Il presidente turco Erdogan ha annunciato di aver catturato in Siria una delle mogli del defunto ex-leader dello Stato Islamico (IS) al-Baghdadi e di altri suoi parenti. Erdogan durante una cerimonia per il 70° anniversario della fondazione della facoltà di teologia dell’Università di Ankara ha anche criticato gli USA di aver fatto propaganda mediatica, ma a farla era lui stesso. Ma oltre la propaganda l’IS sopravvive.
Solo propaganda mediatica?
Durante la cerimonia per il 70° anniversario della fondazione della facoltà di teologia della facoltà di teologia dell’Università di Ankara, il presidente turco ha annunciato la cattura della moglie, della sorella e del cognato dell’ex leader del califfato in Siria. Erdogan ha anche affermato: «Gli Stati Uniti hanno raccontato che al-Baghdadi si è ucciso in un tunnel. A tale riguardo hanno avviato una campagna mediatica […] Ma io lo sto annunciando qui per la prima volta, abbiamo catturato sua moglie e non abbiamo fatto tante storie come loro. Allo stesso modo, abbiamo anche catturato sua sorella e suo cognato in Siria». Erdogan ha quindi accusato gli USA di fare propaganda sfruttando le recenti operazioni di controterrorismo che hanno condotto all’uccisione del leader dell’IS e del suo portavoce. Ma, essenzialmente, anche lui ha fatto propaganda mediatica, probabilmente per difendere il suo paese e l’intelligence turco dalle recenti accuse in merito al fatto che non potevano non sapere che al-Baghdadi e la famiglia si trovassero molto vicini al confine turco e in un’area con una forte presenza di milizie filo-turche, sostenute dal governo di Ankara.
Il 5 novembre le autorità turche avevano già annunciato la cattura della sorella dell’ex califfo Rasmiya Awad, 65 anni, durante un’operazione nel Nord-Ovest della Siria. La donna viveva in una roulotte nei pressi della città di Azaz, nella provincia siriana di Aleppo, con il marito, la nuora e 5 bambini. La Turchia ha immediatamente sottolineato che l’arresto rappresentava un grande successo nella lotta al terrorismo condotta da Ankara, anche per aver ottenuto così informazioni imporanti sulle operazioni dell’IS. Il giorno successivo Erdogan ha annunciato un secondo arresto: quello di una delle quattro mogli di al-Baghdadi di cui però non è stata ancora rivelata l’identità. Uno dei funzionari turchi coinvolti nell’operazione ha affermato che la donna arrestata è Asma Fawzi Muhammad al-Qubaysi, la prima moglie di al Baghdadi, e che l’operazione è avvenuta il 2 giugno 2018 quando la polizia turca catturò un gruppo di 11 sospettati dello Stato islamico nella provincia turca di Hatay.
Oltre la propaganda, il califfato sopravvive e si espande
Nonostante la morte del suo leader e gli arresti di parenti e affiliati, l’organizzazione transnazionale non viene intaccata. La Shura consultiva ha subito eletto un nuovo portavoce e un nuovo califfo. Il gruppo resiste in alcune parti della Siria e dell’Iraq, e continua a crescere ed espandersi con le numerose Wilayat “province” in tutto il mondo, dall’Africa all’Asia. In questi giorni, i canali mediatici dello Stato Islamico, stanno pubblicando foto e video delle Wilayat che giurano fedeltà al nuovo leader dell’organizzazione e promettono vendetta. Numerosi attacchi violenti e sanguinari sono stati condotti nel Sahel e in Afghanistan. Anche se non controllerà mai tanto territorio, come avvenuto tra 2014 e il 2018, lo Stato Islamico rimarrà sempre una minaccia costante, sia nelle aree dove opera effettivamente, sia per l’Europa e gli USA. Tutto questo grazie ai suoi seguaci reclutati dalle potenti reti mediatiche o tramite i social network, grazie anche alle condizioni che hanno permesso all’IS di sorgere ed espandersi: governi corrotti, settari e inefficaci, povertà, sofferenze, discriminazioni, mancanza di opportunità lavorative.
Tre fattori contribuiscono alla resilienza di un gruppo terrorista: il suo grado di burocrazia, la capacità di procurarsi risorse nelle aree dove opera e lo zelo ideologico di leader e militanti. Tutte e tre queste caratteristiche sono parte integrante dell’IS e hanno permesso all’organizzazione di non dipendere esclusivamente da un singolo leader. Presidenti e politici fanno propaganda mediatica, spesso a fini elettorali, ma lo Stato Islamico non solo non è sconfitto, ma non appare scalfita la sua forza propagandistica, mediatica e di controllo delle “provincie”. L’IS sopravvive e colpirà, ancora.
Foto: la sorella di Al Baghdadi catturata in Siria
Daniele Garofalo
Nato a Salerno, classe 1988, si è specializzato in Storia e dottrine Politiche all'Università di Napoli Federico II. Ricercatore ed analista in materia di Terrorismo Islamista e Geopolitica. Autore del libro “Medio Oriente Insanguinato” (Edizioni Enigma, 2020).
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