglia Karen, o con i ribelli musulmani nell’isola filippina di Mindanao. Nei sobborghi di Belfast insieme a ex combattenti dell’Ira tra pinte di Guinness e racconti pirotecnici. O nelle trincee in prima linea del Donbass, nella giornata di paga per i soldati filorussi, tra fiumi di vodka, maiale fritto e un diluvio di proiettili. Con una jihadista mancata nella Bruxelles capitale d’Europa. O con un missionario coraggioso che da quarant’anni convive tra il radicalismo e soldati corrotti.
Queste – e tante altre – sono le storie in cui il reporter Fabio Polese ci fa immergere su Borderline. Storie dai confini del mondo (Eclettica Edizioni), da poco uscito in libreria. Per gentile concessione della casa editrice, pubblichiamo alcuni stralci del libro.
MERCEDES E PISTOLE – LIBANO 2013
Siamo arrivati a Sidone. Il mio autista all’improvviso si ferma davanti a un bar. Mi dice di scendere ed aspettare. Un’altra macchina verrà più tardi a prendermi. Neanche il tempo di salutarlo e la Mercedes è già sgommata via. Ordino un caffè e mi siedo pazientemente a uno dei tavoli fuori dal locale. Dopo circa mezzora arriva un’altra Mercedes, sempre nera. Questa volta sono in due. Mi fanno cenno di salire. Appena entro una pistola è ben visibile sul poggia braccio dell’autista. «Dacci il passaporto che bisogna fare dei controlli». (…) «Stiamo cercando di risolvere i problemi del campo in molti modi», racconta Mounir Maqdah, il leader dei miliziani vicini da al Fatah, senza mai posare la propria arma. «Qua siamo bravi a maneggiarle», mi dice sorridendo.
LA FESTA DELLA RIVOLUZIONE INFINITA – BIRMANIA 2015
Pah Bo è l’autista, con i denti rossi per la noce di betel che continua a masticare e il viso pulito che non sembra esser quello di un combattente. «Domani ricordiamo l’inizio della nostra guerra per la libertà», dice sorridendo in perfetto inglese, mentre il cambio della marcia entra a fatica emettendo degli inquietanti rumori. (…) L’entrata nei territori controllati dal popolo Karen può avvenire solo illegalmente. Non è infatti possibile raggiungerli passando per le frontiere ufficiali e richiedendo un semplice visto. Il rischio per chi, contravvenendo a questo divieto, viene fermato dalla polizia thailandese, è quello dell’arresto immediato. Ben più pericoloso sarebbe se ad individuare i contravventori fossero le truppe armate di Rangoon. «A quel punto – continua ridendo il giovane combattente dai denti rossi – non sarebbe tanto semplice uscirne».
QUI NON PUOI FUMARE – FILIPPINE 2016
Sono le quattro del mattino. È ancora buio quando parto alla volta di Cotabato, nella provincia di Maguindanao. Da Zamboanga, dove mi trovo, sono 460 chilometri. Ma per arrivarci non bastano dieci ore di viaggio. «La strada che dobbiamo percorrere non è il massimo», mi avvisano i miei accompagnatori. (…) «Dobbiamo passare in alcune zone controllate dai fondamentalisti islamici». Ma non ho scelta. Non ci sono altri modi per arrivare nell’area di Cotabato, dove si trova il quartier generale del Moro Islamic Liberation Front (Milf), la guerriglia musulmana più numerosa. (…) Il caldo è soffocante, appena trovo un po’ di ombra mi fermo. Tiro fuori dalla tasca della camicia sudata il pacchetto di sigarette, ne sfilo una e quando sto per accenderla, il responsabile del Milf che mi accompagna mi guarda e esclama: «Mister Fabio, qui non si può fumare. È contro la sharia!».
BORDELLI E BABA – BANGLADESH 2016
Siamo in viaggio insieme al nostro fixer Rafiqul che ha organizzato tutto per noi. «Dunque possiamo entrare?», chiediamo. «Tutto a posto, ho parlato con un mio amico in città e ci aspetta all’arrivo», risponde. (…) Arriviamo a Kandapara, quartiere a luci rosse di Tangail. Una città nella città, fatta di baracche dove circa ottocento ragazze, tra droga e povertà, si vendono al miglior offerente. (…) «Sono nata qui e mi prostituisco da sette anni». Si chiama Eti, classe 1994. Ha iniziato quando aveva appena 15 anni. Lo racconta come se fosse normale. Sua madre è accanto a lei e non si scompone neanche quando la figlia ammette di far uso di droga. Gli stupefacenti qui dentro sono la normalità. Quello più usato lo chiamano Baba. È la Yaba, un derivato delle metanfetamine, conosciuta come «la droga che fa impazzire».
VODKA E PROIETTILI – DONBASS 2017
Sergey appena mi vede, per darmi il benvenuto, tira fuori un bottiglione di vodka. «Fabio, vieni qua. Hai già assaggiato la nostra vodka?», dice mentre ne versa un bicchiere e me lo avvicina alla mano. Intanto la moglie Viktoria e la figlia iniziano a friggere il maiale. (…) Scopro poco dopo che è la giornata di paga per i soldati e che, per questo, oggi scorrerà tanta vodka tra le gole assetate di chi può permettersi una pausa dalla trincee. (…) Un ragazzo prende in mano un Rpg e spara dei razzi anticarro contro le postazioni di Kiev che stanno a poche centinaia di metri. Così inizia un nuovo giorno di combattimenti, di sangue, morti e feriti. Un altro miliziano sbuca con la testa fuori dalla fossa e scarica un caricatore di Ak47. Gli ucraini rispondono.
SOUVENIR MADE IN USA– LAOS 2019
Dopo una nottata passata in pullman, dodici lunghe e scomode ore che attraversano l’est del «Paese dei sorrisi», arrivo al border. I soliti controlli e sono a Vientiane. (…) Il procedimento doveva essere veloce. Ti presenti con una fotocopia del passaporto, due fototessere, circa trenta euro e il giorno successivo torni a prendere il visto pronto. Ma ovviamente, non è andata così. (…) Però siamo in Asia e qui, ad ogni problema, c’è una soluzione. A pagamento, ovviamente. «Se hai fretta posso prenotarti io e farti avere l’appuntamento per venerdì mattina…». Siamo a lunedì, meglio aspettare cinque giorni che tre settimane. Mi accordo e faccio fare la prenotazione. Ora però che fare? Come impegnare questi giorni di attesa? (…) Non ci metto molto e la mattina successiva sono al Centro Riabilitazione Nazionale.
Redazione
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