Nei giorni scorsi le autorità ucraine avevano assicurato che i roghi intorno a Chernobyl fossero quasi estinti, negando ogni possibilità di rischio di radioattività e di nubi tossiche. A repentaglio la salute delle persone
I timori erano fondati, gli incendi intorno all’area di alienazione di Chernobyl continuano e non sembrano destinati a spegnersi. In data 14 Aprile, si parlava del contenimento delle fiamme e della loro prossima estinzione. Le immagini offerte però dall’Esa e dalla Nasa mostrano il contrario: gli incendi stanno ancora divampando nell’area, con il rischio di un eventuale avvicinamento ai siti nucleari. Tramite le immagini satellitari, infatti, è possibile notare come le aree di interesse siano evidenziate in rosso, per via dei termorilevatori di cui sono equipaggiati i satelliti.
Il campanello d’allarme è stato lanciato da Greenpeace Russia, che ha segnalato i fuochi tramite un post Facebook. Secondo la Ong, le fiamme hanno ripreso vigore durante la notte del 16 Aprile, intensificandosi nell’area circostante a Chernobyl ed espandendosi per 40mila ettari di terra. Il 15 Aprile era stata diramata la notizia del contenimento delle fiamme e della distruzione di 20mila ettari. Confrontando i dati di Greenpeace con quelli della Nasa, capiamo la ragione della ripartenza dei fuochi. Come segnala la Nasa, giovedì 16 aprile sono nati nuovi incendi che si sono diffusi rapidamente a causa del forte vento. I dati trasmessi dai satelliti riferiscono anche grossi banchi di fumo grigio scuro che hanno percorso più di 757 km.
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Dello spostamento di nuvole tossiche possiamo essere certi. Già a partire dai primi incendi scoppiati il 4 Aprile, le fiamme avevano generate ceneri potenzialmente radioattive e disperdibili nell’aria. Giovedì scorso nella capitale è stata registrata la peggiore qualità dell’aria al mondo, con un valore di 380, che stacca notevolmente la seconda città classificata, Shenyang, ferma solo 180. Le previsioni meteorologiche non giocano a favore della capitale ucraina. La settimana sarà caratterizzata dall’assenza di piogge, che non aiuteranno il processo di estinzione dei roghi, come peraltro già accaduto, e dalla presenza di forti venti in direzione di Kiev. Se le correnti non cambieranno direzione, andando però così a danneggiare le città russe, allora potrebbe aumentare il rischio di fallout radioattivo nei pressi dell’area di Kiev. I pulviscoli potrebbero concentrarsi nell’alta atmosfera dell’area di Chernobyl, per poi spostarsi grazie alle correnti e cadere nel territorio della capitale.
Kiev non è però l’unica. Nella lontana Norvegia sono stati registrati livelli sopra la norma, seppur minimi, di Cesio 127. La rilevazione di questi dati conferma sempre di più la possibilità di un fallout radioattivo, negando così narrazione del governo ucraino. In Norvegia, ci sono sei stazioni di filtraggio dell’aria. Quella di Svanhovd nella valle di Pasvik è l’unica in cui è stato registrato il Cesio 137. Anche se a più di 2.000 chilometri a nord di Chernobyl, il vento potrebbe essere la causa delle rilevazioni radioattive nella valle di Pasvik, emesse dagli alberi in fiamme. Come però testimoniano le autorità norvegesi per le radiazioni e la sicurezza nucleare, i livelli rilevati nella zona norvegese non mettono a repentaglio le vite umane.
Oltre allo sforzo dei pompieri a livello locale e il fondo di aiuto mandato dalla Germania, l’incendio è stato seguito dal silenzio ucraino. Di fatto, la Germania ha inviato più di 200.000 sterline di aiuti per aiutare il paese a prevenire una totale calamità intorno alla zona di esclusione di Chernobyl. Ma nel frattempo il governo ucraino si limita ad informare i paesi confinanti della normalità della situazione, negando la possibilità di attività radioattiva intorno all’area, come avvenuto per la Bielorussia.
Il silenzio è stato rotto nella mattinata del 22 aprile da un’agenzia di stampa ucraina. L’agenzia ha segnalato che le squadre del Servizio di emergenza statale stanno assistendo l’Agenzia di Stato dell’Ucraina nella gestione delle zone di esclusione e nella lotta contro gli incendi nelle aree forestali di Lubyanske, Paryshivske, Dytiatkivske e Denysovytske. Il maggior sforzo si concentra su tre punti, ovvero il villaggio di Rozsokha, il villaggio di Kryva Hora, e il villaggio Rudky – Buryakivka, dove ceppi d’alberi, avanzi di legno e torbiere stanno bruciando nelle zone colpite da incendi.
Al momento questi sono gli ultimi aggiornamenti disponibili sugli incendi di Chernobyl, che lasciano capire quanto si sia ancora lontano il contenimento delle fiamme. Questa situazione risulta ancora più grave se si considera che incendi stagionali si verificano regolarmente nell’area di Chernobyl, seppur in dimensioni molto minori, e che quindi le autorità del luogo sono spesso soggette e anche preparate a questo genere di situazioni. Dunque, è lecito chiedersi come abbia intenzione di intervenire il governo ucraino di fronte al più grande incendio dopo l’incidente del 1986, anche se le informazioni governative a riguardo continuano a scarseggiare.
FOTO: NASA
Luca Mazzacane
Nato a Pavia nel 1994, Dr. in Lingue e Culture Moderne presso Università di Pavia (BA), Dr. in Global Studies presso LUISS Roma, diplomato in Analisi del rischio politico presso l’Istituto Affari Internazionali di Roma; diplomato in Multimedia Journalism presso Deutsche Welle, a Berlino, tirocinante presso Formiche Edizioni. Appassionato di geopolitica, specialmente del mondo Est europeo. Parla fluentemente francese, inglese, russo e spagnolo.
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